Impegno sociale

L’ingegnere divenuto filantropo, storia di un maestro silenzioso

Quella di Giovanni Cottino è la storia di un ingegnere che ha saputo tenere insieme imprenditorialità e solidarietà e che oggi può indicare una rotta a decisori pubblici e privati per costruire il bene comune. La Fondazione che porta il suo nome ha promosso a Torino un convegno per riflettere su cosa significhi coniugare libertà individuale, responsabilità imprenditoriale, innovazione e benessere diffuso

di Daria Capitani

Dopo una lunga esperienza da leader globale nella cosiddetta “industria del bianco”, ha saputo far coesistere profitto e impegno sociale, creando una Fondazione in grado di restituire al territorio ciò che di meglio aveva ricevuto nella sua vita. Quella di Giovanni Cottino è la storia di un ingegnere divenuto filantropo che ha tenuto insieme imprenditorialità e solidarietà e che può indicare una rotta convincente a decisori pubblici e privati per costruire il bene comune. È ora disponibile in un libro multimediale, Maestri silenziosi, scritto dal giornalista Francesco Antonioli ed edito da Guerini, da cui è stato tratto anche un docufilm: è stato presentato venerdì pomeriggio alle Ogr di Torino in un evento intitolato “Impactwise 2025 – Maestri silenziosi”, voluto e organizzato dalla Fondazione Giovanni e Annamaria Cottino.

Un momento dell’incontro di venerdì scorso alle Ogr di Torino. Da sinistra, Nicola Saldutti, Guido Saracco, Anna Maria Poggi, Guido Giubergia, Deirdre McCloskey, Alberto Mingardi e Alberto Marchetti.

L’esempio dell’ingegner Cottino come punto di partenza per stimolare il confronto e la riflessione su cosa significhi nel mondo di oggi coniugare la libertà individuale, la responsabilità imprenditoriale, l’innovazione e il benessere diffuso. Che cosa ci comunica una figura di spicco della Torino industriale dagli anni ’70 agli anni ’90 del secolo scorso? La nipote dell’ingegnere, Cristina Di Bari è oggi alla guida della Fondazione nata nel 2002: «Mio zio non avrebbe apprezzato un evento celebrativo né commemorativo alla sua persona e alla sua vita», spiega, «ma avrebbe senz’altro partecipato con grande interesse a questo appuntamento, in cui abbiamo riunito imprenditori, pensatori, economisti e soprattutto giovani per riflettere, partendo dalla sua esperienza di imprenditore illuminato e uomo fortunato, come lui stesso amava definirsi, sulle sfide che ci impongono l’economia, le scelte politiche, le emergenze ambientali e il futuro delle nuove generazioni».

Tanti gli studenti che hanno partecipato all’incontro, provenienti non soltanto dagli atenei torinesi ma anche dalla Cattolica, dall’Alta Scuola Politecnica e dalla Istud Business School di Milano: sono intervenuti l’economista statunitense Deirdre McCloskey, titolare della Cattedra Isaiah Berlin presso il Cato Institute a Washington DC, Anna Maria Poggi, presidente Fondazione Crt, Guido Giubergia, presidente di Banca Ersel e della Fondazione Paideia, Alberto Mingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni, l’imprenditore Alberto Marchetti e il professor Guido Saracco, curatore della Biennale Tecnologia.

Le fotografie sono dell’ufficio stampa di Fondazione Cottino

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