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L’inferno dei centri di detenzione per migranti a Tripoli
Malattie, malnutrizione e sovraffollamento. Sono condizioni di detenzione disumane quelle a cui sono costretti i migranti in Libia, secondo Medici Senza Frontiere che, da gennaio, nei sette centri di Tripoli ha effettuato oltre 4mila visite
di Redazione
Sono circa 1300 i migranti che, dall’inizio dell’anno, MSF ha visitato nei sette diversi centri di detenzione sotto il controllo dell’Autorità per la Lotta all’Immigrazione Clandestina a Tripoli. Tra le patologie più diffuse, malattie della pelle, diarrea, infezioni del tratto respiratorio e del tratto urinario. Tutte malattie prevenibili, così come prevenibile sarebbe la malnutrizione, e tutte una diretta conseguenza delle condizioni di detenzione che, secondo MSF, non corrispondono a nessuno standard nazionale, regionale o internazionale, dalla malnutrizione al sovraffollamento fino a traumi risultati dalla violenza.
Nei primi tre mesi del 2017, vi sono state interruzioni nella distribuzione di cibo in due centri di detenzione e i detenuti sono rimasti per giorni senza cibo. A gennaio erano 13 i pazienti affetti da malnutrizione acuta in cura nel programma di nutrizione terapeutica di MSF, a febbraio 19 e a marzo 20. Il cibo distribuito nei centri di detenzione è spesso insufficiente sia in quantità sia in qualità.
Il numero dei detenuti in ciascun centro cambia in modo significativo. Senza un sistema legale vigente in Libia, le persone sono detenute arbitrariamente e resta poco chiaro il funzionamento del sistema di detenzione.
Le persone compaiono da un giorno all’altro dopo essere state intercettate in mare dalla Guardia Costiera libica, arrestate in strada, radunate in blitz notturni, o portate in carcere da singole persone. I detenuti vengono improvvisamente rilasciati durante la notte o trasferiti in altro luogo imprecisato. Rinchiudere un ampio numero di persone in spazi piccoli causa dolori muscoloscheletrici e la trasmissione di malattie e infezioni, come scabbia e varicella. Il numero di malattie da infezioni respiratorie è molto influenzato anche dalla scarsa ventilazione.
La detenzione ha inoltre un impatto diretto sulla salute mentale dei detenuti che non hanno un’immediata prospettiva di migliorare la loro situazione, e spesso nessuna idea del perché o per quanto saranno detenuti. Un ampio numero di detenuti soffre di ipervigilanza, una condizione nella quale le persone sono ossessionate dal controllo dell’ambiente circostante, per timore di possibili pericoli, e si spaventano facilmente. Molti detenuti hanno pensieri suicidi, difficoltà a dormire, mostrano sintomi da disordini da stress post traumatico e soffrono di attacchi di panico, depressione e ansia. MSF svolge attività psicosociali nei centri di detenzione e realizza sedute individuali.
Nel caso di un’emergenza medica, MSF tenta di trasferire i pazienti negli ospedali di Tripoli. Durante i primi 4 mesi dell’anno, MSF ha trasferito più di 53 persone che avevano bisogno urgente di cure mediche specialistiche. Ogni trasferimento è molto complicato da gestire e la sua organizzazione porta via molto tempo; inoltre molti ospedali non vogliono ricoverare i detenuti.
Le frequenti interruzioni della corrente elettrica e l’assenza di acqua che si verificano a Tripoli si traducono in una difficoltà dei centri detentivi a garantire la fornitura dell’acqua durante i periodi di disponibilità limitata. Inoltre, le possibilità di trasportare l’acqua con i camion sono limitate.
“Le cure mediche che MSF fornisce avvengono all’interno di un ambiente altamente militarizzato. La quotidianità dei nostri pazienti è fortemente controllata. Ai nostri medici non sempre è data piena libertà di effettuare triage medico o decidere quali pazienti visitare. Non è garantita la privacy necessaria per le consultazioni mediche. In alcuni centri detentivi, gli agenti assegnano ai medici di MSF un’area ad hoc per fare le consultazioni mediche in privato, ma in altri ciò non avviene.” Si legge nel comunicato. “È una scelta difficile per MSF lavorare in un ambiente dove le persone sono tenute in condizioni che ledono la loro dignità. Tuttavia, la nostra speranza è che, con la presenza e la fornitura di cure mediche, MSF possa migliorare le condizioni di detenzione e alleviare parte delle sofferenze patite dai detenuti.”
Foto: F. Malavolta
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