Cultura

L’incontro del Cardinale Martini con le seconde generazioni musulmane

di Martino Pillitteri

«Il dialogo interreligioso si fa dal basso, non tra i capi che si incontrano nei grandi alberghi, fanno banchetti ma lasciano tutto come prima.Va promossa l'interiorità prima che le apparenze».
Lo disse il Cardinale Martini alla redazione di Yallaitalia, il blog delle secconde generazioni in un incontro privato avvenuto nel 2009.

Ecco il ricordo e gli insegniamenti di quella giornata.
 

È un grigio pomeriggio ancora da fine inverno ( Aprile 2009) scuro, piovoso e reso ancor più mesto dal silenzio della campagna circostante e dallo spopolamento delle strade di provincia che circondano l'istituto Aloisianum dei Gesuiti di Gallarate, in provincia di Varese.
Eppure il piccolo gruppo di Yalla Italia che sbarca dalle auto davanti all'ingresso è emozionato ed eccitato: stiamo per incontrare una persona speciale, che ha accolto con grande disponibilità la nostra proposta di fargli visita.
Un po' curvo per il peso degli anni e a motivo di una grave malattia che lo affligge da tempo, il cardinale Carlo Maria Martini ci riceve in una piccola saletta al pian terreno.
È lucido, attento, il suo sguardo luminoso e penetrante è quello di sempre.
Ascolta paziente il breve discorso col quale ci presentiamo. Poi parla di sé: «Ho 82 anni e soffro di una malattia debilitante. Sono stato arcivescovo di Milano fino al 2002, poi ho trascorso sei anni a Gerusalemme? Qui non faccio una vita troppo solitaria, molte persone vengono a trovarmi e chiedono udienza».

Anche se ci ha appena conosciuti, non esita ad esprimere il suo apprezzamento per la nostra piccola realtà: «Voglio ringraziarvi per quel che fate, mi sembra un ottimo programma».
Dalla sua esperienza cogliamo utili insegnamenti validi anche per noi: «Ho vissuto la situazione della Terrasanta, soprattutto come luogo in cui ci sono tante tensioni. Vorrei sottolineare due cose: la prima è che come straniero non ho voluto dare giudizi perché non avevo la capacità di farlo e non sarebbe stato neanche utile. Poi vorrei darvi un avvertimento: non lasciatevi influenzare dall'ultimo con cui avete parlato, perché vi riempie di emozioni ma non vi aiuta a vedere l'insieme. Quando sarete giunti al punto di dire "Non ci capisco niente", vuol dire che avete incominciato a prendere contatto con la situazione. Bisogna promuovere tutto ciò……..continua qui

 

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