Non profit

L’inclusione lavorativa gioca senza frontiere

Un innovativo esperimento tra Italia e Slovenia

di Elisa Cozzarini

Legacoop Friuli Venezia Giulia lancia l’idea di un’Agenzia transnazionale con personale misto, per favorire lo sviluppo di imprese sociali nei due Paesi. Un esempio? Fattorie sociali tranfrontaliere con una vocazione turistica
La cooperazione sociale del Friuli Venezia Giulia guarda oltre il confine che non c’è più, tra Italia e Slovenia. «Legacoop FVG è capofila di un progetto che intende creare un’agenzia transnazionale con personale misto, per favorire lo sviluppo di imprese di inclusione socio-lavorativa nei due Paesi», spiega Fabrizio Valencic, presidente della cooperativa Arcobaleno di Gorizia, una delle prime nate in seguito alla legge Basaglia.
«Prima di tutto c’è la necessità di fare chiarezza sulla definizione di “soggetto svantaggiato”, che varia tra le diverse normative nazionali e regionali, a loro volta non corrispondenti al Regolamento europeo 800 del 2008», continua Valencic. «In Italia ci basiamo sulla legge 381 del 1991, ma in Friuli Venezia Giulia la definizione di svantaggio è stata ampliata già dal 1992. L’Ue ne dà una descrizione ancora più larga, mentre i nostri vicini sloveni sono molto indietro e utilizzano solamente la dicitura di “invalido”. Alle nostre cooperative corrispondono le “srl per invalidi”».
Anche la Slovenia, però, è nell’Unione europea e da qui nasce l’interesse a una collaborazione con l’Italia di soggetti come le Agenzie di sviluppo territoriale e l’Agenzia nazionale slovena del lavoro. «Da parte nostra ci rendiamo conto della necessità delle piccole realtà cooperative, in particolare della provincia di Gorizia, di ingrandirsi per poter conquistare nuove fette di mercato», dice Valencic. Cercare altri bacini d’impiego significa anche allargarsi ad ambiti nuovi, come i servizi per la cultura, ad esempio iniziando dalla gestione del personale dei musei per passare all’organizzazione di eventi, etc. Prosegue Valencic: «Nuove prospettive si aprono anche nella creazione di fattorie sociali transfrontaliere, con finalità non solo agricole, di tutela dei prodotti locali, ma anche turistiche. Al tempo degli Asburgo gli orti goriziani servivano Vienna: è un patrimonio che può essere recuperato».
In questo momento di crisi – ma Valencic preferisce dire “cambiamento” – le aree di debolezza e svantaggio si allargano a categorie di cittadini alle prese con nuovi rischi di emarginazione e sempre più rilevante potrebbe essere il ruolo delle imprese di inserimento lavorativo in tutta Europa.
«Continuiamo però a incontrare molta resistenza da parte degli enti pubblici, perché non siamo mai riusciti a sfatare il pregiudizio che la cooperazione sociale costa di più e lavora peggio», conclude Valencic. «Nell’affidamento dei servizi pubblici dovrebbe essere considerata la nostra funzione di inclusione lavorativa e la capacità di offrire alle persone progetti che integrano lavoro, formazione, partecipazione consapevole all’impresa, inserimento sociale».


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