Welfare

L’inclusione in agricoltura si fa con i nidi di comunità

Promuovere il diritto alla salute, all’educazione e alla protezione sociale del bambino attraverso un modello innovativo di servizi per l’infanzia che utilizza l’agricoltura sociale. Un progetto, “Nidi di comunità”, sostenuto dall’Impresa sociale “Con i Bambini”, nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile

di Gilda Sciortino

Un nuovo tipo di servizio, rivolto in modo particolare alle situazioni di fragilità economiche e sociali. È il nido di comunità, modello che sperimenta un’innovativa idea di welfare di comunità, attraverso il coinvolgimento di piccoli comuni. S’intitola, appunto, “Nidi di Comunità”, il progetto selezionato dall’Impresa Sociale “Con i Bambini” nell’ambito del “Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile”, che mira ad attivare nuovi servizi per l’infanzia e potenziare quelli già esistenti nel territorio. La cooperativa sociale “Hayet” la realtà capofila del progetto che sta intervenendo in Sicilia, Calabria, Puglia, Molise, Campania e Piemonte sono le sei regioni che, in una sinergia tra 10 province, 15 ambiti territoriali e 20 comuni, coinvolgeranno 380 bambini della fascia compresa tra zero e 3 anni, 120 fino a 6 anni con fragilità, in tutto 500 nuclei familiari.

Una comunione di intenti da parte di 43 tra comuni, associazioni, cooperative ed enti del terzo settore che realizzeranno servizi oggi inesistenti in contesti rurali e urbani. L’idea iniziale del progetto era creare agri-nido, pensati per dare forza agli attuali servizi per l’infanzia esistenti in questi territori, potenziando le attività open air e i servizi professionali aggiuntivi al nido rivolti alle famiglie. Un’alleanza nuova tra scuole dell’infanzia, agricoltura sociale e percorsi di educazione alimentare, per provare a invertire la rotta della povertà educativa, soprattutto in quei territori in cui il tempo dei giovani trascorso davanti agli schermi o in habitat chiusi supera di gran lunga quello vissuto nella cooperazione sociale, nella lettura e nella “vita attiva”.

«L’agri-nido nasce dentro un contesto di azienda agricola», – spiega Salvatore Cacciola, volontario della cooperativa “Energ-etica” che gestisce un bene confiscato a Misterbianco (Ct), ma anche presidente della “Rete delle Fattorie Sociali Sicilia” che nell’agricoltura sociale trova le sue basi – «ma i partner sono realtà che non ruotano in questo ambito. La nostra cooperativa fa, invece, parte di questo circuito, quindi si è occupata della formazione con lezioni sull’ agricoltura sociale e le attività educative specifiche. La bellezza di questo progetto sta nel fatto che è policentrico con così tanti partner che, dal Piemonte alla Sicilia, sperimenteranno insieme esperienze di nido e scuola dell’infanzia in natura».

Fondamentale l’intervento del modello di Fattoria Sociale, “parco tematico inclusivo” aperto ai cittadini, alle scolaresche e ai ricercatori, integrato con un'attività agricola di produzione, di trasformazione e commercializzazione di prodotti con marchio etico e biologico. Approccio indispensabile nell’ambito di questo progetto, che aiuterà agli operatori ad acquisire elementi di orto didattica, relative allo sviluppo sostenibile e ambientale, avendo tra gli obiettivi generali la conoscenza del legame tra agro-ecologia e agricoltura sociale, la promozione della cultura della biodiversità, ma anche il welfare generativo e di comunità, per scendere più nello specifico con la progettazione e gestione dei programmi di comunità educative, come anche dei laboratori del gusto.

«L’idea di fondo è che l’agricoltura sociale può essere anche applicata all’infanzia», – aggiunge Cacciola – «con un’attività come questa, riguardante l’educazione che crea occupazione agricola. Abbiamo scoperto un mondo interessante di istituti che si occupano di asili nido nei boschi in natura o di scuole senza zaino, ma anche tante altre realtà che rendono l’Italia un’eterna Primavera. Elementi innovativi all’interno della consueta proposta educativa scolastica».

L’agricoltura, dunque, prende in carico le famiglie, soprattutto quelle in condizioni di vulnerabilità socio-economica, creando percorsi di accompagnamento alla nascita, per garantire un servizio di accoglienza, ascolto e accompagnamento che i consultori, nei territori coinvolti nel progetto, spesso non sono in grado di attuare. “Percorso 100 giorni” è un altro dei percorsi che “Nidi di comunità” metterà in campo prendendo in carico il nucleo dalla nascita del bambino fino ai successivi 100 giorni, per aiutare e sostenere i genitori, soprattutto dove sono presenti minori con disabilità, attraverso attività di sostegno all’allattamento, corsi di educazione alimentare, di massaggio infantile e babywearing, infine l’attivazione di una banca del tempo e azioni di auto-mutuo aiuto per tutta la famiglia.