Welfare

L’inclusione? È la vera sfida del lavoro. Parola di Fondazione Adecco

L'ente in questi anni ha raggiunto 9.126 persone di cui ne ha integrate 4.887, formate 5.725 e orientate 6.540. «In questi anni abbiamo implementato 500 progetti educativi al lavoro e 580 corsi professionalizzanti», spiega il presidente Severino Salvemini, «con l'emergenza sanitaria siamo chiamati a fare più e meglio»

di Lorenzo Maria Alvaro

Il lavoro rappresenta, oggi più che mai, la vera sfida dell’inclusione sociale. In un mondo in continua evoluzione occorre impegnarsi ogni giorno per mettere sempre al centro le persone che vivono una condizione di svantaggio», spiega Severino Salvemini raccontando l’attività di Fondazione Adecco per le pari opportunità di cui è presidente.

Una fondazione d’impresa nata nel 2001 e che compie 20 anni di vita. «Non siamo un ente erogativo, ma facciamo da regia su progetti che intercettino quei target che il Gruppo non riusciva a raggiungere. Parliamo di persone con disabilità, donne in situazione di svantaggio, giovani esclusi e titolari di protezione internazionale e richiedenti asilo», continua il presidente.

La Fondazione in questi anni ha raggiunto 9.126 persone di cui ne ha integrate 4.887, formate 5.725 e orientate 6.540. «In questi anni abbiamo implementato 500 progetti educativi al lavoro e 580 corsi professionalizzanti», sottolinea Salvemini, «collaborando con tantissime realtà. Tra queste Unhcr, Fondazione Cariplo, Fondazione Francesca Rava, Fcei, Fondazione Progetto Arca, Mission Bambini, Fondazione Sacra Famiglia oltre a tante grandi organizzazioni».

Il ventennale però cade nell’anno della pandemia. «L’emergenza sanitaria ha allargato il paniere di chi è in stato di bisogno. Chi era già fragile oggi è a rischio esclusione», sottolinea il presidente. Per questo la Fondazione nell’immaginare i prossimi anni apporterà dei correttivi alla propria azione. Salvemini non ha dubbi: «Quello che sappiamo è che, oggi, donne e giovani, in particolare i Neet, dovranno essere al centro del nostro agire, insieme alle nuove povertà. E lo saranno soprattutto in ambito digitale, perché il mondo è cambiato rapidamente e queste sono oggi le skill più importanti. Per migliorare l’impatto dei nostri progetti nei prossimi mesi aumenteremo la relazioni con tutte quelle realtà sociali che lavorano nel nostro stesso ambito per presidiare al meglio possibile la filiera dell’employability».

Un impegno su cui il numero di opportunità continuerà a crescere. «Quello che le storie di successo raccontano è che l’inclusione lavorativa è strategica per le aziende», sottolinea Salvemini. «Lo è per due motivi, entrambi di convenienza: queste persone sul lavoro sono molto motivate e rappresentano una ricchezza interna e i clienti oggi sono molto più sensibili che in passato ai temi sociali», chiosa il presidente. Lo sguardo dal 2021 sarà infine rivolto a Sud. «Siamo da sempre molto presenti nel nord industrializzato ma sappiamo che quella porzione del Paese che ci ha visto attivi più che altro sul tema dei migranti oggi ha bisogno di un presidio più organico anche sugli altri settori di intervento», conclude il presidente

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