L’impronta ecologica è la misura della “porzione di territorio” di cui una popolazione ha bisogno per assorbire i rifiuti e per produrre in maniera sostenibile tutte le risorse che consuma. Calcola, cioè, quante risorse naturali abbiamo, quante ne usiamo, e chi le usa. L’impronta ecologica è cresciuta del 2% dal 2005 al 2006 e del 22% rispetto al decennio precedente. Nel frattempo la biocapacità è rimasta costante, se non addirittura lievemente diminuita negli ultimi anni. L’impronta ecologica globale media a persona è oggi pari a 2,6 ettari, mentre la biocapacità media è calcolata in 1,8 ettari.
L’impronta ecologica non è certo la stessa per tutti. Con 10,3 ettari pro capite, gli Emirati Arabi Uniti hanno l’impronta più grande al mondo. Terzi in classifica dopo il Qatar, si piazzano gli Stati Uniti con un’impronta media di 9 ettari – 17 campi da football. L’impronta ecologica di un europeo invece è di 4,5 ettari, di poco superiore quella di un italiano. A far due conti, se tutti vivessimo come si vive negli Emirati Arabi o negli Usa, avremmo bisogno di quasi 5 pianeti. All’altro estremo ci sono Paesi come il Malawi, Haiti, il Nepal e il Bangladesh, con impronte ecologiche di circa mezzo ettaro, nella maggior parte dei casi insufficienti per garantire cibo, casa e condizioni igieniche basilari. www.footprintnetwork.org
Per calcolare la nostra impronta di carbonio, cioè quanto contribuiamo con il nostro stile di vita alle emissioni dannose per il clima: www.improntawwf.it
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