Economia
L’impresa sostenibile punta su ambiente e lavoro
La crisi non ha rallentato ma accelerato gli investimenti in Csr e le imprese la considerano una strada per uscirne prima e meglio
di Redazione
Quali saranno le priorità della responsabilità sociale in Italia nell’era post crisi? Domanda da un milione di dollari, a cui però è importante cercare di dare una risposta per capire come la crisi ha cambiato le carte in tavola, in un senso o nell’altro, anche nel campo delle strategie socialmente responsabili d’impresa.
Ha provato a farlo la ricerca presentata da Gfk Eurisko al Sodalitas Day, l’evento con cui la fondazione di Assolombarda per il sociale ha celebrato i suoi primi quindici anni di vita, per buona parte spesi a divulgare il verbo della Corporate social responsibility nel mondo delle imprese. A cominciare dalle sue associate, 75 fra le più importanti aziende italiane (producono un giro d’affari complessivo che vale un quarto del Pil e occupano 750mila persone), che ogni anno investono in azioni e politiche di sostenibilità circa 800 milioni.
Quelli in responsabilità sociale, infatti, non vanno intesi come costi bensì come investimenti. Una differenza che può sembrare trascurabile e che invece è essenziale. E rappresenta una delle evidenze emerse dalla ricerca, condotta attraverso interviste individuali a quasi cinquanta fra presidenti e amministratori delegati delle imprese più attive nel campo della Csr. Non solo multinazionali dotate di grandi budget ma anche Pmi, anch’esse ormai convinte che la sostenibilità sia la chiave strategica per la competitività del futuro.
Sono soprattutto due le dimensioni verso cui si orienteranno le strategie di sostenibilità delle imprese: da una parte l’ambiente, con l’impegno per le fonti rinnovabili, la riduzione degli sprechi, prodotti a basso impatto ambientale, packaging ecologico. Dall’altra il lavoro, messo a durissima prova dalla crisi economica, per garantire una gestione responsabile dei processi di ristrutturazione, condizioni di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, l’occupabilità, pari opportunità e investimenti in formazione.
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