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L’impresa sociale correrà alla pari?

Dopo un anno, finalmente è pronto il provvedimento che estende alle aziende non profit le agevolazioni già previste per le Pmi e le riconosce protagoniste dello sviluppo.

di Francesco Maggio

Dopo un anno di lunga attesa, finalmente il ministero dell’Industria ha messo a punto lo schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) che estende anche alle imprese sociali le agevolazioni attualmente in vigore per le piccole e medie imprese profit. «Ai sensi dell’articolo 74 della legge 23 dicembre 1998, n. 448», recita il primo articolo del documento da pochi giorni sul tavolo di Massimo D’Alema, «il presente decreto individua le modalità, i limiti, le condizioni e la decorrenza dell’estensione alle imprese senza fine di lucro…. delle agevolazioni, dei contributi, delle sovvenzioni, degli incentivi e dei benefici di qualsiasi genere previsti dalle norme vigenti per l’industria». Manca ora solo la firma del premier e poi diventerà a tutti gli effetti esecutivo un provvedimento che, oltre a rappresentare, di fatto, una vitale boccata d’ossigeno per un’ampia gamma di enti non lucrativi (vedi box) che così potranno, per esempio, rinnovare i propri impianti o investire al Sud a condizioni meno onerose di oggi, assume una particolare valenza simbolica per tutto il Terzo settore. Per la prima volta, infatti, in un atto giuridico-amministrativo compare la locuzione “impresa senza fine di lucro”. Si tratta di una novità assoluta che sancisce “solennemente” il ruolo da protagonista ormai assunto dal non profit non solo nella società ma anche nella vita economica del Paese.

Gli ultimi ostacoli da superare
Se si tiene poi conto del fatto che il codice civile, il testo legislativo “summa” che disciplina l’attività imprenditoriale, non contempera ancora la figura dell’impresa sociale, allora bisogna riconoscere che il Governo, almeno per una volta (almeno per ora), recependo le istanze del Terzo settore ha avuto il coraggio di guardare alla sostanza prima ancora che alla forma.
«Ormai ci siamo», afferma Andrea Vecchia della segreteria tecnica del ministro dell’Industria Bersani, «il decreto è pronto e bisogna attendere solo i tempi tecnici della Presidenza del Consiglio per varare questo provvedimento che, a mio avviso, risulta davvero innovativo per almeno una duplice ragione. Innanzitutto, perché parlando espressamente di impresa sociale, tributa un significativo riconoscimento al ruolo economico svolto dal non profit nel Paese. E poi perché», aggiunge, «sposta verso la periferia l’interlocuzione tra enti non lucrativi e pubblica amministrazione necessaria per fruire delle agevolazioni. Dal primo gennaio del Duemila, infatti, spetterà alle Regioni gestire nella massima autonomia la concessione alle imprese di benefici, contributi o altro. Ora, dato che la vera forza dell’economia civile sta nel radicamento sul territorio, essa grazie al decreto avrà molte più opportunità di crescita che in passato». Altrettanto soddisfatto si dichiara Edo Patriarca, portavoce del Forum del Terzo settore: «Il decreto estende alle imprese sociali agevolazioni che, di fatto, rendono interlocutore “naturale” del Terzo settore non più solo il ministero degli Affari sociali ma anche quello dell’Industria. E ciò significa che vi è una consapevolezza sempre più diffusa delle dimensioni economiche raggiunte dal non profit». Rimane da risolvere la non secondaria questione della definizione civilistica di impresa sociale, senza la quale l’incertezza normativa può costituire un freno al dispiegamento delle potenzialità produttive ed occupazionali dell’economia civile. Per questo, nel settembre scorso è stata istituita presso il ministero degli Affari sociali una commissione ad hoc, presieduta da un autorevole giurista come Pietro Rescigno, incaricata di elaborare una proposta di inquadramento giuridico delle stesse. Ma il giudizio sul Dpcm resta sostanzialmente positivo: «Per una volta il legislatore butta il cuore oltre l’ostacolo», sottolinea Felice Scalvini, amministratore delegato di Cosis che per il 17 dicembre ha organizzato a Roma il convegno “Verso l’impresa sociale: un percorso europeo”. «Certo, vi sono ancora dei problemi definitori da risolvere», dice Scalvini, «ma l’importante è il salto di qualità culturale che il provvedimento implica e che, per certi versi, ricorda quello fatto dall’Europa lo scorso anno quando coniò la sigla di Pmis, piccole e medie imprese sociali ed estese loro la possibilità di beneficiare dei contributi del Fesr, fondo europeo per lo sviluppo regionale, fino ad allora di esclusiva pertinenza delle aziende profit». Anche Giorgio Gagliardi, direttore del Centro studi di Unioncamere guarda oltre confine: «La questione dell’inquadramento civilistico dell’impresa sociale deve indurre a ricercare parametri definitori comuni in ambito internazionale. Solo così poi risulterà molto più semplice procedere a tutta una serie di sottodistinzioni settoriali. In tal senso, credo che il regolamento sulle agevolazioni alle imprese senza scopo di lucro possa fare da apripista ad un percorso simile».

Il bastone e la carota
Almeno in questa circostanza, dunque, il Terzo settore avrebbe di che ritenersi soddisfatto. Se non fosse che, come sempre più spesso accade negli ultimi tempi, il Governo adotta nei suoi confronti la classica e alquanto sterile tattica del bastone e della carota. Dapprima sembra adoperarsi per voler fare qualcosa di significativo a suo favore, ma subito dopo, inspiegabilmente, si tira indietro. La dimostrazione recente più eclatante in proposito si è avuta venerdì 3 dicembre, alla manifestazione indetta dal Forum del Terzo settore per discutere sullo stato d’attuazione del protocollo d’intesa firmato a Palazzo Chigi il 18 febbraio scorso, del tutto disertata da esponenti dell’esecutivo.
Meglio allora rimanere con i piedi per terra e attendere la firma del premier. Questo Governo, tranne lodevoli eccezioni, ha fin troppo abusato della fiducia e della pazienza della società civile.

Ecco chi avrà diritto ai benefici

Ai sensi dell’articolo 2 dello schema di Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che estende alle imprese senza fine di lucro le agevolazioni previste per l’industria, sono da considerarsi beneficiari del provvedimento i seguenti soggetti:
a) le cooperative sociali di cui alla legge 8 novembre 1991, n. 381;
b) le cooperative iscritte all’anagrafe unica delle Onlus (Organizzazioni non lucrative di utilità sociale) di cui all’articolo 11 del decreto legislativo 4 dicembre 1997, n. 460, istituita presso il ministero delle Finanze;
c) gli enti e le associazioni non commerciali di carattere privato iscritte all’anagrafe unica delle Onlus di cui all’articolo 11 del decreto legislativo 4 dicembre 1997 n. 460 istituita presso il ministero delle Finanze nonché al repertorio delle notizie economiche amministrative (Rea) di cui all’articolo 9 del Decreto del Presidente della Repubblica 7 dicembre 1995, n. 581, limitatamente all’esercizio di attività commerciali nei settori di cui all’articolo 1, a condizione che per tali attività siano tenute separatamente le scritture contabili previste dal Decreto del Presidente della Repubblica del 29 settembre 1973, n. 600.
Ai fini del presente decreto non si considerano imprese senza fine di lucro: gli enti pubblici, le società commerciali diverse da quelle cooperative, i partiti e i movimenti politici, le organizzazioni sindacali, le associazioni di datori di lavoro e le associazioni di categoria e le fondazioni bancarie.

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