Lavoro sociale
L’impresa sociale cambi direzione
"La prima direzione da prendere è quella della valorizzazione dei lavoratori nutrendo sia la dimensione valoriale, sia la dimensione economica. Non Possiamo più dare per scontato che basti la sola formale applicazione del modello cooperativo". Alla vigilia della convention di Cgm, l'editoriale della presidente del Consorzio Gino Mattarelli che apre il numero del magazine di giugno
di Giusi Biaggi
È decisamente sfidante parlare di “direzioni” in una fase storica in cui la cooperazione sociale affronta grandi complessità sia esterne che interne: le transizioni (digitale, ambientale, demografica, culturale), l’instabilità geopolitica e, guardando all’interno delle organizzazioni, la ridotta attrattività verso le giovani generazioni, il bisogno di nuove competenze, il moltiplicarsi dei bisogni sociali e la fatica a darsi priorità, i margini risicatissimi su attività storiche e consolidate.
Questa complessità richiede l’assunzione di nuove direzionalità capaci di alimentare la proattività caratteristica della nostra storia, orientando e supportando iniziative diffuse volte alla ricomposizione di micro azioni di cittadinanza, servizi di welfare, economie di prossimità, filantropia e finanza d’investimento all’interno di politiche di missione che mirano a generare impatti positivi e duraturi, divenendo leve trasformative.
La prima direzione è anzitutto un rinnovato investimento sul capitale umano. La cooperazione sociale gioca la sua esemplarità nella capacità di scommettere su ciascuna persona, indipendentemente dalle condizioni fisiche, psichiche o dalla sua storia pregressa, guardando alle qualità di cui ognuna si fa portatrice, aprendo sempre nuove opportunità in cui tutti hanno il diritto / dovere di giocare le proprie carte. Tali attenzioni sono state rivolte con grande competenza e generosità verso le persone delle comunità incontrate dalle cooperative. Oggi è tempo di reinvestire con determinazione le stesse attenzioni anche verso i propri collaboratori e lavoratori, costruendo nuove politiche e pratiche in favore di coloro che sono impiegati nelle cooperative sociali, per disegnare con loro percorsi di carriera, valorizzare talenti, remunerare in maniera giusta il valore del lavoro. Investire sul capitale umano significa operare per il miglioramento delle condizioni dei lavoratori del sociale, nutrendo sia la dimensione valoriale che quella economica.
L’originalità dirompente che hanno avuto le nostre imprese sociali è stata la capacità di saldare queste due dimensioni; sentire, al contempo, una forte assonanza tra la propria scala di valori e il purpose della cooperativa in cui si opera e, parallelamente, ricevere uno stipendio adeguato al proprio lavoro ad alto impatto sociale. Si sente, inoltre, l’esigenza di riscrivere il patto con i soci affinché la cooperativa sociale possa continuare a costituire una via desiderabile in cui immettere energie civili per costruire valore condiviso.
Non possiamo dare per scontato che la sola applicazione formale del modello cooperativo, che già di per sé è un faro tra i modelli economici, sia garanzia di partecipazione appassionata e consapevole alla vita dell’impresa sociale. Il contributo di ciascuno va suscitato, discusso, sottoposto ai meccanismi partecipativi perché possa portare frutto. Va suscitato di nuovo il desiderio di partecipare e di “contare” da parte di soci vecchi e nuovi, creando processi orizzontali di costruzione del valore e di presa delle decisioni.
La seconda direzione riguarda l’innovazione. Ma quale? Un modello nuovo di innovazione che punta a individuare anzitutto “chi ci sta provando”. Tante organizzazioni sono “innovatrici” perché rispondono con modalità efficaci alle sfide trasformative del nostro tempo, ma spesso non sanno di esserlo. Per questo è necessario poterle individuare, dare loro spazio di narrazione e visibilità, metterle in dialogo con altri che, entro od oltre i confini nazionali, stanno praticando soluzioni simili. E poi costruire tra loro un tessuto connettivo che gli permetta di ragionare su scale più ampie. Non c’è un modello unico di innovazione dettato dalla Silicon Valley dove uno vince e prende tutto. L’innovazione che piace al nostro modello di impresa sociale è quella che valorizza l’ingegno dei luoghi e l’originalità delle pratiche che prendono forma nei contesti. Sono organizzazioni che hanno sete di rete per migliorare le soluzioni e non necessariamente hanno voglia di scalare secondo il modello mainstream.
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Terza direzione riguarda le alleanze per l’inclusione attraverso il lavoro. Oggi si può parlare di crescita solo in chiave di sostenibilità, facendosi guidare dall’approccio Esg. E questo lessico riguarda tutti: impresa for profit e soggetti dell’economia sociale. Ed è proprio dentro a questa visione comune si sviluppo, fatta di transizioni giuste e di inclusione, dove tutti possono partecipare con le loro diversità a costruire l’impatto, che si stanno aprendo ampissimi spazi di alleanza tra il mondo della cooperazione sociale, in particolare quella di tipo B, e le imprese for profit. Anche qui, facendo emergere il valore che il nostro mondo apporta e che, dentro nuove partnership ambiziose, può essere moltiplicato.
Direzioni, queste, impegnative e dall’esito inedito, ma necessarie se si assume la sfida della trasformazione.
SAVE THE DATE
“Direzioni. Intelligenze collettive per una nuova economia sociale”
Questo è il titolo della Convention della rete Cgm che si dà appuntamento a Bologna dal 20 al 22 giugno presso lo Spazio DumBo. Giunta alla quindicesima edizione è un luogo d’incontro per le imprese sociali e i consorzi che si dedicano alla cura delle persone e delle comunità. Tre giorni di lavoro e networking ricchi di interventi, workshop e dibattiti. Un evento dove incontrare non solo cooperatori provenienti da tutta Italia, ma anche stakeholder e istituzioni. In occasione della Convention verranno presentati i vincitori del concorso “Segnali dal Futuro” la call dedicata a far emergere pratiche che contengono semi di futuro: servizi, progetti, processi e prodotti che contengono innovazioni rispetto a sfide trasformative e di frontiera, in particolare, in questa prima call, nel campo dei dati, del digitale e dell’intelligenza artificiale. La Convention 2024 di Cgm e i “Segnali dal futuro” saranno dedicati al ricordo di Claudia Fiaschi
Nella foto: Attività in una sede di Spazio Aperto
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