Economia

L’impresa competitiva passa da una nuova relazione col non profit

A dirlo sono i dati presentati durante XII Convention CGM. Secondo glis tudi il 41,2% del non profit è già pronto alla “convergenza” con la business community. «Ora è necessario trovare terreni di applicazione e avviare fasi sperimentali concrete», ha sottolineato Anna Puccio, Segretario Generale di Fondazione Italiana Accenture

di Redazione

Si è tenuto oggi nell’ambito della XII Convention CGM presso l’Auditorium Conciliazione il convegno “Convergence for Social Innovation” organizzato da Fondazione Italiana Accenture.

L’incontro ha visto la partecipazione di oltre 150 rappresentanti delle maggiori aziende italiane e internazionali insieme a quasi 800 professionisti del mondo del non profit.

Durante il convegno è emerso come il rilancio del Paese passi attraverso la parola “convergenza”: una collaborazione non strumentale ma strategica con il mondo dell’impresa sociale; ciò che rende innovativa la convergenza tra profit e non profit è la nascita di progetti e organizzazioni che si basano, sin dal principio, su una vera e propria integrazione a livello strategico e di governance, e solo in un secondo momento integrano competenze, processi operativi e approvvigionamenti finanziari nel raggiungimento di obiettivi comuni.

Sono stati presentati dal professor Gustavo Piga – Economista, Università di Roma Tor Vergata – i dati della ricerca “Terzo settore: tecnologia e innovazione” commissionata da Fondazione Italiana Accenture, che hanno evidenziato come le realtà del non profit hanno di sé una percezione più competitiva (52,8%) rispetto al settore privato, e il 56,6% rispetto alla Pubblica Amministrazione. Altro dato rilevante emerso dalla ricerca è il fatto che la formazione è ritenuta fondamentale dal 68,3% delle imprese sociali e ad oggi, già il 21,7% dichiara di offrire al proprio personale corsi di formazione manageriale. Infine emerge in maniera sostanziale come il 41,2 % del totale delle imprese sociali siano già particolarmente predisposte ad attuare progetti di convergenza con il settore for profit grazie alla crescita occupazionale e alla competitività, nonché per il loro orientamento all’impiego strategico di competenze gestionali e di tecnologie avanzate.

«Abbiamo avuto conferma che un nucleo importate di soggetti non profit è pronto a intraprendere esperienze di “convergenza” – ha concluso nel suo intervento finale Anna Puccio, Segretario Generale di Fondazione Italiana Accenture – ora è necessario trovare terreni di applicazione e avviare fasi sperimentali concrete. E’ importante impegnarsi sulle affinità e sugli obiettivi reciprocamente vantaggiosi nel rapporto tra imprese, tra soggetti nel non profit, tra istituzioni e tra queste tre categorie insieme. Si devono integrare le politiche di sviluppo imprenditoriale con le istanze sociali, con il welfare comunitario, con il ruolo pubblico, con un quadro normativo che non si limiti agli aspetti regolamentari e di controllo, ma divenga vero promotore di un circolo virtuoso. Infine l’execution: modelli organizzativi, operativi e tecnologia devono essere portate a fattor comune per raggiungere un rapporto ottimale tra efficacia ed efficienza, per abilitare quell’innovazione oggi indispensabile per costruire una nuova fase di sviluppo sostenibile».

Secondo il modello di Accenture “Convergence Continuum” l’evoluzione fa leva su alleanze, joint venture e nuovi modelli di business ibridi per produrre risultati che abbiano un impatto sociale e siano sostenibili su larga scala ed è abilitata da driver come la rivoluzione digitale e tecnologica – con particolare attenzione al mobile – e forme di finanziamento innovative. Il nuovo ecosistema collaborativo tra profit e non profit è già una realtà e sta portando verso un futuro con un vero mercato orientato ai risultati sociali.

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