È pesante, anche se vera e chiara, la frase pronunciata da Papa Francesco durante la sua visita alla Comunità di Sant’Egidio. “L’Europa è invecchiata, stanca, non sa cosa fare, ha dimenticato la solidarietà”. Qui il “gesuita”, ha superato “il francescano”.
La sentenza, buttata lì come se fosse una battuta, ci dovrebbe far riflettere. Dentro l’Europa ci siamo anche noi italiani, come popolo, individui, cristiani. Questo Papa va preso sul serio sempre e va capito, soprattutto quando coglie le vere piaghe e ne esige soluzioni.
I Papi precedenti mai avevano toccato tasti così delicati e situazioni così larghe e generali. Qui non si tratta di sfumature o di piccoli interventi cerotto. In tre righe, il Bergoglio, ha delineato il tramonto della nostra Europa, la perdita della leadership culturale, tecnologica e sociale, la divisione interna mai superata e mascherata dentro formulette pseudopolitiche.
Non credo sia solo una sottolineatura la frasetta dentro la frase: “non sa cosa fare”. Se l’Europa non sa cosa fare, permettete che noi, nel mondo del volontariato, cogliamo la lettura ancora più disorientati di quanto lo siamo di solito.
Le nuove povertà, in forte aumento e senza strategie all’altezza dei problemi, vorrebbero un’Europa sveglia, attenta, unita. I barconi dei disperati, la disoccupazione giovanile, le famiglie disgregate, il gioco pesante della mafie internazionali non si risolvono con la buona volontà del volontariato. E allora?
C’è un’altra frase che il Papa ha detto e che io non dimenticherei, perché non va distaccata dalla prima: “Mi servono straordinari di preghiera, il mio lavoro può essere insalubre”. L’aggettivo insalubre, per noi italiani, è usato in modo insolito.
Ma se facessimo meno i maestri di grammatica e, invece, avessimo il coraggio di leggere oltre, capiremmo la fatica che un Papa di questo tipo fa, all’interno e all’esterno, della sua Chiesa.
L’aria mefitica applicata “allo Spirito” suscita disorientamenti ancora più dolorosi e incancreniti. Buon per noi che Bergoglio torna Papa Francesco e chiude: “Gesù risorto è vicino ai cristiani perseguitati e discriminati”.
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