Cultura
L’impatto sociale in nove mosse: la guida che piace anche a Yunus
Si intitola “Social impact in your hands” il libro di Simona Sinesi per gli imprenditori sociali e gli startupper. Punto di partenza dell’autrice il suo percorso e la sua esperienza come fondatrice di Never Give Up, la onlus che dal 2014 sta cambiando la narrativa sui disturbi alimentari in Italia. Nel 2019 le è stata conferita la fellowship di Ashoka. L’abbiamo incontrata
Mohammad Yunus, premio Nobel per la pace e fondatore della Gremeen Bank l’ha definito «il libro da leggere per chi desidera sviluppare un social business» augurandosi che siano in tanti a lasciarsi ispirare da questa sfida. Il libro è “Social impact in your hands – Guida completa per startup a impatto sociale” di Simona Sinesi (Hoepli, pp162, 20,90 euro). Nove moduli che accompagnano passo passo l’aspirante imprenditore sociale scritti in modo semplice e chiaro. Incontrando l’autrice, lei stessa impreditrice sociale che ha alle spalle 25 anni di marketing e comunicazione, prima per multinazionali come Coca-Cola, Unilever, Barilla e Sony fino a quando nove anni fa si avvicina al mondo dell’impatto sociale e fonda “Never Give Up”, una onlus nata con l’obiettivo di cambiare la narrativa sui disturbi alimentari in Italia, inoltre collabora con la Fao su temi di Youth empowerment, Esg, lavoro e futuro dell’educazione. La prima domanda che sorge spontanea è perché fare una guida di questo tipo.
«Ci sono tanti corsi sulla sostenibilità, sugli Esg ma pochi che ti dicano come diventare un imprenditore sociale, nessuno ti dice come fare. Per non parlare del fatto che c’è anche uno stigma da parte dei giovani che potenzialmente potrebbero intraprendere questo sentiero. Ammettiamolo l’allure non è certo super cool», risponde di getto Sinesi.
L’autrice ha pensato così a una vera e propria cassetta degli attrezzi dedicata a chi voglia intraprendere un percorso in grado di coniugare business e impatto. E il punto di partenza è l’esperienza stessa dell’autrice che dal mondo profit delle multinazionali nel 2014 decide di fondare una non profit, Never Give Up. Cinque anni dopo Ashoka, proprio riconoscendo l’impatto sociale del lavoro svolto con l’associazione la nomina “Ashoka Fellow” e l’anno successivo diventa speaker sul palco di Ted. «Grazie al lavoro di Never Give Up abbiamo creato nuove campagne e quest’anno siamo anche riusciti a illuminare Palazzo Chigi in occasione della giornata sui disturbi alimentari» chiosa Sinesi.
Nel libro uno dei primi punti è una sorta di identikit dell’imprenditore sociale e di quanto hanno realizzato, molti esempi però sono di realtà profit… «Mostro che occorre seguire un percorso per passare da un’idea alla sua messa a terra, altrimenti il rischio è che – come capita a volte – ci si ritrova con la propria realtà focalizzata solo sull’erogare dei servizi, mentre l’organizzazione non è stata strutturata nel modo giusto così che va ad esaurirsi. Fondamentale è pensare alla sostenibilità economica di un’idea sociale», spiega Sinesi «ed è per questo che occorre coniugare il business al purpose. Ma soprattutto l’imprenditore sociale parte dal guardare ai problemi come opportunità. L’idea vincente è quella di riuscire a mettere in piedi un business che risolva anche un problema sociale… Ci sono delle praterie. Se pensi per esempio a “To Good to go” è una realtà che fa business che non era nata per ridurre lo spreco alimentare, ma oggi risolve un problema sociale»
Yunus (nella foto con Simona Sinesi) nel presentare il suo libro sottolinea che “quello che serve per affrontare il viaggio nel mondo del social business non è una profonda esperienza, ma un profondo coinvolgimento” e ancora che “tutto quello di cui abbiamo bisogno è una forte volontà di risolvere un problema sociale esistente, senza preoccuparsi di dover iniziare, fin da subito in grande”, un grande incoraggiamento rivolto ai giovani… «Ci sono molte persone che mi scrivono su Linkedin, molti giovani che sono interessati perché sono soprattutto le giovani generazioni le più sensibili e più interessate sia al purpose, sia a generare un impatto sociale» precisa. «Ed è importante poter offrire loro degli esempi cool, ma soprattutto offrire gli strumenti per un futuro da imprenditori sociali: la possibilità di generare impatto è anche il punto di ibridazione tra profit e non profit».
Il nove moduli del libro “Social impact in your hands” – «che possono essere anche presi uno per uno», precisa l’autrice – vanno dalle informazioni base “Why e Who: nuovi tempi, nuova leadership – gli imprenditori e l’imprenditoria a impatto sociale”, passando dalle sfide sociali all’impatto, a ai sei capitoli dedicati al “How”. Si illustra infatti come creare alleanze coinvolgendo gli stakeholder per generare cambiamento sistemico, ma anche valutare l’impatto, finanziarlo costruendo un social business model, alla presentazione e alla comunicazione – sensibilizzazione fino al crescere e rendere scalabile la propria impresa-startup. Il volume si chiude con nove storie straordinarie di imprenditori sociali da Bill Drayton, fondatore di Ashoka a Muhammad Yunus. Insomma tanti esempi, schede e schemi che vanno bene per tutti. «Quello che conta» conclude Sinesi «è la volontà di fare i primi passi in questo mondo dell’impatto sociale ed entrare nel futuro fin da ora».
In apertura Photo by Jordan McDonald on Unsplash
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