Famiglia

L’impatto sociale della pandemia: Covid-19 come acceleratore del bisogno di comunità

L’ultima edizione dell’Osservatorio Isnet che interpella a cadenze periodiche il Panel di imprese ad impatto sociale ha indagato gli effetti della pandemia sull’andamento economico e occupazionale, insieme alle prospettive di rigenerazione

di Redazione

Era inevitabile che l’emergenza Covid-19 lasciasse il segno anche sull’impresa sociale, che ancora una volta però mostra una buona capacità di resilienza e adattamento alle mutate condizione dei mercati.

L’Osservatorio Isnet ha fotografato un aumento previsto dei posti di lavoro nel 2020 pari +0,3% con il lockdown senza il quale sarebbe stato +4,2%. L’incidenza degli effetti della pandemia è pari a -3,9%.

La tenuta dell’occupazione dipende dal settore di attività, premiate le imprese sociali che si occupano di servizi alla persona e sanità, in difficoltà quelle attive nel commercio al dettaglio e manifattura. Il dato è positivamente connesso anche all’aver proseguito l’attività principale o secondaria durante il lockdown, come dichiarato rispettivamente dal 66,8% e dall’11% del campione. L’occupazione tiene, malgrado l’inevitabile e previsto calo a seguito della pandemia sul volume delle entrate. L’Osservatorio ha infatti fotografato un -9,1% del volume delle entrate che, in assenza dell’emergenza, si sarebbe invece posizionato su un +5,7% . L’incidenza degli effetti della pandemia è pari al -14,8%.

Per quanto riguarda la composizione delle entrate prosegue la tendenza già registrata nelle ultime edizioni dell’Osservatorio di una contrazione dei contratti e convenzioni con gli enti pubblici e locali (l’incidenza sul volume delle entrate scende al 57,5% contro il 60,2% del 2019) e di un lieve ma continuo incremento della vendita di prodotti e servizi ad aziende e cittadini (35,9% contro il 34% del 2019), a dimostrazione di un progressivo “orientamento al mercato”.

Per le tipologie di imprese di inserimento lavorativo l’incidenza delle vendite a mercato sul totale del volume delle entrate è del 57,3% (maggiore di 21,4 % rispetto al campione generale). Interpellate sulle iniziative di innovazione adottate durante il lockdown, solo il 52,2% delle imprese ha dichiarato di aver investito negli ambiti considerati dall’indagine – nuovi prodotti, nuove tipologie di clienti, nuove aree mercato, revisione processi e organizzazione, ecc. – mentre lo scorso anno era l’86,2%.

Il motivo principale risiede nell’urgenza, quindi nella necessità di affrontare i problemi e le difficoltà quotidiane date dall’emergenza, differendo la pianificazione di medio e lungo termine. L’insufficiente liquidità finanziaria (48,0%) e l’eccesso di burocrazia (49,6%), sono tra i principali limiti/difficoltà nell’affrontare l’effetto Covid-19 da febbraio ad oggi.

Nonostante la diminuzione degli indici di innovazione per lo sviluppo a medio e lungo termine, l’impresa sociale da febbraio 2020 ha attivato processi comunitari: valorizzazione delle risorse locali (66,8%), contribuito a reti territoriali per affrontare l’emergenza (72,6%), collaborazione con la pubblica amministrazione (78%), coinvolgimento degli abitanti della comunità con ideali comuni (56,5%), offerta di servizi mancanti alla comunità (76,1%), risposto a bisogni specifici della popolazione (79,1%), contribuito a ricostruire e rafforzare il tessuto della comunità (77,3%). .

“L’emergenza Covid-19 – afferma Laura Bongiovanni responsabile dell’Osservatorio e Presidente di Associazione Isnet –ha fatto da acceleratore di comunità; le imprese sociali sono scese in campo adattando prodotti e servizi e rivedendo processi di gestione, coinvolgendo attori e reti territoriali”.

Sul versante Industry 4.0, il monitoraggio dell’Osservatorio Isnet (al terzo anno consecutivo su questo tema) rivela un miglioramento dei processi di adozione delle nuove tecnologie da parte delle imprese sociali, con quasi due imprese su dieci che hanno avviato sperimentazioni nell’ambito della digitalizzazione dei processi, della realtà aumentata e dell’intelligenza artificiale. Al di là di questo dato positivo, prosegue, come già emerso nelle due precedenti edizioni, la resistenza a confrontarsi con le opportunità offerte dalle nuove tecnologie (77% degli intervistati). Anche su questo ambito si gioca il futuro degli interventi delle imprese ad impatto sociale e la loro capacità di amplificare la portata dei processi comunitari, e per questo è importante proseguire nelle azioni di sensibilizzazione e di scambio con il mondo della ricerca scientifica e l’attivazione di sistemi originali di apprendimento.

“Sono ambiti molto importanti, che l’Osservatorio continuerà a monitorare – prosegue Bongiovanni – che evidenziano la capacità di queste imprese di essere non solo adattive e dunque resilienti, ma effettivi attivatori del cambiamento. La tenuta complessiva del sistema e la capacità di rigenerazione che i dati dell’Osservatorio confermano suggeriscono l’urgenza di attivare percorsi di valorizzazione e diffusione delle imprese ad impatto sociale per ridurre gli effetti della pandemia sulle diseguaglianze sociali e aumentare il benessere delle nostre comunità”.

“La capacità dell’impresa ad impatto sociale – afferma Stanislao Di Piazza Sottosegretario di Stato al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – di esser protagonista nella gestione della emergenza Covid-19 come evidenziano i dati dell’Osservatorio Isnet, conferma l’importanza di consolidare e far crescere una nuova cultura, un nuovo modello economico. La 'Terza Economia’, fatta da imprenditori orientati allo sviluppo sostenibile oggi più che mai andrebbe sostenuta e valorizzata e questi indicatori sono fondamentali per orientare le scelte dei policy maker”

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