Formazione
L’impatto nelle ong dei nuovi schemi di bilancio
Le organizzazioni non governative fino a oggi hanno adattato i propri bilanci e rendiconti alle proprie necessità amministrative e gestionali, anche in considerazione del loro ambito di intervento sovranazionale e per progetti. Ora l’applicazione della Riforma del Terzo settore introduce alcune novità per tutti gli Ets. I cambiamenti al centro dell’incontro online del 17 giugno con il professor Claudio Travaglini
La riforma del Terzo settore ha introdotto con il Dm del 5 marzo 2020 per tutti gli Ets uno schema obbligatorio (adattabile) di Bilancio, una relazione di Missione definita oltre alla previsione del Bilancio Sociale per gli Ets con determinate caratteristiche. Lo schema ripropone quanto da anni alcune istanze, ambiti professionali e rappresentanze avevano iniziato a delineare, con uno schema a sezioni contrapposte articolato per aree gestionali e natura di costo al loro interno.
La contrapposizione delle voci delle sezioni determina sinteticamente i risultati parziali tre ambiti la quello Istituzionale o di interesse generale, quello delle attività accessorie o connesse, e quella del reperimento di risorse, del loro impiego ed infine quella relativa alla gestione dell’ente stesso.
Il principale cambiamento è l’obbligatorietà di un definito schema di Bilancio, quando fino ad oggi le diverse Ong in assenza di regole e schemi vincolanti pur guardando alle linee guida dell’Agenzia del Terzo Settore e dei dottori commercialisti, definivano i bilanci adattandoli alle proprie necessità amministrative e gestionali. Ma cosa hanno le Ong di particolare rispetto ad altre organizzazioni?
Le Ong operano su tutti gli ambiti di Terzo settore: in prevalenza le organizzazioni intervengono a livello sovranazionale, realizzano interventi di Cooperazione Internazionale, di emergenza, attività educativa, disegnano e realizzano progetti. Per farlo attingono a risorse pubbliche e private, nazionali e sovranazionali, coerenti con i propri piani di sviluppo e nei luoghi di intervento reperendo donazioni per la propria missione istituzionale. Nella nostra pluriennale esperienza abbiamo sperimentato come le Ong affrontino questioni relative alla progettazione, al cofinanziamento, alla delocalizzazione, alle partnership, alle distinzioni e ai collegamenti tra oneri relativi all’ente ed oneri di progetto.
È proprio questa connessione delle attività per progetti e del cofinanziamento a loro sostegno che in questi anni hanno spinto le Ong a disegnare impianti contabili per progetti, per finanziatore con strutture in grado di operare il controllo di gestione dei progetti, la loro rendicontazione per finanziatori o per partner, da integrare nel controllo finanziario ed epilogare nel Bilancio d’esercizio.
In questi anni abbiamo visto Bilanci per progetti o per Paesi costruiti per dare una coerente rappresentazione contabile e di bilancio di costi e ricavi per progetti, in linea con la rendicontazione ai finanziatori. Questo è il primo tratto di complessità, ma altri tratti li riscontriamo nella contabilizzazione che ci presenta voci di costi di gestione e attribuibili ai progetti e costi di gestione estranei ai progetti stessi; in parallelo e sovrapposizione avremo costi sostenuti dai partner da rendicontare per completezza ma non presenti nella contabilità dell’ente e così via.
Assieme a ciò abbiamo questioni diverse da rendicontare quali le erogazioni per piccoli interventi di partner o missionari o il sostegno a distanza od attività che raccolgono donazioni e da un lato sensibilizzano la società civile.
Di questo cercheremo di parlare riflettendo di come e in questi mesi le organizzazioni abbiano affrontato questi problemi per costruire un Bilancio articolato per destinazione e natura di costo integrandolo con altre funzioni per la gestione dei progetti realizzando una rendicontazione accurata ed una efficace comunicazione con Bilancio, Relazione di Missione e Bilancio Sociale
Cosa quindi è realmente cambiato per le Ong? Ne parleremo il 17 giugno (dalle ore 15 alle 16,30) insieme al professor Claudio Travaglini – esperto di Bilanci per il Terzo settore di Unibo – ed insieme ad alcuni dirigenti e responsabili amministrativi di Ong.
Per iscriversi qui
In apertura photo by Scott Graham on Unsplash
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.