Non profit

L’immigrato in banca con un sogno: investire nel suo Paese

Un fenomeno nuovo nell'utenza straniera

di Martino Pillitteri

Sette immigrati su dieci hanno un conto in banca. Negli ultimi due anni il livello di bancarizzazione è aumentato del 12%. Nel 2005 i correntisti extracomunitari erano un milione. Nel 2015 saranno 3 milioni. Ma parallelamente a questi buoni segnali, c’è da annotarne altri, meno positivi, rilevati dall’ultima ricerca di Unioncamere: oltre un quarto delle imprese gestite da immigrati non ha mai avuto relazioni con le banche, nemmeno attraverso l’apertura di un conto corrente; da un’indagine diretta su un campione di queste imprese, emerge che meno di un quinto richiede prestiti al sistema creditizio, preferendo l’autofinanziamento o il sostegno di amici e parenti.
Chi sono
I più bancarizzati sono gli ecuadoregni (73,1%), gli albanesi (67,4%), gli egiziani (62,8%), i senegalesi (59,3%), i ghanesi (57,7%) e i marocchini (55,7%). Gli uomini titolari di conto corrente sono il 60,4%, mentre le donne il 50,4. A Milano ha rapporti con la banca il 71,3%, a Roma il 52,6 ed a Palermo il 38%. Il tasso di bancarizzazione degli immigrati dal Marocco a Milano è del 79,2%, mentre a Palermo è del 41,3%. I rumeni bancarizzati a Milano sono il 71,2%, rispetto al 51,1% di Perugia e al 45,3% di Roma.

I servizi
Conto corrente (oltre l’80%) e bancomat (65%) sono i servizi più usufruiti. Seguono quelli di accredito stipendio e addebito sul conto delle utenze (40%). I prodotti collegati al credito (mutui e prestiti personali) sono utilizzati dal 23% dei migranti mentre il 20% fa uso degli assegni bancari e del libretto di risparmio. Le donne generalmente si occupano delle spese ordinarie e del risparmio della famiglia, mentre agli uomini è affidata la gestione straordinaria, per esempio la richiesta dei mutui casa.
Nuove prospettive
«Riscontro delle dinamiche e dei prodotti interessanti che stanno animando la concorrenza tra gli istituti bancari ed altri erogatori di servizi finanziari», dice Luca Visconti, direttore master in Marketing e Comunicazione all’università Bocconi. «La competizione non si gioca più al ribasso dei servizi. La concorrenza vera avviene nell’ambito delle aree di differenziazione come quelle che riguardano il potenziale sviluppo economico locale e l’eventuale accesso ai servizi decentrati. Mi riferisco a mutui per comprare un immobile nei Paesi d’origine e quelli per facilitare degli investimenti fuori dall’Italia».
Per Marco Marcocci autore del libro Migranti e Banche e responsabile della Migrant Banking di Iccrea, la holding delle banche di credito cooperativo, competizione significa più flessibilità e più formazione. Prima di offrire dei nuovi servizi, le banche devono intuire le aspettative dei migranti. Quando gli immigrati mettono in prospettiva di far ritorno nei loro Paesi di origine, il migrant banking dovrà pensare a proporre principalmente dei prodotti e dei servizi di accumulo e di risparmio. «In tal senso», spiega Marcocci, «una formazione del personale bancario in grado di percepire i bisogni del migrante è di primaria importanza».
A questo proposito Marcocci dice «che il problema non sta nel prodotto, o meglio nella confezione con cui si vende un mutuo. Le banche devono lavorare di più sulla formazione del personale, sull’educazione finanziaria e sull’inserimento di mediatori culturali. Questa è la vera frontiera dell’inclusione. Altrimenti si rischia di ghettizzare una fascia di popolazione».

Flessibilità nei prodotti
Secondo la ricerca pubblicata dal Cospe, «Buone pratiche di banche e istituti di credito per l’integrazione di migranti e rifugiati» la Banca Popolare Pugliese partecipa ad un progetto «Interreg» che mira a promuovere l’accesso ai servizi finanziari da parte degli immigrati albanesi in Puglia e l’investimento delle rimesse nel Paese d’origine. Il Banco Popolare di Verona e Novara consente al cliente immigrato di aprire un conto corrente nel Paese di origine, collegato al conto corrente in Italia, per poter ad esempio ottenere un mutuo nel proprio Paese, oltre a svolgere una serie di operazione “parallele”. Il gruppo Veneto Banca concede mutui a condizioni di favore per l’acquisti d’immobili in Romania. Per rispondere meglio alle esigenze dei “nuovi” clienti, AgenziaTu di UniCredit Banca ha facilitato l’accesso al credito richiedendo solo due anni di residenza in Italia per poter richiedere un prestito. E inoltre ha anche cambiato gli orari al pubblico: gli sportelli dedicati sono infatti aperti fino alle 18.15. AgenziaTu e Multi-Ethnic Points di Intesa Sanpaolo impegnano personale multietnico e mutilingua.
Interessante è la crescita di correntisti migranti on line. Nel 2008, l’home banking ha registrato una crescita del 28% rispetto all’anno precedente. Secondo i dati dell’Abi – Associazione bancaria italiana) oltre all’home banking, tra i prodotti che hanno registrato un maggiore sviluppo tra i correntisti si distinguono le carte prepagate (+10%), le assicurazioni danni e salute (+7%), i prestiti personali (+6,5%) e l’accredito di stipendio e pensione (+3%).

Nuova concorrenza
La banche devono anche affrontare la competizione di entità che hanno un core business distinto come Poste italiane. Se gli immigrati sottoscrivono un conto corrente presso Poste italiane, essi possono attivare una carta telefonica con tariffe agevolate per chiamare nei Paesi di origine. In novembre, Poste italiane e MoneyGram, società leader nei trasferimenti internazionali di denaro, hanno lanciato in Italia il primo servizio che permette di trasferire denaro dal cellulare o via web.

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