Rose Busingye è un’infermiera professionale di Kampala. Ha appena compiuto 40 anni. Dal 1992 ha iniziato un’attività di volontariato per le donne affette da Hiv, creando il Meeting point nella capitale ugandese: scopo del Meeting point è non lasciare da soli i malati di Aids davanti alla malattia e alla morte e offrire innanzitutto un rapporto umano, un’amicizia. Rose ha raccontato questa sua avventura in un’intervista al mensile 30 Giorni . Da lì abbiamo preso questo passaggio in cui racconta il suo rapporto con don Luigi Giussani.
« Q uando lo incontravo sembrava che aspettasse proprio te chissà da quanto. Arrivavo lì con l’intenzione di esporgli tutti i miei problemi, ma al vederlo, i pensieri aggrovigliati mi si scioglievano tutti sulla soglia, e non gli dicevo niente. “Ma ci pensi”, mi ha detto don Giussani una volta, “anche se tu eri l’unico uomo dell’universo, Dio sarebbe venuto lo stesso a morire per te! Solo per te!”. A me interessava poco sapere cosa fosse Comunione e liberazione. Ma che Dio prende una cosa che è niente e la salva, che Dio sarebbe venuto sulla terra anche solo per me, è una cosa che ogni volta che ci penso mi commuove. Quando andavo via dal suo studio, uscivo volando. Ripetevo fra me e me: ma se un uomo, un essere umano, limitato come me, mi vuole così bene, allora chissà Dio! Chissà Dio! Io, se pensavo a Dio, immaginavo di poterci giocare, di scherzare con lui, come con un nonno, di fargli le treccine alla lunga barba. Allora gli altri mi dicevano: sei immatura. Una volta gliel’ho detto: “Gius, i miei amici dicono che ho una fede immatura”. Lui si è alzato di scatto, come se volesse andar di corsa a picchiare qualcuno: “Dimmi chi è che dice questo! Se dicono che sei immatura, vuol dire che sono complicati loro!”».
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.