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L’imbarcazione anti-migranti rifiuta l’aiuto dell’Ong salva-migranti

Parla il fondatore di Sea Eye, l’organizzazione tedesca impegnata in operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo, andata in aiuto della nave identitaria anti-migranti C-Star. “Entrare in contatto è stato difficile perché l’imbarcazione non compariva nel sistema AIS e quando siamo riusciti a raggiungerli non hanno rifiutato il nostro soccorso”

di Ottavia Spaggiari

La Valletta – Alla fine C-Star, la nave identitaria anti-migranti, non ha voluto farsi soccorrere da Sea-Eye, l’imbarcazione dell’omonima Ong tedesca che dal 2015 è impegnata in attività di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. «Hanno rifiutato il nostro aiuto», spiega Michael Buschheuer, fondatore di Sea-Eye raccontando che questa mattina Eunavfor Med, responsabile dell’Operazione Sofia, aveva rilevato che la nave si trovava in difficoltà, anche se non si sapeva di che tipo di problema si trattasse. «Abbiamo chiamato il Centro di Coordinamento di Salvataggio in Mare (MRCC) siccome sembravamo i più vicini e ci hanno chiesto di procedere al soccorso, anche se in realtà non era ancora chiaro cosa ci fosse che non andava nell’imbarcazione», racconta Buschheuer come sia stato difficile mettersi in contatto con la barca che non compariva nel sistema AIS (Sistema di Identificazione Automatica), lo stesso che, senza che questo sia però stato provato, è stato imputato alle Ong di spegnere di proposito e che il nuovo codice di condotta obbliga a mantenere sempre acceso.
«Siamo riusciti ad entrare in contatto con la nave solo grazie alla radio, ma quando li abbiamo raggiunti ci hanno detto di non volere accettare il nostro aiuto». Buschheuer ha dichiarato che l’equipaggio di Sea Eye non è nemmeno riuscito a capire quale fosse il problema di C Star. «Probabilmente si tratta di qualcosa legato al motore però non ce l’hanno detto», ha spiegato. «Abbiamo fatto quello che era giusto fare e adesso andiamo avanti, continuando a soccorrere chi, nel Mediterraneo, ha davvero bisogno di essere salvato».

Foto: Ottavia Spaggiari

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