Salute

Lila, è cominciato il dopo Agnoletto

Cambio di guardia nella grande associazione, l'Anlaids. Il nuovo presidente si chiama Bruno Vegro.

di Luca Razza

Lila, dalle piazze alle strade, da Genova a Como. La storia dell?associazione impegnata da dieci anni nella battaglia contro l?Aids e per l?affermazione dei diritti civili dei malati, corre inevitabilmente sul filo degli eventi esplosi con il G8 di Genova e approda all?attività (spesso pilota) della Lila lariana. Una Lila che dopo nove, intensissimi anni di presidenza di Vittorio Agnoletto, ha scelto Bruno Vegro, come nuovo presidente nazionale. Vegro ha 45 anni, ma ne dimostra almeno dieci di meno. Di Agnoletto, oltre a qualche evidente capello in più, conserva una carica apparentemente inesauribile di dinamismo. Ma, visto che siamo in terre manzoniane, parafrasando il grande scrittore, gli chiediamo: «Bruno Vegro, chi è costui?»
Bruno Vegro: Non sono un dottore, non sono un laureato. Ho una storia nel mondo dell?associazionismo giovanile cittadino e nella Lila ci sono entrato quasi casualmente: alla presidenza della sezione di Como c?era quell?Edy Abate di cui sono stato molto amico, forse il primo sieropositivo a dichiararsi tale in Italia. Lo stesso Edy mi convinse a diventare operatore di strada per la Lila e mi volle poi suo successore alla guida della sezione quando purtroppo, sei anni fa, ci lasciò.
Vita:Perché Agnoletto non è stato riconfermato alla guida della Lila?
Vegro: Penso che la motivazione che ha indotto questa scelta sia sotto gli occhi di tutti: con il suo impegno dirigenziale nell?ambito del Genoa social forum, e prima con la scelta di candidarsi nelle ultime elezioni politiche, Agnoletto è andato, nell?ultimo anno, a sovrapporre fortemente un?azione politica all?immagine della Lila, sicuramente aldilà delle sue stesse intenzioni. E questo per un?associazione non è un bene. La stessa adesione ?a macchia di leopardo? delle sezioni Lila ai vari Social forum conferma la natura depoliticizzata dell?associazione.
Vita: Ribaltiamo: perché è stato scelto Bruno Vegro alla guida della nuova Lila?
Vegro: Come dicevo prima, non porto titoli in dote ma soltanto i frutti di un lavoro iniziato, qui a Como, da Abate e continuato in questi anni con me e con tutti gli operatori. Un lavoro che ci ha visti sempre sulla strada, fra i tossicodipendenti, in giro con il camper dell?unità mobile, vicini alle esigenze e alla dignità spesso perduta di queste persone. Qui a Como, in un tessuto sociale tendenzialmente borghese e che potrebbe sembrare refrattario, abbiamo creato momenti e centri di aggregazione per i soggetti con problemi di dipendenza, abbiamo ottenuto risultati concreti, quasi incredibili, che oggi si misurano anche con le partnership avviate con il Comune, con la locale Asl, con il Sert. Se la Lila oggi mi vuole alla sua presidenza nazionale credo che lo voglia per rifondare non solo un?immagine magari distorta dagli eventi dell?ultimo anno, ma per scendere sempre di più sul terreno della costruzione di progetti in seno alla riduzione del danno, sull?azione diretta, sulla promozione della lotta all?Aids. Di Aids, non dimentichiamolo, si muore ancora e in forma sempre molto ?democratica?.
Vita: Come immagina questa svolta?
Vegro: Diciamolo subito e chiaro: non ci sarà un drastico ?dopo Agnoletto?. Quello che Vittorio ha fatto per la Lila e per migliaia di persone sieropositive in Italia non può essere cancellato né in un giorno né mai. Agnoletto, seppur passato ad altri impegni, rimarrà consulente medico-scientifico.Un ruolo in cui, per competenza, è francamente insostituibile.
Vita: Sarà un?eredità pesante?
Vegro: Credo sinceramente di sì. Ma non tanto per i compiti che mi si pongono. Non vorrei che qualcuno, continuando a guardare la realtà dal suo caleidoscopio ideologico, mi dicesse un giorno: «Vegro è un no global». Non ho, e quindi non voglio, alcuna semplicistica etichetta addosso. L?unica cosa che porto al petto, e di cui sono fiero, è la spilla della Lila. Spero, ovviamente che la Lila, al tempo stesso, possa continuare a essere fiera di me.

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