Stati Uniti
Licenziamenti e distruzione di documenti: Usaid è ormai agli sgoccioli
La crociata di Washington contro l'agenzia che gestisce gli aiuti esteri si intensifica. Secondo il think-tank Center for global development, la riduzione dei finanziamenti riguarda già il 38% delle spese previste per l'anno fiscale in corso. I settori più colpiti sono agricoltura, protezione, prevenzione Hiv e salute dei bambini

Se si prova ad accedere al sito web dell’Agenzia per lo sviluppo internazionale del governo americano – Usaid, esce fuori un avviso di «congedo amministrativo». La crociata di Donald Trump contro la principale agenzia federale deputata all’amministrazione dei fondi per gli aiuti esteri procede infatti a spron battuto. Dopo aver annunciato, al momento del suo insediamento, lo stop per 90 giorni all’erogazione di quasi tutti i fondi destinati ai progetti di cooperazione umanitaria e sviluppo, a fine febbraio è iniziato lo smantellamento amministrativo tramite l’avvio di una riduzione del personale che riguarderà 1.600 dipendenti.
Le tappe dello smantellamento
Non solo. Come riportato dal giornale Politico, nella prima metà di marzo la segretaria generale di Usaid, Erica Carr, avrebbe inviato una mail al personale non licenziato in cui ordinava di distruggere e bruciare «quanti più documenti possibile». Un mese prima, invece, il direttore per la sicurezza di Usaid e il suo vice erano stati rimossi per essersi rifiutati di fornire l’accesso ai propri sistemi informatici ad alcuni dipendenti del Doge, il Dipartimento per l’efficienza del governo guidato da Elon Musk.
Il 25 marzo, il dipartimento di Stato ha notificato ufficialmente al Congresso la volontà di eliminare l’agenzia. Un obiettivo che è sempre più vicino, perché lo stesso giorno l’amministrazione Trump ha vinto un ricorso in appello contro un ordinanza di un giudice inferiore che impediva a Musk e al Doge un qualsiasi ruolo nello smantellamento dell’Agenzia.
In meno di tre mesi già tagliato il 38% dei fondi
A questo quadro amministrativo va aggiunta la parte operativa. Capire a quanto ammontino i tagli ai fondi Usaid nell’anno fiscale 2024-25, però, non è cosa facile, perché mancano rapporti ufficiali disponibili. Tuttavia, a fine marzo il Center for global development – Cgd, un think-tank indipendente che ha avuto accesso ad alcuni documenti riservati ed elenchi sia ufficiali che non, ha stimato i tagli in oltre 13 miliardi di dollari, circa il 38% di quanto previsto. È bene notare, in ogni caso, che il Cgd avvisa che la forbice è molto ampia e che la riduzione dei fondi potrebbe andare da meno del 30 a più del 50 per cento.
Agricoltura e Protezioni i settori più colpiti, ma occhio all’Hiv
In valori assoluti, i settori più colpiti sono Agricoltura (-1.173 milioni di dollari); Protezione, assistenza e soluzioni (-1.112); contrasto, ricerca e prevenzione dell’Hiv/Aids (-1.091); la Fondazione macroeconomica per la crescita (-965 milioni) e i fondi per la Maternità e la salute dei bambini (-877). Tuttavia, in termini percentuali, l’impatto non è sempre lo stesso. Nel caso dell’agricoltura, per esempio, il taglio riguarda l’81 per cento dei fondi totali, mentre per il comparto Protezione, assistenza e soluzioni si parla di una riduzione del 13 per cento. Il taglio alla Fondazione macroeconomica per la crescita è del 12 per cento, mentre quello per la maternità è del 92 per cento. Altri settori duramente colpiti sono Mitigazione dei conflitti e riconciliazione (-99 per cento), Buon governo (-97), Educazione di secondo grado (-96).
Pur essendo “solo” del 20 per cento, particolare attenzione merita il taglio ai fondi per l’Hiv. Oltre agli Usa, infatti, anche Regno Unito, Francia, Germania e Paesi Bassi (insieme i cinque paesi assorbono circa il 90 per cento dei sovvenzionamenti globali nel settore) hanno operato analoghe riduzioni di budget. Secondo uno studio pubblicato su The Lancet Hiv, il passo indietro potrebbe comportare entro la fine del decedessimo oltre 10 milioni di nuovi malati e circa tre milioni di morti.
Sono 36 i Paesi a cui è stato tolto il totale dei finanziamenti
Per quanto riguarda la distribuzione geografica dei colpi della scure trumpiana, il Cgd indica che i Paesi più danneggiati in termini assoluti sono Ucraina (-1.433 miliardi di dollari), Repubblica democratica del Congo (-387), Etiopia (-387), Colombia (-309), Uganda (-307). In termini percentuali, sono 36 i Paesi a cui è stati tagliati il 100 per cento dei finanziamenti, ma mentre in alcuni casi si parla di qualche milione appena, in altri si tratta di centinaia. Tra questi: Moldavia (-164 milioni), El Salvador (-150), Georgia (-130), Senegal (-129), Nepal (-128). Tra chi riceveva oltre 100 milioni di sovvenzioni, hanno superato la soglia del 90 per cento i tagli a: Honduras, India, Indonesia, Iraq, Filippine, Liberia.
L’impatto indiretto
Il taglio agli aiuti esteri voluto dall’amministrazione Trump ha anche degli effetti indiretti importanti, ma difficili da quantificare. Gli Usa, infatti, sono i donatori principali in molti progetti co-finanziati da diversi attori. Senza i fondi americani, alcuni di questi programmi rischiano di non partire del tutto e quindi il totale dei fondi mancanti alla cooperazione e allo sviluppo a livello internazionale è potenzialmente molti più alto, perché nel caso di un progetto comune con Italia e Francia oltre alle risorse di Washington verrebbero a mancare quelle stanziate da Roma e Parigi.
AP Photo/J. Scott Applewhite/LaPresse
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