Formazione

Licei, cambia (quasi) tutto Ce n’erano 700 saranno solo 20

di Maurizio Regosa

La semplificazione è la parola chiave. E poi autonomia degli istituti. Sui nuovi Regolamenti l’opposizione ha detto la sua. Ed è anche stata ascoltata. Che sia la volta buona? È una sfida che vale doppio. Assai più di quella evocata a suo tempo da Andreotti («Ci sono due tipi di matti: quelli che pensano di essere Napoleone e quelli che credono di riuscire a far funzionare le ferrovie»). Ed è la battaglia per riformare la scuola superiore. Un impegno di continuo rilanciato dai titolari dell’Istruzione e sempre slittato. Anno dopo anno: uno stillicidio di legislature al quale i nuovi Regolamenti voluti dal ministro Maria Stella Gelmini (e approvati, in dicembre, dal Consiglio dei ministri) potrebbero porre termine. Se tutto andrà come previsto, nel 2010 partirà il percorso riformatore.

Un tocco bipartisan
Potrebbe essere una buona occasione per un dialogo, finalmente concreto, tra maggioranza e opposizioni. In questo senso alcuni indizi fanno ben sperare: anche in queste settimane vanno avanti vere e proprie prove tecniche di dialogo. Ora, è vero che il Pd preme per far slittare di un anno la riforma, ma quello dell’esecutivo è pur sempre un segnale di attenzione. Come lo è, d’altro canto, la bozza di parere che la commissione Cultura della Camera, presieduta da Valentina Aprea (Pdl), sta per approvare. Complessivamente (e prevedibilmente) la commissione si schiera con la Gelmini, ma non rinuncia a porre alcune condizioni e a raccomandare l’accoglimento di taluni inviti tra i quali quello di rendere il biennio iniziale più orientativo, in modo da rendere possibili scelte reversibili (come aveva suggerito l’opposizione). Di sicuro uno scenario poco conflittuale potrebbe consentire un esame sereno, più nel merito e dunque più accurato, delle proposte avanzate dal ministero dell’Istruzione. E che si possono riassumere in questi tre punti: a) l’identità della scuola secondaria superiore (licei, istituti tecnici, istituti professionali); b) la semplificazione degli indirizzi interni agli ordinamenti, si passa da 204 a 11 per gli istituti tecnici, da 510 a 9 per i licei; c) l’aumento degli spazi di autonomia per quanto riguarda le quote di flessibilità da gestire secondo le esigenze espresse dal territorio, dal mondo del lavoro e delle professioni.
Proposte che fin qui hanno incontrato, per la verità, qualche ostacolo. Ma non solo di natura politica. Ad esempio quello del Consiglio di Stato, secondo il quale la Gelmini si sarebbe spinta oltre la delega.

Un eccesso di autonomia
In particolare i giudici amministrativi hanno rilevato un’incongruenza tra l’eccesso di autonomia concessa dal Regolamento della Gelmini e quella contemplata dal dpr del 1999 che introdusse l’autonomia degli istituti scolastici. Nel mirino c’era l’art. 10 del Regolamento, che accorda ai piani di studio dei singoli istituti una quota che «?non può essere superiore al 20% del monte ore complessivo nel primo biennio, non può essere superiore al 30% nel secondo biennio e non può essere superiore al 20% nel quinto anno, salvo restando che l’orario previsto dal piano di studio di ciascuna disciplina non può essere ridotto in misura superiore a un terzo nell’arco dei cinque anni».
II parere del Consiglio di Stato è stato formulato a fine dicembre, ed è stato seguito da chiarimenti offerti dal Miur che hanno poi spianato la strada al via libero che i giudici si accingono a dare. Ma a spingere per un’accelerazione della “riforma” ci sono motivi politici e in particolare economici. I motivi politici sono legati all’immagine del ministro Gelimini che sulle nuove superiori ha giocato tutte le sue carte. Sul fronte economico invece è Tremonti a spingere. E il perché lo ha spiegato il sito specializzato Tuttoscuola.com facendo un po’ di conti: «Dalla riforma delle superiori sono attese in prospettiva cospicue “economie”attraverso la contrazione delle ore di lezione nominali (poca differenza ci sarà sulle ore effettive, con il ritorno alle ore da 60 minuti), ridurrà sensibilmente gli organici del personale docente».
Quindi con ogni probabilità questa volta si parte. Iscrizioni posticipate a marzo. E riforma che coinvolgerà solo le prime classi e non le due del biennio. Anche in questo caso per venire incontro a un suggerimento dell’opposizione.

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