La semplificazione è la parola chiave. E poi autonomia degli istituti. Sui nuovi Regolamenti l’opposizione ha detto la sua. Ed è anche stata ascoltata. Che sia la volta buona? È una sfida che vale doppio. Assai più di quella evocata a suo tempo da Andreotti («Ci sono due tipi di matti: quelli che pensano di essere Napoleone e quelli che credono di riuscire a far funzionare le ferrovie»). Ed è la battaglia per riformare la scuola superiore. Un impegno di continuo rilanciato dai titolari dell’Istruzione e sempre slittato. Anno dopo anno: uno stillicidio di legislature al quale i nuovi Regolamenti voluti dal ministro Maria Stella Gelmini (e approvati, in dicembre, dal Consiglio dei ministri) potrebbero porre termine. Se tutto andrà come previsto, nel 2010 partirà il percorso riformatore.
Proposte che fin qui hanno incontrato, per la verità, qualche ostacolo. Ma non solo di natura politica. Ad esempio quello del Consiglio di Stato, secondo il quale la Gelmini si sarebbe spinta oltre la delega.
II parere del Consiglio di Stato è stato formulato a fine dicembre, ed è stato seguito da chiarimenti offerti dal Miur che hanno poi spianato la strada al via libero che i giudici si accingono a dare. Ma a spingere per un’accelerazione della “riforma” ci sono motivi politici e in particolare economici. I motivi politici sono legati all’immagine del ministro Gelimini che sulle nuove superiori ha giocato tutte le sue carte. Sul fronte economico invece è Tremonti a spingere. E il perché lo ha spiegato il sito specializzato Tuttoscuola.com facendo un po’ di conti: «Dalla riforma delle superiori sono attese in prospettiva cospicue “economie”attraverso la contrazione delle ore di lezione nominali (poca differenza ci sarà sulle ore effettive, con il ritorno alle ore da 60 minuti), ridurrà sensibilmente gli organici del personale docente».
Quindi con ogni probabilità questa volta si parte. Iscrizioni posticipate a marzo. E riforma che coinvolgerà solo le prime classi e non le due del biennio. Anche in questo caso per venire incontro a un suggerimento dell’opposizione.
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