Welfare
Libri e cucina, un binomio salvavita
Sardegna: maratona per appassionati di letteratura coinvolge anche gli istituti penitenziari di Alghero, Sassari, Quartucciu, Isili
La possibilità per i detenuti di non veder ?naufragare? le loro famiglie è affidata a sei ore di colloqui al mese, ma oggi che l?indulto ha svuotato le carceri si sono, per lo meno, liberati degli spazi e alleggeriti i carichi di lavoro del personale. Allora, forse, si potrebbe cominciare col far funzionare meglio quel poco che c?è, nell?attesa che sia finalmente approvata una legge sulla cosiddetta affettività delle persone private della libertà, che permetta colloqui più intimi, più umani. Come li descrive, su Anagramma, giornale del carcere a custodia attenuata di Lauro, un detenuto, Enrico Bianco: «Penso ai miei familiari che si sono svegliati anch?essi col pensiero del viaggio da fare, li posso vedere mentre prendono un mezzo, due, tre, o la macchina. Nel cuore una scommessa: rivedere il più sfortunato della famiglia. Li ?vedo? mentre preparano le cose da portare a colloquio: i vestiti, qualcosa di buono da mangiare, tutto infilato nei bustoni del supermercato. L?ultimo tratto per arrivare al carcere lo fanno a piedi, coi bustoni in mano e nel cuore l?inquietudine. Io sono ancora in cella, preparato e in attesa. Verranno? Non verranno? L?ora si avvicina ed io affino l?udito. Non mi perdo un rumore della prigione, con la speranza che? da un momento all?altro arrivi la guardia per dirmi: ?Sono arrivati!?».
QUI SARDEGNA
In Sardegna è partita una maratona per appassionati di letteratura che ha coinvolto gli istituti penitenziari di Alghero, Sassari, Quartucciu, Isili. Ma la cosa curiosa è che per l?occasione i detenuti che frequentano i corsi della Scuola alberghiera di Alghero hanno preparato il buffet Leggo, quindi mangio, ispirato ai libri di Vásquez Montalbán e alle ricette del suo personaggio Peppe Carvalho. Libri e cucina sono davvero un binomio che ?salva la vita? in galera: i libri sono una compagnia consolante, e la buona cucina è una delle poche cose che creano dei momenti di distensione nella vita carceraria.
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