Tragedia umanitaria

Libia, ora evitiamo altre morti. In mare

Per le Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani «si aggrava la già difficile situazione della popolazione libica e dei tanti migranti che transitano da lì per arrivare in Italia». Un appello al Governo ad aprire vie di accoglienza legali

di Alessio Nisi

Da sponda di partenza per i migranti ad area di calamità naturale: 30mila sfollati secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni-Oim. Così si è trasformata Derna (case, veicoli e strade sono stati sommersi e travolti), città (100mila abitanti) tra le più colpite dalle inondazioni (con il crollo di due dighe nella Cirenaica) che hanno messo in ginocchio la Libia. Dalle Associazioni Cristiane Lavoratori Italiani – Acli il richiamo a non girarsi dall’altra parte. «Non si può», si sottolinea, «restare indifferenti di fronte ad una tale catastrofe che aggrava la già difficile situazione della popolazione libica e dei tanti migranti che transitano da lì per arrivare in Italia».

Responsabilità morale


Le Acli ricordano poi le parole del pontefice. «Come ha più volte ribadito Papa Francesco, accogliere e proteggere le persone che scappano da catastrofi naturali, guerre o disperazione è una responsabilità morale».

Evitare altre vittime. In mare

La riflessione dell’associazione coinvolge le politiche migratorie nel loro insieme: italiane ed europee. «La difficoltà del Governo nel gestire in questi mesi il flusso migratorio verso l’Italia, con l’hotspot di Lampedusa che ospita circa 10 volte il numero massimo di persone per cui è attrezzato, dimostra che bisogna agire immediatamente per evitare altre morti».

La richiesta è che «il Parlamento e l’Europa», aprano subito, «vie legali d’accesso» e attuino «politiche d’accoglienza condivise». Per le Acli infatti, «le disparità economiche tra paesi, l’incapacità di affrontare i disastri climatici e la mancanza di pace sono il risultato di un ordine mondiale distorto ed è responsabilità di tutti cambiarlo».

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