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Libia, il paese non è nel caos

Secondo Farida Allaghi, ambasciatrice della Libia all'Unione Europea, il suo paese sta facendo progressi. E a Vita.it dice che l'EU non attaccherà i barconi in acque libiche.

di Martino Pillitteri

«Non è vero che in Libia ci sia caos assoluto, che quando si esce di casa bisogna schivare i proiettili, che il governo libico non controlli il paese. I media dipingono la Libia come uno stato fallito, ma non è così». A dirlo è Farida Allaghi, ambasciatrice della Libia presso l’Unione Europea in un’intervista a Vita.it ai margini di una conferenza organizzata dal Crans Montana Forum a Bruxelles.

Allora com’è la vera Libia?
Non nascondo che ci siano problemi, che la situazione sia complicata, confusa, alcune zone sono pericolose, ma non è vero che scorre il sangue sulle strade della Libia, che si spara nei quartieri. C’è stato un perido di caos e di violenza, cosa prevedibile e tipica nelle fasi post rivoluzione, tuttavia la situazione sta migliorando, stiamo riportando il paese alla stabilità. La gente esce, va al cinema, al ristarante, al suq. Piano piano stiamo tornando ad essere un paese normale. I negoziati con l’Europa stanno procendendo anche bene, anche grazie al fatto che abbiamo un nemico (isis) in comune.

L’Eu prospetta la soluzione di mandare navi e soldati che avranno la licenza di sparare ai barconi in acque libiche…
Non succederà. L’Unione Europea ha capito che non è la soluzione per fermare i migranti che vogliono raggiungere l’Europa.
Pensi che noi libici abbiamo appreso della potenziale risoluzione che prevede l’affondamento delle barche nelle nostre acque il giorno in cui è stato annunciato al consiglio di sicurezza dell’Onu. Non siamo stati neppure consultati. La solita storia delle istituzioni che predicano la condivisione e la partacipazione ma poi fanno a modo loro. Una storia sentita troppe volte. Un modo per bloccare il flusso di partenze dalla Libia comunque ci sarebbe. Bisogna intervenire in Niger. La maggioranza dei profughi arriva da là. E’ il paese di trasito. L’Unione Europea lo sa.

Allora che fa la Eu?
Aggrava il problema. Si va avanti con la logica del dialogo culturale corretto e delle conferenze. Sono 40 anni che sento discorsi sempre uguali, che vedo gli addetti ai lavori fare bei discorsi alle conferenze in giro per il mondo in bellissimi alberghi, scrivono papers di analisi ma poi non succede nulla di concreto. Bisogna avere il coraggio di ammettere le criticità del sitema delle agenzie internazionali.

Quali sono?
Non c’è coordinamento tra di loro. Non sono stati implementati metodi per musurare l’impatto dei progetti, e la maggior parte dei soldi degli aiuti finisce alle grandi multinazionali che fanno pagare oro le consulenze per valutare gli aspetti tecnici e di sostenibilità dei progetti nei paesi in via di sviluppo. Per non parlare dei soldi spesi in regali per le first ladis. Aggiungo che ci sono troppi personaggi corrotti, sia tra i funzionari che tra i controller.

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