Welfare

Libertà religiosa: pubblicato il rapporto 2002

Violazioni, soprusi, violenze. Anche il 2001 è stato un anno difficile per la libertà religiosa nel mondo.

di Redazione

Violazioni, soprusi, violenze. Anche il 2001 è stato un anno difficile per la libertà religiosa nel mondo. Per migliaia e migliaia di persone in qualche parte del pianeta è stato anche di più, un vero e proprio “anno orribile” a causa della situazione socio-politica del Paese di riferimento o delle guerre in atto ormai da decenni, come è nel Sudan tra i poteri forti del nord del Paese africano che mirano a mettere le mani sulle ricchezze del sud dello stesso. O semplicemente a causa delle discriminazioni contenute in leggi e normative anche degli Stati considerati piu’ progrediti. Lo dice il Rapporto 2002 sulla libertà religiosa nel mondo realizzato dalla sezione italiana dell’ACS, “Aiuto alla Chiesa che Soffre”. Ritenuto ormai tra i più’ autorevoli e completi strumenti di comprensione e interpretazione sullo stato di uno dei diritti fondamentali dell’essere umano, il Rapporto è alla sua quarta edizione e segnala restrizioni, divieti giuridici a praticare e diffondere la propria fede e riporta anche la cronaca dele violazioni di fatto dell’esercizio del proprio credo religioso. Il Rapporto, coordinato da Attilio Tamburrini, direttore di ACS Italia, e realizzato da Andrea Morigi e Marco Invernizzi con il contributo anche di Luca Diotallevi, sociologo della religione, è stato presentato oggi in una conferenza tenuta presso la sede della Stampa estera in Italia. Le 420 pagine del volume rappresentano una vera e propria fotografia della situazione esistente in 189 nazioni sparse nel mondo, coinvolte chi più e chi meno in questa mortificazione della libertà religiosa. E nessun continente è escluso: si va dall’Europa all’Asia, dall’Africa all’America e finanche all’Oceania che, sebbene conti scarsi episodi riguardanti il tema della liberta’ religiosa, va comunque messa nel conto. “E’ vero che ci sono piccoli ma importanti spiragli di luce, specie in area islamica – commenta Attilio Tamburrini – ma e’ anche vero che ci sono sacche di resistenza alla liberta’ religiosa che devono preoccuparci, richiedendo una maggiore cooperazione internazionale su temi importanti”. E gli stessi avvenimenti dell’11 settembre di un anno fa, e quel che ne è seguito nello scacchiere mondiale, hanno avuto i loro riflessi, di piu’ nei Paesi ad orientamento islamico. Da qualche parte negativi, perche’ hanno indotto una recrudescenza delle violazioni della liberta’ religiosa, mentre da qualche altra parte, specie tra i Paesi più moderati della stessa area religiosa, hanno prodotto un esito positivo, a cominciare dall’esigenza di una maggiore riflessione. Ciò non toglie pero’ – dice ancora Tamburrini – che complessivamente la situazione non sia delle migliori, “anche perche’ dobbiamo fare i conti con residui delle ideologie del Ventesimo secolo, come si registra per alcune aree dell’Europa, ed inoltre con il grave fenomeno delle identificazioni tra aspetto religioso e quello etnico-nazionale. Un problema, quest’ultimo, che in un futuro non molto lontano ci coinvolgerà molto e non potremo far finta che non esista. E di esempi ne abbiamo già diversi, anche tra i cristiani: basti pensare agli ortodossi-serbi che identificano gli aspetti religiosi con quelli nazionalistici”. Europa Analizzando le diverse situazioni, viene fuori così che ad esempio in Europa da una parte – area occidentale – pare attenuarsi la spinta delle autorità civili verso politiche laiciste, pur rimanendo in vigore legislazioni potenzialmente discriminatorie, mentre resta grave la situazione in alcuni Paesi ex-comunisti, come ad esempio Russia e Ucraina, “dove la Chiesa cattolica e altre denominazioni cristiane continuano a subire pesanti limitazioni delle proprie attivita’ di evangelizzazione”. E in Bielorussia la politica di favoreggiamento – dice il Rapporto – della Chiesa ortodossa ha causato un aumento della discriminazione religiosa”. E se in Bosnia Erzegovina vengono impartite lezioni di religione nelle scuole dele tre etnie (serba, croata e bosniaca), è vero anche che esiste la tendenza a limitare le ore di lezione per le confessioni laddove, a seconda delle aree del Paese, sono considerate minoritarie. Americhe Il Rapporto ACS aggiunge che nel continente americano “un marcato atteggiamento di discriminazione religiosa è purtroppo ancora esistente”, e viene citato in primo luogo il caso di Cuba e degli alleati di Fidel Castro nel Sudamerica. Episodi gravissimi sono stati denunciati in Brasile, dove ad esempio il sacerdote italiano Nazareno Lanciotti nel febbraio 2001 e’ stato costretto da alcuni assalitori a giocare con una pistola alla “roulette russa”. E la quarta volta che hanno premuto il grilletto dell’arma puntata contro la nuca del prete, e’ partito il colpo mortale. Asia L’Asia è la parte del pianeta maggiormente carica di problemi legati alla liberta’ religiosa. Alle storiche persecuzioni dei cristiani in Cina (dove pero’ la Costituzione del 1982 parla di liberta’ di credo religioso), Vietnam, Corea del Nord (il Paese più chiuso al mondo) e Laos, si aggiunge la discriminazione attuata dalla gran parte dei Paesi islamici nei confronti dei non musulmani, posti quasi ovunque in una condizione di inferiorità sociale. Nelle Filippine i 63 milioni di cattolici battezzati convivono con l’incubo degli attentati e dei rapimenti da parte degli estremisti islamici. Nella regione del Caucaso, specie nelle Repubbliche ex-sovietiche, fatica ad affermarsi il rispetto delle scelte religiose degli individui e c’e’ una costante violazione delle liberta’ legate alla propria confessione. In India emerge “un pericolo crescente costituito dall’estremismo indu'”. E problemi ci sono anche negli Stati a maggioranza buddhista, come Bhutan e Sri Lanka, dove l’attivita’ missionaria conosce numerosi ostacoli di tipo politico e religioso. In Arabia Saudita la libertà religiosa è praticamente inesistente, come del resto in Afghanistan, Ogni culto pubblico che non sia islamico e’ severamente proibito e punito, mentre il culto privato rimane sottoposto a varie restrizioni, nonostante le affermazioni in senso contrario del governo. Ai cristiani e agli “infedeli” non e’ consentito costruire un cimitero per seppellire le spoglie dei propri defunti, ne’ tantomeno celebrarne i funerali. Quindi i parenti devono sbarazzarsi al piu’ presto della salma del congiunto rispedendola in patria. E anche in Israele si segnalano problemi: la politica del governo – spiega il Rapporto ACS – riflette ancora una discriminazione di fatto tra la popolazione ebraica e quella non ebraica, tanto che appena il 2% del bilancio del Ministero per gli affari religiosi va ai non ebrei. Africa In Africa e’ da segnalare il caso dell’Algeria: qui la Costituzione definisce si’ l’Islam come religione di Stato, unica praticabile senza limiti giuridici, ma al tempo stesso proibisce ogni forma di discriminazione basata sulla fede religiosa. Per contro c’e’ l’Egitto, dove il dettato costituzionale garantisce la liberta’ di credo ma il governo impone alcuni limiti a questo stesso diritto, e l’Islam e’ considerato di fatto religione di Stato e principale fonte di ispirazione della legislazione.


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