Welfare

“Libertà era restare”. Lampedusa nello sguardo di Quatriglio e De Luca

"LampeduSani" è un film di soli 20 minuti ma di straordinaria intensità umana e poetica, firmato dalla regista Costanza Quatriglio e dallo scrittore Erri De Luca. A un anno dalla visita di Papa Francesco e dal suo monito contro la "globalizzazione dell'indifferenza",uno straordinario documento poetico ci interroga sulla questione

di Marco Dotti

«Felizes os que partem, não os que chegam aos portos apodrecidos», scriveva il poetabrasiliano Lêdo Ivo. Felici quelli che partono, non quelli che approdano in porti putrefatti. Ma Lampedusa non è un porto putrefatto, un approdo per la globalizzazione dell'indifferenza. Nonostante le tragedie del mare, nonostante i centri di detenzione, nonostante tutto. Lo dimostra la sua gente. La gente che accoglie e quella che arriva, che – ascoltiamo nelle testimonianze di LampeduSani di Costanza Quatriglio, andato in onda ieri sera su Tv2000 –  chiede anche un abbraccio, un sorriso.

«I pubblici poteri chiamano “ondate le spinte migratorie”. Con la parola “ondate” suggeriscono che una terra ferma deve alzare barriere contro le inondazioni. Che vocabolario falso. Sono invece flussi di una nuova forza, energia, che rinnovano le fibbre di una comunità invecchiata. Non sono ondate, sono flussi, non invadono, invece irrorano» – così racconta Erri De Luca.

Esattamente un anno fa, Papa Francesco si era recato a Lampedusa, lanciando fiori in mare, pregando in silenzio e ripetendo, alla domanda “chi è responsabile di questo sangue”, la domanda biblica “dov’è tuo fratello”?

Nell sua omelia, Papa Francesco ricordava che «nella letteratura spagnola c’è una commedia di Lope de Vega che narra come gli abitanti della città di Fuente Ovejuna uccidono il Governatore perché è un tiranno, e lo fanno in modo che non si sappia chi ha compiuto l’esecuzione. E quando il giudice del re chiede: “Chi ha ucciso il Governatore?”, tutti rispondono: “Fuente Ovejuna, Signore”. Tutti e nessuno. Anche oggi questa domanda emerge con forza: Chi è il responsabile del sangue di questi fratelli e sorelle? Nessuno! Tutti noi rispondiamo così: non sono io, io non c’entro, saranno altri, non certo io. Ma Dio chiede a ciascuno di noi: “Dov’è il sangue di tuo fratello che grida fino a me?”. Oggi nessuno nel mondo si sente responsabile di questo; abbiamo perso il senso della responsabilità fraterna. (…) La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. In questo mondo della globalizzazione siamo caduti nella globalizzazione dell’indifferenza» (8 luglio 2013, testo completo ► qui).

Un anno dopo la visita di Papa Francesco, dunque, Tv2000 ha dedicato la sua programmazione al tema, mandando in onda un LampeduSani, di Costanza Quatriglio, scritto dalla regista di Terramatta e Erri De Luca.

Dopo L’isola, ambientato a Favignana. Quatriglio e Erri De Luca tornano a lavorare insieme sul set per raccontare ancora di un’isola. Ne esce un racconto intenso, di 20 minuti, dove il colore intensissimo del mare tutto richiama, fuorché la paura dell’incontro. Si parla dei "partiti", quelli per cui, dice De Luca, «libertà era restare». E si parla di noi. Di quelli, per citare proprio le parole di Lêdo Ivo, evocate da De Luca, che provano fastidio per l’altro, anche quando l’altro sta in piedi e noi stiamo seduti. È questa, la globalizzazione dell’indifferenza. Quella globalizzazione che porta un pescatore a raccontare della sua paura del mare, dopo aver pescato uomini, anziché pesci, ma porta anche a interrogarsi sulle parole.

Racconta ancora De Luca: «Come è diversa Itaca, da Lampedusa, la più desiderata del mare, per chi non la conosce, né sa dove si trova, eppure va alla cieca per raggiungerla, nel viaggio di anni, sotto la rete invisibile dei meridiani e dei paralleli. Itaca è il ritorno di un uomo solo, Lampedusa è l’arrivo delle migliaia. Come è simile a Itaca, Lampedusa, lo stesso mare svelto a cambiare di vento, lo stesso cielo sciolto nell’inchiostro (…) Come è simile a Itaca il sollievo di chi viene da molte onde e sente il capogiro dell’arrivo. Lampedusa è Itaca per chi si è messo in viaggio con la più grande e sgangherata flotta che Ulisse abbia mai avuto».

Ma poi c’è un altro mondo, più piccolo forse, ma umano. Un mondo che come raccontano le donne intervistate prova vergogna per “aver avuto paura” dinanzi a questo altro mondo.  Eppure è qui, non altrove, in gesti che umanamente esitano, che si assiste però al miracolo di quella microfisica della condivisione e della solidarietà che, nonostante tutto, continua a esistere. Un’apertura che è “micro” solo perché fatta di gesti semplici, minuti, come la carezza di una sconosciuta sul volto di un uomo spaventato come un bambini. Gesti piccoli, densi di verità, che dovrebbero interrogare le “verità” vuote dell’Europa e dei governi. 

@oilforbook


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