Si moltiplicano gli interventi del ministro dell’economia per un piano governativo a favore della libertà d’impresa. Subito con una legge ordinaria e addirittura con successiva “blindatura” costituzionale. L’obiettivo è soprattutto sveltire pratiche e procedure per start-up e gestione. Servirebbe però un altro. Un traguardo un pò più ambizioso e, in senso alto, “politico”: favorire la diffusione di diverse tipologie imprenditoriali, ad iniziare da quelle a fini sociali. La legge c’è (nonostante le estenuenti lentezze causate da questo stesso governo che ora gioca il ruolo di “liberal”) e pure i regolamenti attuativi. Le Camere di commercio si stanno muovendo. Basterebbe quindi un piccolo intervento che liberalizzi per davvero l’azione imprenditorale in questo paese. Da altre parti ci hanno già pensato ormai da tempo. Qualche anno fa ero stato invitato a Londra per presentare l’esperienza della cooperazione sociale italiana (!). Il ministro inglese con delega al commercio e all’industria – presente per tutta la durata del convegno (!!) – aprì i lavori dicendo più o meno questo: “la missione del mio ministero è fare in modo che l’Inghilterra diventi il paese al mondo dove è più semplice fare impresa… compresa quella sociale” (!!!). Bello no? Onestamente non credo ci si possa aspettare altrettanto da Tremonti ma un passo in avanti sì. Vedremo i documenti. Intanto invito questo glorioso giornale a presidiare.
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