Welfare

Libertà di stampa: rapporto 2002

Meno morti ma più minacce e aggressioni nel 2002. Le piu' grandi prigioni del mondo per i giornalisti sono il Nepal e l'Eritrea (18), la Birmania (16), la Cina (11), l'Iran (9)

di Paul Ricard

C’e’ chi muore per difendere la liberta’ di stampa: e’ il messaggio di Reporters sans frontieres, che ha fatto ricorso ad una pubblicita’ choc per ricordare che in dieci anni oltre 500 giornalisti hanno perso la vita ”per informare”. Tre celebri giornalisti ben noti al pubblico francese- Christine Ockrent, Guillaume Durand e Emmanuel Chain- rappresentano ”il giornalismo assassinato” in drammatiche foto, uccisi o agonizzanti con un proiettile in fronte, o al cuore, con lo stesso slogan: ”Non aspettate di essere privati dell’informazione per difenderla”. Alla radio e alla televisione, la campagna e’ corredata dalla voce di Alain Souchon, che canta ”Finalmente la liberta’ ha un prezzo: sei euro”, in riferimento al costo dell’album di foto di Edouard Boubat- il famoso fotografo morto nel 1999 che Jacques Prevert chiamava ‘il corrispondente della pace’- destinato a finanziare le operazioni di Rsf in difesa dei giornalisti imprigionati. Attualmente sono 118, otto di piu’ rispetto al 2001, secondo il rapporto 2002 pubblicato in questi giorni da Rsf, e se si aggiungono i collaboratori e i cosiddetti cyberdissidenti si arriva a 163. Le piu’ grandi prigioni del mondo per i giornalisti sono il Nepal e l’Eritrea (18), la Birmania (16), la Cina (11), l’Iran (9), mentre la Corea del Nord e’ il paese piu’ repressivo al mondo in fatto di liberta’ di stampa, secondo la classifica mondiale di RSF per il 2002. Se il numero dei giornalisti uccisi nel 2002 e’ sceso da 31 a 25, e’ fortemente aumentato – del 40%, da 489 a 692 – quello degli arrestati. Quello dei giornalisti aggrediti o minacciati e’ salito addirittura del 100%, da 716 a 1420, e la maggior parte dei casi riguarda l’Asia, che e’ anche stato quest’anno il territorio con piu’ morti – undici – concentrati in Filippine e Bangladesh, seguito dall’America Latina. Nel 2002, secondo Rsf, la lotta contro il terrorismo ingaggiata dagli Stati uniti e i loro alleati dopo gli attentati dell’11 settembre ”ha avuto un impatto negativo sulla liberta’ di stampa”. Numerosi governi ”hanno intensificato e giustificato la repressione di voci dell’opposizione o indipendenti, in nome di questa lotta, peraltro necessaria”. Il rapporto completo sul sito web: rsf.org


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