Cultura
Libertà di stampa?
Reporters sans frontières denuncai: decine di operatori dell'informazione sono in carceere per motivi d'opinione.
di Redazione
Brice Fleutiaux, fotografo francese free-lance, si trova ostaggio dei guerriglieri in Cecenia dal 1° ottobre 1999. Di lui non si hanno più notizie dirette. L?unica comunicazione scritta di suo pugno è arrivata all?inizio di ottobre insieme a una cassetta video ai servizi segreti russi: «Mi trovo in una grotta senza luce, né elettrica, né solare» scriveva Brice. «I miei carcerieri arrivano a qualsiasi ora e mi minacciano con le armi. Sono malato da più di una settimana. Le condizioni in cui mi tengono sono insopportabili. Vi prego, fate qualcosa al più presto».
Brice Fleutiaux è una delle tante vittime difese dall?associazione franceses Reporters sans frontières, che tutela in tutto il mondo i diritti dei giornalisti e dei fotoreporter. Lo scorso 3 maggio si è celebrata la giornata internazionale della libertà di stampa, durante la quale Reporters sans frontières ha diffuso gli sconcertanti dati sulle restrizioni, le denunce e perfino gli omicidi di cui sono vittime i giornalisti. E ha rilanciato le petizioni per la libertà di alcuni di loro, tra cui anche Brice Fleutiaux.
Si tratta solo di un caso tra i tanti di violazioni dei diritti umani e delle libertà a danno di giornalisti indipendenti, che spesso rischiano la vita o vengono addirittura uccisi a causa delle loro opinioni. Nel 1999 ben 36 cronisti hanno perso la vita per questo (il doppio rispetto al 1998), e altri 5 sono stati uccisi dall?inizio del 2000 ad oggi. Sempre l?anno scorso ci sono state 635 aggressioni e minacce a giornalisti, 446 arresti, 400 casi di censura a organi di informazione. Reporters sans frontières chiede inoltre la liberazione di 69 giornalisti incarcerati per le loro idee e i loro articoli. E intanto nel mondo si moltiplicano i casi di intolleranza, che anche Amnesty International denuncia con forza. Ecco alcuni esempi: in aprile in Iran sono stati chiusi 15 giornali perché accusati di offendere il regime dei sacerdoti islamici; un giornalista famoso in quel Paese per le sue lotte a favore della democrazia, Akbar Ganji, deve affrontare ben dieci capi d?accusa per articoli su esponenti politici. In Bosnia Erzegovina continuano le minacce ai giornalisti indipendenti: Zeliko Kopanja, editore di un giornale di Banja Luka, ha spesso denunciato la copertura da parte delle autorità locali delle violazioni dei diritti umani commesse contro i serbi durante la guerra, e per questo è stato gambizzato in un attentato lo scorso ottobre. A gennaio a Lhoksukon, in Indonesia, tre giornalisti sono stati picchiati selvaggiamente dalla polizia mentre cercavano di documentare la perquisizione di sospetti membri dell?opposizione armata. In Bolivia i giornalisti del canale tv Periodistas Asociados Television hanno ricevuto minacce di morte in seguito alla trasmissione di un filmato che mostrava un poliziotto che spartava su una folla di dimostranti lo scorso 8 aprile. E ancora: nella Repubblica democratica del Congo il quotidiano La Libre Afrique ha denunciato un presunto comp lotto dei militari per uccidere il presidente Kabila: per questo l?editore, Freddy Loseke, è stato arrestato e si trova in carcere dal 31 dicembre. Picchiato e torturato, sarà giudicato da un tribunale militare.
Reporters sans frontières continua il suo lavoro in difesa della libertà dell?informazione – che è una fonte di libertà per tutti noi – tutti i giorni dell?anno. Al sito dell?organizzazione (www.rsf.fr) è possibile trovare informazioni aggiornate e dettagliate sui casi di giornalisti ?sponsorizzati? per cui è possibile firmare petizioni on-line. «Fino ad oggi la metà dei circa 100 casi da noi sostenuti si è risolto con la liberazione del giornalista detenuto» dicono da Reporters sans frontières. Una ragione in più per aderire alla petizione in favore di Brice Fleutiaux e degli altri giornalisti ingiustamente perseguitati solo per aver servito una verità scomoda.
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