Economia

Libero, indipendente, positivo:ecco perché ci piace Cgm

L’amicizia tra le due realtà è di vecchia data, e presto si arricchirà. Grazie a una più ampia partecipazione azionaria e uno “scambio” di dirigenti

di Riccardo Bonacina

ual è l?aspetto più convincente dell?esperienza di Cgm? Meglio: quali sono gli aspetti di questa esperienza che ha conquistato noi di Vita, cronisti e raccontatori delle realtà sociali in questo Paese? Essenzialmente tre. Il primo. Innanzitutto la consistenza della sua rete, fatta di quasi 1.400 cooperative sociali distribuite su tutto il territorio nazionale e capace di includere oltre 3.500 persone ?svantaggiate?, la sua realtà fatta di 35mila lavoratori impegnati a fornire servizi di welfare, di 5mila volontari, di un miliardo di euro di fatturato aggregato. Una consistenza e solidità che ha reso negli anni il consorzio Cgm uno dei pochi nodi veri della rete italiana d?esperienze sociali. Una rete spesso in sofferenza proprio per la mancanza di nodi capaci di sostenerne lo sviluppo e le ambizioni. Il secondo. La solidità economica (che sta alla base d?ogni vera indipendenza e libertà) di questa esperienza che, unita alla capacità di visione di una direzione, ha saputo mantenersi partecipata e comunitaria, ha permesso di svecchiare l?immagine stessa della cooperazione italiana, spesso considerata come una sorta di metodologia marginale, interessante solo dentro le nicchie del disagio. L?esperienza delle cooperative del consorzio Cgm ha mostrato come l?esperienza cooperativa, giocata nei territori, o a livello nazionale (con società di servizi e di scopo), possa essere modalità efficiente ed efficace nell?affronto dei più diversi bisogni (dall?accoglienza alla prima infanzia alla qualificazione professionale delle badanti), e modalità d?approccio capace di vera innovazione nelle risposte. Il terzo. Qualche settimana fa su queste stesse pagine il presidente di Cgm, Johnny Dotti, ha scritto: «Senza densità di senso, orizzonte ampio di speranza, il nostro è solo un affannarsi da piccoli Sisifo. Se sta sotto la luce della gioia è invece una libera risposta di cammino, un rendersi disponibili all?incontro. In questi anni ho visto costruire storie meravigliose, figlie solo della fiducia e di uno sguardo di speranza sugli eventi che pur all?apparenza sembravano pesanti come macigni». Ecco, è proprio questa attenzione alla produzione di senso nell?operatività concreta di ogni giorno, è proprio questa capacità di esercizio di una visione positiva e capace di speranza di fronte alle sfide dell?oggi e a qualsiasi bisogno, l?ultimo e definitivo aspetto ad averci conquistato. Perché è questo un esercizio che anche a Vita cerchiamo di praticare, riannodando i fili di un sapere che fatica a diventare cultura, per mancanza di visione e per incapacità di cogliere le sfide. Tre aspetti, dunque: la solidità imprenditoriale che permette libertà e che abilita a diventare nodo per le reti sociali, la capacità di innovazione e la disponibilità a confrontarsi con tutte le sfide dell?oggi sfuggendo la marginalità e la volontà di produrre senso e di fare pensiero e cultura a partire dalla realtà di tante piccole e grandi storie che danno speranza e restituiscono la percezione di cosa sia ?bene comune? a questo Paese. Tre aspetti intorno ai quali in questi anni è cresciuta l?amicizia e la collaborazione (come questo inserto testimonia) tra due realtà imprenditoriali non profit come Vita e Cgm. Tre aspetti che Vita e Cgm hanno deciso di sviluppare rendendo più organico e capace di futuro il legame già in essere, grazie sia a un incremento della quota azionaria di Cgm nella Società editoriale Vita sia a una presenza dei rispettivi rappresentanti nelle governance delle due imprese. Non per appoggiarsi reciprocamente, ma per prendere ancor di più il largo ciascuno con le proprie specificità.


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