Sostenibilità

Liberafiumi, la carica dei volontari sulle sponde

di Redazione

Con la campagna «Liberafiumi» lanciata dal WWF, oltre 600 volontari hanno setacciato domenica 2 maggio, in tutte le regioni italiane, le sponde di 29 fiumi alla ricerca della biodiversità perduta: in tutto oltre 600 chilometri di corsi d’acqua monitorati per segnalare in speciali cartografie lo stato delle fasce fluviali e ripariali e delle zone di esondazione. L’obiettivo è la realizzazione di una prima mappa aggiornata sullo stato dei principali fiumi, da presentare alla vigilia della Conferenza nazionale della Biodiversità e avanzare in autunno proposte per la tutela, rinaturazione e valorizzazione.
I dati sono in corso di elaborazione ma da una prima analisi emerge già un quadro desolante: scarichi a cielo aperto soprattutto civili, terreni agricoli che rubano spazio alla poca vegetazione residua, discariche di sostanze inquinanti. Come l’amianto, di cui sono state trovate discariche lungo il Volturno in Campania e l’Aterno in Abruzzo. Una “tradizione”, quella dell’amianto lungo i fiumi, testimoniata da quanto sta emergendo al processo Eternit in corso a Torino: le sponde del fiume Po usate, da più di quarant’anni, come vere e proprie discariche o a cielo aperto. Lungo il Volturno, oltre all’amianto, sono state trovate micro discariche di rifiuti, carcasse di bufali, “bilance” abusive, ma, fortunatamente, anche falchi e diverse orme di mammiferi tipici dell’habitat fluviale.

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