Volontariato

Libera, proibita o… Ecco che droga sar

È vero che la legalizzazione toglierebbe spazio alla grande criminalità che oggi controlla il mercato dell’eroina e della cocaina? Il via libera alle droghe leggere ...

di Gabriella Meroni

In questi giorni nel nostro Paese si è riacceso il dibattito sulle tossicodipendenze. Si è parlato di legalizzazione della cannabis; della somministrazione controllata di eroina in Svizzera; si è proposto di realizzare a Roma lo stesso servizio. E sono tornati in auge termini come depenalizzazione e liberalizzazione. Discussioni che sicuramente continueranno durante tutto il 1998. Per non perdersi nel dibattito, ecco dieci domande e dieci risposte di esperti.

  1. Depenalizzazione, legalizzazione, liberalizzazione. Non ci si capisce più niente… Che significano precisamente ciascuna di queste definizioni?
  2. Riccardo Gatti: La depenalizzazione consiste nel non prevedere sanzioni di alcun tipo – nemmeno amministrative, quindi – per il consumatore di sostanze stupefacenti. In pratica, si tratta di permettere il consumo personale. La legalizzazione consiste nel consentire e controllare il mercato delle sostanze stupefacenti: lo stato esercita un controllo sulla vendita, che può essere poi svolta anche da privati. La legalizzazione consente quindi sia il consumo, sia la vendita entro certi limiti. L?esempio più famoso sono i coffee shop olandesi, dove si vende la cannabis e suoi derivati. La liberalizzazione è un passo in più: in un mercato in cui il consumatore è libero di acquistare la sostanza, chiunque è autorizzato a produrla e a venderla.

  3. Droghe leggere e droghe pesanti. Ha senso questa distinzione oppure no? La droga fa comunque male alla salute al di là delle politiche più o meno proibizioniste?
  4. Don Pierino Gelmini: La distinzione tra droghe leggere e droghe pesanti non ha senso. Voglio ricordare che se non è vero che tutti quelli che cominciano con le droghe leggere finiscono a quelle pesanti, è vero invece che tutti quelli che consumano quelle pesanti hanno iniziato con quelle leggere. E poi non capisco perché si faccia un?enorme campagna contro le sigarette e non contro le droghe leggere, che fanno altrettanto male, se non di più. Probabilmente perché ci sono in ballo interessi enormi. Comunque penso che se si avvalla la distribuzione, in qualsiasi forma la si attui, si avvalli anche la coltivazione, e i risultati di questo sarebbero disastrosi.
    Don Vinicio Albanesi: Più che distinguere tra droghe leggere e droghe pesanti, occorre fare una distinzione tra diversi tipi di consumatori. Se infatti un adulto può sopportare tranquillamente qualche spinello, come fa con l?alcol e il fumo, i più giovani rischiano di più: innanzitutto nei ragazzi la droga leggera crea problemi relazionali e, a lungo andare, dà anche dipendenza. Comunque mi sembra ci sia dell?ipocrisia in questi discorsi: da un lato ci si preoccupa per i giovani quando vanno forte in macchina, o stanno in discoteca per notti intere, e poi nessuno condanna gli spinelli. C?è qualcosa che non va…

  5. Negli Stati Uniti sono scesi in campo a favore della legalizzazione gli gnomi della finanza e il presidente Clinton. È ragionevole pensare che la questione della legalizzazione sia spinta anche da enormi interessi economici?
  6. Riccardo Gatti: Anche se è difficile disegnare scenari non ancora realizzati, direi che la questione economica è senza dubbio uno degli elementi in gioco nella partita della legalizzazione, anche perché se un prodotto viene commercializzato legalmente c?è sempre qualcuno che ci guadagna, cioè chi lo vende e distribuisce. Questo è il problema: chi avrà l?incarico di vendere la cannabis? Bisogna stabilire poi anche quale tipo di meccanismi regolano la produzione e la distribuzione, cioè a chi sono affidate: nel caso, ad esempio, che il commercio della cannabis fosse gestito dalle multinazionali del tabacco, è chiaro che gli interessi economici sarebbero elevatissimi.

  7. La legalizzazione toglierebbe l?affare alla criminalità?
  8. Gatti: Se passa l?ipotesi della legalizzazione l?unico modo per sottrarre il business alla criminalità è realizzare una distribuzione legale davvero concorrenziale, cioè capillare, priva di vincoli, qualitativamente elevata e soprattutto a prezzi competitivi. Ma non solo: per sconfiggere la criminalità il mercato legale dovrà soppiantare del tutto quello illegale, quindi cercare di accaparrarsi gli stessi clienti. Scatterà quindi una concorrenza tra Stato e criminali, e questo sinceramente mi preoccupa. C?è poi un?altra questione: se, come è probabile, il mercato legale non potrà vendere cannabis ai minorenni, questi dovranno rivolgersi di nuovo al mercato degli spacciatori, e paradossalmente a spingerli verso di loro sarà proprio lo Stato. Possiamo accettare che ciò si verifichi? Secondo me no. Non è una prospettiva accettabile quella di un doppio mercato (illlegale e legale) che rischierebbe di stritolare, affascinando con tutte le sirene possibili, soprattutto i più giovani.

  9. È ragionevole pensare alla depenalizzazione dei reati connessi all?uso delle droghe leggere? A che risultati positivi porterebbe la depenalizzazione rispetto alla legge attuale sanzionatoria?
  10. Don Antonio Mazzi: Noi siamo contrari al carcere per i tossici, ma parole come penalizzare o depenalizare non fanno parte del nostro vocabolario. Noi dobbiamo cercare di convincere i ragazzi che quando fanno queste esperienze devono affrontare un cammino di rieducazione, punto e basta. Non voglio essere etichettato come liberalizzatore o forcaiolo, il duello tra antiproibizionismo e repressione è sbagliato, siamo persone serie e vogliamo che chi sbaglia capisca che deve recuperare. I politici non riescono a capire cosa significa educare, allora dicono che siamo proibizionisti, ma semplificare in questo modo non va bene. Non è depenalizzando e basta che i ragazzi capiranno che devono cambiare strada.
    Massimo Barra: La depenalizzazione è ragionevole. Il codice penale serve a poco, l?entità del crimine secondo me meriterebbe di essere sanzionata con pene alternative, di tipo amministrativo, come le contravvenzioni. Inoltre la depenalizzazione ridurrebbe la patologia criminale indotta artificialmente con il carcere, che in genere complica la situazione del tossicodipendente, specialmente nel nostro sistema. Siamo nel Duemila: è possibile che non esistano sistemi sanzionatori meno barbari della galera, che rende criminali persone che magari quando sono entrate per reati di droga non lo erano? Con la legge attuale aumentano i contatti tra chi è criminale e chi no, e alla fine si avranno più criminali o comunque più emarginati. Conviene?

  11. La depenalizzazione delle droghe leggere è per forza l?anticamera della legalizzazione?
  12. Gelmini: Occorre distinguere i due termini. Per depenalizzare occorrerebbe che ci fossero alternative valide. E finora non ci sono. Anche perché, depenalizzando, si arriverebbe a considerare la droga un diritto, come la casa e il lavoro, e non è così. Il problema è aiutare i giovani a non entrare nella droga. Il problema della sperimentazione svizzera era di diminuire i danni per quei ragazzi che erano considerati irrecuperabili. Quindi i dati riferiti sono un successo perché hanno diminuito le morti, ma non mi risulta che in molti siano usciti dal tunnel. Le nostre comunità, invece, proprio a Natale hanno festeggiato i 900 ragazzi usciti dal circolo vizioso. Qualcuno, magari, ricadrà. Ma noi siamo qui apposta.
    Albanesi: Secondo me depenalizzare non serve. Ci vorrebbe una ?attenzione diffusa?, che non è né disinteresse al problema, né condanna di chi consuma. Comunque depenalizzare potrebbe essere un tentativo di soluzione del problema. Ma io trovo la depenalizzazione difficilmente praticabile in Italia. Si può tentare, ma senza mai arrivare alla legalizzazione. Nemmeno come esperimento.

  13. È vero che legalizzando la cannabis si ridurrebbe la criminalità e si scoraggerebbero i giovani dal consumare altre droghe? È vero che la legalizzazione avrebbe tra i suoi effetti una diminuzione del consumo di droghe?
  14. Gatti: Secondo me legalizzare la cannabis non avrebbe tra i suoi effetti una riduzione del consumo delle altre droghe, perché se è vero che in questi anni la cannabis non era legalizzata, è anche vero che chi la voleva poteva trovarla dappertutto senza problemi, quindi la situazione attuale dei consumatori non è molto diversa da quella che si presenterebbe in caso di legalizzazione. Nonostante questo, però, negli ultimi anni il mercato dell?ecstasy e della cocaina è cresciuto. Trovare con facilità la cannabis non significa allontanare i consumatori da altri tipi di droghe. Anzi, ecstasy e cocaina stanno facendo sempre più adepti. I due mercati sono quindi abbastanza impermeabili, e non è provato che la condizione di uno influenzi quella dell?altro.

  15. Dalla Svizzera un bilancio positivo sull?esperimento durato tre anni di somministrazione controllata di eroina ad oltre 1000 tossici irriducibili. Sarebbe utile esportare in Italia queste esperienze di somministrazione controllata di droga? Che differenza con mantenimento a metadone?
  16. Albanesi: Innanzitutto l?esperimento svizzero era una sperimentazione limitata nei numeri e rivolta a chi era considerato ormai irrecuperabile. Allora, se si vogliono mantere dei ragazzi nella droga con il minimo danno possibile, è una strada possibile. Ma non si può pretendere che da quel progetto qualcuno ne venga fuori. In Italia quel sistema sarebbe applicabile come esperimento limite, ad esempio su una persona che si buca da 20 anni, ha passato 20 comunità, 20 Sert e si buca ancora. In questi casi si potrebbe tentare, e poi i risultati si valuteranno sul campo. Anche perché, in effetti, oggi non c?è una vera e propria sperimentazione in Italia. Anche per il metadone non c?è uniformità di comportamento su tutto il territorio. Mentre forse ci sarebbe bisogno di una sperimentazione anche da noi, ma con un programma rigoroso, per non rischiare che quei ragazzi si servano sia della droga di Stato che di quella clandestina.
    Mazzi: Secondo me non c?è bisogno di copiare esperienze straniere, oltretutto molto più fallimentari di quanto ci facciano credere, per strappare i giovani dalla droga. Sono contrario agli esperimenti, anche su piccoli gruppi controllati, di distribuzione dell?eroina. La giustificazione secondo cui questi giovani fanno parte dello ?zoccolo duro? degli irriducibili, coloro che non ne usciranno mai, è pretestuosa. Gli irriducibili non esistono: la mia comunità è piena di ragazzi che per gli svizzeri sarebbero stati destinatari di distribuzione controllata, e invece riescono a disintossicarsi. Quanto al metadone, noi non lo utilizziamo come terapia di mantenimento, ma lo somministriamo a scalare a coloro che già ne facevano uso presso il Sert e che non possono sospenderlo da un giorno all?altro. Ma la strada maestra per me resta l?astinenza.

  17. La somministrazione controllata può essere estesa ad altro tipo di droga pesante che non sia l?eroina? Che politiche per le nuove droghe?
  18. Gatti: A livello di sperimentazioni su gruppi selezionati e con fini definiti a mio avviso è possibile fare somministrazione controllata. Si tratta però di piccole sperimentazioni controllate: pensare che chiunque possa rivolgersi ai servizi e ottenere la dose di droga che gli serve è un po? difficile, perché la situazione potrebbe sfuggire al controllo: nel momento in cui il tossicodipendente richiede la droga nelle dosi che vuole, se il servizio la sospende l?utente si rivolge al mercato clandestino, se continua a dargliela non lo controllerà più. Inoltre mi sembra che le politiche di riduzione del danno mediante trattamenti con metadone siano abbastanza adeguati, mentre è carente la parte dei servizi che propongono di uscire definitivamente dalla droga. In questo momento non si può mettere tutto assieme, somministrazione controllata di droga, terapia con metadone e uscita definitiva. Riguardo alle nuove forme di abuso (ecstasy, cocaina ecc.) non esistono politiche serie, e questo è un fatto grave: il dibattito politico sulla droga si sta polarizzando sulla legalizzazione della cannabis, ma intanto si sta creando una situazione in cui sorgono nuovi fenomeni di abusi non combattuti adeguatamente. Noi operatori dei Sert, gli esperti di questo campo, non veniamo chiamati a elaborare insieme ai politici delle strategie complessive, mentre dall?altra parte della barricata c?è un mercato che si sta organizzando sempre più, come quello dell?ecstasy che ormai ha una distribuzione e penetrazione tutt?altro che casuale.

  19. L?eventuale legalizzazione della cannabis come cambierebbe l?azione delle comunità di recupero? E dei Sert?
  20. Gelmini: Se si dovesse arrivare a legalizzare le droghe, le nostre comunità avranno ancora più da fare, proprio perché il nostro scopo è restituire i ragazzi alla vita, non cercare di limitare i danni, come fanno i Sert.
    Mazzi: Il lavoro delle comunità non cambierebbe per niente, io continuerei per la mia strada pur essendo sempre più convinto di non essere capito, specialmente dai politici.
    Gatti: La situazione dei Sert non cambierebbe: di fronte a qualunque forma di dipendenza, compresa quella da cannabis, noi abbiamo il dovere di iniziare un trattamento; che poi questa dipendenza venga contratta da un mercato legale o illegale non ci interessa, il risultato (e quindi la nostra azione) non cambia.

Gli interlocutori

don Antonio Mazzi
CHI E?      Veronese, dal 1956 sacerdote
dei servi della divina Provvidenza
COSA FA       Nel 1984 ha fondato la comunità
Exodus per il recupero dei
tossicodipendenti attraverso la
formazione professionale
DOVE      Exodus conta oggi 25 sedi in
tutta Italia e all?estero

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don Vinicio Albanesi
CHI E?      Da tre anni è presidente del Coordinamento nazionale
comunità di accoglienza(Cnca)
COSA FA       Il Cnca si dedica alle emergenze
sociali (droga, Aids, carcere)
DOVE      Il Cnca conta più di 120 gruppi in Italia, con 5.000 operatori e 239 comunità per tossicomani

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don Pierino Gelmini
CHI E?      Lodigiano, sacerdote dal 1949.
COSA FA       Ha fondato la Comunità Incontro che oggi conta 200 comunità
DOVE      150 gruppi sono sparsi per
l?Italia, altri 50 all?estero, in
Spagna, Thailandia, Palestina,
Canada, Colombia, Bolivia,
Costa Rica, Slovenia, Brasile

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Massimo Barra
CHI E?      Medico, dal 1974 si occupa di tossicodipendenza
COSA FA       È primario della clinica Madonna del tufo di Rocca di Papa (Roma)
DOVE      A Roma 1976 ha fondato Villa Maraini, la più antica comunità di
recupero per tossicodipendenti
della capitale, con 1200 ospiti

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Riccardo C. Gatti
CHI E?     Professore di sociologia della medicina, primario al Sert Usl 41
COSA FA      Ha pubblicato ?Lavorare con i tossicodipendenti?; ha inoltre
curato il volume ?Ecstasy e nuove droghe?
DOVE      Dal 1982 coordina servizi per le tossicodipendenze a Milano

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