Volontariato
Libano: rete Caschi Bianchi sostiene proposta forza civile di pace
Attenersi alla risoluzione 49/138/B e ascoltare i ripetuti appelli dellONU a partire dal 1994 in poi per la costituzione di contingenti nazionali di Caschi Bianchi
di Paolo Manzo
La Rete Caschi Bianchi (coordinamento degli enti: Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Caritas Italiana, Volontari nel Mondo FOCSIV e GAVCI) impegnata da anni con gli obiettori di coscienza ieri e con i giovani in Servizio Civile Volontario oggi in missioni all?estero di promozione della pace, dei diritti umani, dello sviluppo e della cooperazione fra i popoli esprime soddisfazione per la proposta della Vice Ministra alla Cooperazione Patrizia Sentinelli al Tavolo per la ricostruzione del Libano in ordine alla costituzione di una forza civile di pace che favorisca il processo di ricostruzione e la soluzione nonviolenta del conflitto. Da anni la Rete, con l?impegno sul campo di obiettori di coscienza e di volontari, sollecita le istituzioni italiane a raccogliere la risoluzione 49/138/B ed i ripetuti appelli dell?ONU a partire dal 1994 in poi per la costituzione di contingenti nazionali di Caschi Bianchi.
Al fine di contribuire alla definizione del profilo e del ruolo di una simile presenza, la Rete è disponibile a mettere al servizio delle popolazione Libanese e della ricostruzione della pace l?esperienza maturata in oltre 30 paesi in quasi dieci anni di progetti di servizio civile all?estero ( ricordiamo i progetti realizzati e in corso nei Balcani, in Cile, in Bolivia, in Ecuador, in Guatemala, Hounduras, in Chiapas, in Kenya, in Turchia, in Palestina, in Congo e Ruanda).
I progetti degli enti membri del coordinamento mirano ad essere percorsi di prevenzione sociale dei conflitti per la costruzione/ricostruzione di processi di riconciliazione e di pace con strumenti e metodi nonviolenti attraverso progetti di cooperazione internazionale e interventi di carattere socio umanitario. A partire da questa esperienza, alla Rete preme sottolineare alcuni principi essenziali a cui a suo avviso una simile presenza civile dovrebbe ispirarsi.
– Essere consapevoli che la riconciliazione è un processo di medio/lungo termine che necessita del coinvolgimento e dell?accompagnamento dal basso della società civile.
– Promuovere una strategia di facilitazione della riconciliazione che si concretizza trasversalmente attraverso tutti gli interventi di assistenza umanitaria, ricostruzione, riabilitazione e sviluppo.
– Valorizzare e facilitare tutte quelle componenti della società civile locali impegnate nella promozione dei diritti umani e del dialogo.
– Partire dalla promozione delle fasce più deboli della popolazione in modo neutrale, imparziale e non discriminante rispetto alle varie componenti etniche e religiose della società civile.
– Essere una presenza distinta e autonoma dalle forze armate libanesi e internazionali.
– Essere presenza di monitoraggio, tutela, promozione dei diritti umani.
La Rete inoltre ritiene che la costituzione del contingente poc?anzi citato coinvolga anche le istituzioni responsabili per il Servizio Civile Nazionale al fine di studiare le modalità e le possibilità concrete di sperimentazione anche di progetti di servizio civile.
L?intervento di giovani in servizio civile volontario, seppur in un contesto difficile e complesso come quello del Libano, può essere elemento significativo di riconciliazione dal basso, cooperazione, aiuto e sostegno alla società civile locale impegnata nella ricostruzione del dialogo. Per i giovani questa esperienza risulterà preziosa per la loro crescita e formazione, di cittadini attivi e solidali con le realtà di disagio e povertà presenti sia in Italia che all?estero.
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