Mondo
Libano: quando la montagna partorisce un topolino
I presidenti siriano (al Assad) e libanese (Laoud) annunciano ritiro progressivo delle truppe siriane in Libano. Ma l'accordo non soddisfa la piazza
Entro la fine del mese le truppe siriane di stanza in Libano, 14.000 uomini circa, si concentreranno nella valle della Bekaa, nella parte orientale del paese, a ridosso della frontiera. La decisione, che non soddisfa le attese della comunita’ internazionale di un ritiro tout court del contingente siriano dal Libano, e’ stata presa durante il vertice svoltosi oggi a Damasco fra il presidente siriano Bashar al Assad e il collega libanese Emile Laoud.
Un comunicato congiunto afferma la volonta’ dei due paesi di rispettare la Risoluzione 1559 del Consiglio di sicurezza dell’Onu che chiede il ritiro delle forze siriane dal Libano e indica che dopo che le truppe siriane si saranno ritirate nella Bekaa, nel giro di un mese sara’ presa una decisione sulla loro permanenza.
Intanto, il popolo libanese fa sentire di nuovo la sua voce. Secondo quanto riferisce l’Ansa, la manifestazione indetta oggi dall’opposizione a Beirut si e’ trasformata con il passare delle ore nella piu’ grande protesta di piazza dopo i funerali dell’ex premier Rafik Hariri, ucciso nell’attentato del 14 febbraio. Dopo i comizi nella centralissima Piazza dei Martiri, i manifestanti – almeno 150.000, secondo gli organizzatori – si sono mossi in corteo verso il luogo dell’attentato. I manifestanti inalberano striscioni con la Mezzaluna islamica e la Croce cristiana in cui si legge ”musulmani e cristiani insieme”, ”Assad arrenditi, il tuo tempo e’ finito”, ”Siriani, andatevene via, vi ringrazieremo e vi dimenticheremo”. I manifestanti impugnano anche cartelli con le foto dei capi dei servizi di sicurezza, di cui l’opposizione ha chiesto le dimissioni, con stampigliato sopra il segnale di divieto di transito e la scritta ”Dovete solo andarvene, vogliamo la verita”’, con evidente allusione alle indagini sull’uccisione di Hariri”.
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