Welfare
Lia: In Italia bisogna superare le divisioni sull’immigrazione
"L'importante è capire che una migliore condizione di vita di chi viene da altri paesi giova anche a chi è già qui". Da anni Luigi Lia 'traduce' la giurisdizione in materia per gli enti non profit: la sua visione a 360 gradi è riportata in un libro per la Rete progetto diritti, che presenta venerdì 7 marzo a Milano
Senza la consulenza dell''avvocato Luigi Lia svariate associazioni che si occupano di migranti non potrebbero portare avanti il loro lavoro: è lui che facilita loro la comprensione di ogni singolo atto, decreto o indirizzo legislativo in tema di immigrazione, 'traducendolo' dal linguaggio formale della legge a quello fruibile da tutti. "Mi sono reso conto che senza questo lavoro di filtro delle informazioni si perderebbero molti passaggi fondamentali in materia", spiega Lia, che collabora soprattutto con associazioni milanesi, in primo luogo quelle aderenti alla Rete progetto diritti, con la quale ha appena pubblicato un libro (Immigrati: diritti della persone a doveri della solidarietà, edizioni Junior) che presenta la sera di venerdì 7 marzo alla Casa per la pace di Milano. In anni di lavoro, Lia è diventato oggi un punto di riferimento per capire le dinamiche legate all'immigrazione in particolare in temi di diritti civili.
A oggi come valuta il sistema di accoglienza italiano?
Siamo in una situazione delicata, perché la crisi economica ha messo ancora più in difficoltà l'efficacia di ogni risorsa a tutela dei diritti dei migranti, essendosi aggravata anche la situazione economica generale. Nella Costituzione italiana, così come in alcune Direttive europee, i diritti ci sono, ma il problema è che spesso rimangono sulla carta, avendo a che fare, nel caso specifico dell'Italia, con una legislazione che va in senso contrario, come per esempio la Bossi-Fini, incompatibile con i principi espressi a livello più alto. Non nascondo che alcune situazioni sono in miglioramento, come per esempio l'accesso alle cure sanitarie e al pediatra per quanto riguardi i minori figli di persone senza un permesso di soggiorno regolare in Lombardia: da poco tempo le linee guida e le circolari regionali si sono adeguate, e lo hanno fatto a causa di pressioni giuridiche poste in atto da associazioni come Naga onlus che hanno messo in risalto la disattenzione istituzionale verso le norme anche internazionali in vigore.
Quale dovrebbe essere la road map dei diritti delle persone immigrate?
Mi rifaccio agli esaustivi dieci punti presentati dall'Asgi, Associazione studi giuridici sull'immigrazione, in particolare per quanto riguarda la semplificazione burocratica e l'introduzione di un meccanisco di regolarizzazione ordinaria. A cominciare dalla questione sullo ius soli, bisogna partire dal fatto che il promuovere quanto prima una legge giova non solo a chi da anni la aspetta, basti pensare alle migliaia di minori stranieri che hanno vissuto più in Italia che nel proprioo paese d'origine e che per cavilli legali a 18 anni rischiano di essere allontanati dal paese se non trovano subito un lavoro: in questo caso il ricorso al giudice dà spesso loro ragione, ma una legge organica non genererebbe più questi problemi, con sollievo di tutti, dei diritti di tutti.
In che senso?
Nel senso che l'aspetto fondamentale da tenere a mente quando si parla di diritti dei migranti è l'universalità di tali diritti. Il punto è proprio questo: siamo tutti coinvolti, poiché l'universalità dei diritti riguarda la nostra quotidianità, ed impone di gestire con criterio le risorse disponibili. L'accoglienza è un tema delicato, difficile da trattare e che spesso divide, ma è fondamentale andare al di là delle prese di posizione, superando il conflitto verso una soluzione che accontenti il più possibile tutti.
E' pronta la società italiana a un passo del genere?
Non saprei, ma potremmo essere sulla buona strada. Viviamo la difficoltà attuale anche a causa di una contraddizione delle politiche neoliberiste: c'è una grande libertà nella circolazione di merci e denaro ma non altrettanta per quanto riguarda le persone. Bisognerebbe valorizzare il concetto dell'individuo come essere sociale in relazione con gli altri: solo così può concretizzarsi, non solo per quanto riguarda l'immigrazione, ma in generale per quanto riguarda la nostra convivenza civile, il principio dell'art. 2 della Costituzione italiana, che stabilisce non a caso un rapporto stretto fra diritti umani inviolabili e doveri di solidarietà.
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