Welfare
L’housing sociale entra nel piano casa
L'assessore Scotti: «3mila alloggi con affitti fra i 300 e i 400 euro mensili». Le associazioni? «La loro voce sarà ascoltata»
Piano casa, con (gradita) sorpresa in Lombardia. Nel progetto di legge varato il 3 giugno dalla Giunta regionale infatti fa capolino anche l’housing sociale.
Sono quattro i tipi di intervento previsti dal testo che in queste ore è al vaglio del Consiglio regionale e che diventerà legge entro la prima metà di luglio: il recupero e il riutilizzo di volumetrie abbandonate o sottoutilizzate (con un investimento previsto fra i 487 e i 527 milioni); l’ampliamento fino al 20% (e comunque non più di 300 metri cubi) del volume complessivo di edifici mono e bifamiliari, ovvero di edifici almeno trifamiliari con volumetria non superiore a mille metri cubi (circa 2,5 miliardi); demolizione e ricostruzione di edifici residenziali e produttivi, con un bonus volumetrico sino al 30% del volume presistente, aumentabile al 35% in presenza di adeguate dotazioni di verde (fra i 700 milioni e 1,43 miliardi); e, infine, la riqualificazione di quartieri di edilizia residenziale pubblica (420 milioni di investimento, di cui 280 come co-finanziamento pubblico). Queste ultime risorse serviranno a creare, secondo il Pirellone, fino a un massimo di 3mila nuovi alloggi «molti dei quali di housing sociale», aggiunge l’assessore alla Casa e Opere pubbliche, Mario Scotti. Lo stesso Scotti parla di affitti che «a seconda delle città potranno andare dai 300 ai 400 euro al mese», specificando comunque che gli interventi di edilizia convenzionata riguarderanno «esclusivamente le aree periferiche», visto che «dopo la legge sui sottotetti non ci sono più volumetrie disponibili nei centri storici».
Per gli interventi di edilizia residenziale e housing sociale la norma prevede incentivi volumetrici fino al 40% del patrimonio esistente a condizione che siano rispettati i requisiti di risparmio energetico e antisismici e siano avviati contestualmente interventi di recupero sull’intero quartiere. Cosa s’intenda con questo ultimo passaggio lo chiarisce lo stesso Scotti: «Il punto di riferimento sono i contratti di quartiere, non vogliamo certo dare il via libera a nuovi quartieri dormitorio». In altre parole «terremo in grande considerazione il tessuto sociale del territorio, in modo che agli abitanti non vengano a mancare i supporti sociali e le reti di prossimità e di sostegno».
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