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l’hotel rwanda degli ebrei
Cinema Carlo Lizzani racconta l'Olocausto sul lago Maggiore
di Redazione

Fu su una sponda del lago Maggiore che ebbe luogo in Italia, nel 1943, la prima strage di ebrei. Sfollati dalle città del Nord, avevano cercato un rifugio lì, in un albergo gradevole che oggi non esiste più e che fu una specie di piccola oasi dove le leggi razziali non trovarono cittadinanza (quelle stesse che, come ha di recente detto Napolitano, aprirono la strada all’Olocausto). Fu qui che, immediatamente dopo la fuga di Badoglio e la resa dei sedicenti regnanti, fece irruzione un manipolo di nazisti che sequestrò e dopo pochi giorni uccise donne, uomini, bambini.
Esplicitamente strutturato sul ricordo di una delle sopravvissute, la cui dolorosa presenza apre e chiude la pellicola, Hotel Meina di Carlo Lizzani – tornato dopo molti anni dietro la macchina da presa – racconta quelle ore, immaginando lo sconforto, l’angoscia, la consapevolezza drammaticamente crescente di quei perseguitati di fronte alle strategie crudeli dei tedeschi, alla diseguale reazione degli italiani.
In quel piccolo assurdo universo che fu l’albergo (gestito da una famiglia di ebrei di origine turca), Lizzani riesce ad individuare e mettere in scena una storia esemplare. Per l’assenza di una reazione da parte delle vittime. Per la banalità degli aguzzini. Per l’opportunismo di quanti seppero prontamente adeguarsi (e poi dimenticare). Per la solidarietà di pochi (non solo i partigiani, ma anche persone comuni, che cercarono di aiutare i sequestrati).
Temi noti e più volte dibattuti, ai quali la pellicola non aggiunge moltissimo. Ma su cui, a distanza di tanti anni e in un’epoca che tende a essere parecchio smemorata, è sempre bene ritornare. Hotel Meina è comunque un’opera di fattura egregia, impeccabile nella ricostruzione scenografica e nella regia (molto controllata, prevedibile in molti passaggi salvo che nel finale), che si colloca – spesso citandola esplicitamente – nella consolidata e ricchissima filmografia che ha affrontato, dal dopoguerra, il rapporto tra nazismo, fascismo, antisemitismo e persecuzioni.
A differenza però di molti altri film storici, questo di Lizzani, la cui sceneggiatura è tratta dall’omonimo romanzo di Marco Nozza, non offre un resoconto del tutto fedele e intenzionalmente dice qualche piccola bugia. Introduce infatti la figura di una giovane tedesca antinazista che cerca di salvare gli ebrei. Un’invenzione che è stata contestata da parte di alcuni e che il regista ha difeso invocando la sua intenzione di alludere anche all’altra Germania, quella che non partecipò al massacro.
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