Mondo
L’hotel di Vienna dove i rifugiati fanno gli albergatori
Gestito dalla Caritas nella capitale austriaca, il Magdas è già diventato un modello di integrazione
Parlano francese, inglese, spagnolo, portoghese, arabo, russo e farsi. Hanno la pelle nera, gialla, bianca, bruna, chiara e scura. Provengono da 14 Paesi diversi del mondo i dipendenti del Magdas hotel di Vienna, ma la loro vera particolarità è che 20 di loro, su 28 persone impiegate in totale, sono rifugiati. Un esperimento sociale che può trasformarsi in un laboratorio e che per la prima volta crea un’inversione di tendenza: prima erano i richiedenti asilo a essere ospitati, ora sono loro a ospitare. E lo fanno trasformandosi in veri e propri lavoratori.
Il Magdas hotel si trova vicino alla zona del Prater, in Laufbergergasse 12, e un tempo era una casa di riposo per anziani. Gestito dalla Caritas di Vienna, che grazie al crowfunding ha raccolto i 70mila euro necessari a far partire l’iniziativa, è nato con un obiettivo ben preciso: aiutare i migranti o persone a lungo disoccupate a reinserirsi nel mondo del lavoro. Sopra l’ingresso è appesa infatti un’insegna che promette di “smantellare i pregiudizi”. Mentre sul sito dell'albergo campeggia la scritta "soggiorno di mentalità aperta". E anche il nome Magdas (“das Mag”) è un gioco di parole che essenzialmente significa “come questo”.
Anche se per il momento non sembra aver ricevuto un’accoglienza entusiastica da parte degli abitanti del quartiere, l’albergo dei rifugiati ha cinque anni di tempo per dimostrare di riuscire a sopravvivere, ma resta senza dubbio un esperimento straordinario. «Il nostro intento è anche politico: vogliamo dimostrare che chi si trova in Austria legalmente dovrebbe anche essere in grado di lavorare legalmente », ha spiegato Martin Gantner, addetto stampa della Caritas di Vienna. «È inutile per la società che queste persone rimangano disoccupate per tanto tempo; spesso hanno molte abilità non ancora sfruttate. Noi stiamo cercando di offrire soluzioni. Attraverso Magdas, le persone stanno imparando diversi modi di rapportarsi ai migranti». E il presidente della Caritas, Alexander Bodmann, ha aggiunto: «Vogliamo che questo tipo di iniziative possa diffondersi in tutta Europa. Per dimostrare che i rifugiati dovrebbero essere autorizzati a lavorare».
In Austria, la procedura per la concessione dell’asilo dovrebbe durare circa sei mesi, ma in realtà a volte richiede anni. Dopo tre mesi i richiedenti asilo possono iniziare a lavorare, ma solo come lavoratori stagionali e senza guadagnare più di 110 euro al mese, altrimenti rischiano di perdere il diritto alla previdenza di base e quindi anche all’assistenza sanitaria.
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