Famiglia

L’ex portavoce: «Il giorno in cui aprii gli occhi sull’orrore»

«Serve un'inchiesta internazionale. Le vittime lo meritano»

di Redazione

Lo Sri Lanka di Gordon Weiss, ex portavoce Onu sull’isola, non è più un luogo fisico, campi di lavoro o incontri diplomatici. La sua isola è, da mesi, un groviglio di ricordi che prenderanno forma nel libro in uscita The Cage: La lotta per lo Sri Lanka e gli ultimi giorni delle Tigri Tamil, scritto di getto dopo aver abbandonato le Nazioni Unite all’inizio del 2010 e dopo il ritorno dallo Sri Lanka, terra in cui non può più tornare. «Il governo ha deciso di non rinnovare il visto e io mi sono detto che le persone e i bambini morti in questa guerra meritavano di essere ricordati».
C’è un episodio particolare che segna la sua esperienza in Sri Lanka?
Racconto nel mio libro di un convoglio Onu, bombardato nel gennaio 2009, quando ancora il governo diceva a tutto il mondo che i civili erano salvi e nessuno era stato colpito. I due osservatori internazionali sul convoglio si salvarono e furono testimoni di morti civili a causa delle bombe. Fu una testimonianza molto importante per provare la falsità della narrativa di guerra promossa dal governo, un tentativo di cancellare e nascondere che continua ancora oggi.
Pensa che con l’uscita di questo report sarà possibile istituire un’inchiesta internazionale?
Credo che questo documento sia un punto di riferimento importante, e non solo per lo Sri Lanka. Lord Malloch-Brown, braccio destro di Kofi Annan, la definisce la nuova Guerra Fredda dei diritti umani. La “cortina di ferro” è facile da tracciare: le nazioni occidentali e i loro alleati da un lato, Russia, Cina e alcune nazioni più piccole dall’altro. Gli ostacoli politici per un’inchiesta internazionale sono enormi. Allo stesso tempo però ritengo che un’inchiesta internazionale per chiarire le responsabilità di questi crimini sia necessaria, per il bene delle vittime, della storia e, soprattutto, per costruire i presupposti del mondo che verrà.


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