Europee 2024

L’Europa senza società civile di Giorgia e dei Fratelli d’Italia

Alla vigilia dell’8 e 9 giugno mettiamo sotto la lente i programmi elettorali dei principali partiti e alleanze in vista del voto. Ognuno riletto intorno a cinque parole chiave. Dopo la Lega di Salvini, il Pd e Forza Italia fari puntato sulla piattaforma del partito della presidente del Consiglio

di Stefano Arduini

Mentre gli alleati della Lega pretendono meno Europa e quelli di Forza Italia considerano Bruxelles e dintorni casa loro, al di là degli interventi/interviste/dichiarazioni/polemiche di questi giorni cosa emerge dall’analisi del programma con cui Fratelli d’Italia si presenta alle elezioni europee dell’8 e 9 giugno intitolato “Con Giorgia, l’Italia cambia l’Europa”? Si tratta di una ventina di pagine organizzate per bullet point, introdotte da un testo di una pagina e mezza in cui nell’incipit si chiarisce subito che “Fratelli d’Italia vuole difendere l’identità dei popoli e delle Nazioni europee…Per questo il modello proposto dai conservatori è quello di un’Europa confederale che rispetti i principi di sussidiarietà e proporzionalità sanciti dai Trattati istitutivi dell’Ue…Siamo convinti che l’Unione Europea debba occuparsi delle grandi questioni del nostro tempo: la politica estera, la difesa, la sicurezza dei confini esterni, la regolamentazione del fenomeno migratorio, il mercato unico e l’energia, lasciando le politiche nazionali alle competenze dei singoli Stati. Un pensiero sintetizzato nel motto dei conservatori europei: «Fare meno, fare meglio». Solo così potrà realizzarsi quell’Europa dei popoli capace di tornare al centro dello scacchiere geopolitico internazionale”. 

Veniamo, come da layout di questa serie di focus sui programmi elettorali, ai cinque punti caratterizzanti della piattaforma di FdI, facendo presente che in alcun punto del programma si nomina mai il Terzo settore, il non profit o l’economia sociale. La parola “società” poi compare una volta sola nell’accezione di “grandi società che erogano servizi digitali”. Insomma, a Roma come a Bruxelles per Giorgia i corpi intermedi sono un orpello. 

  1. Sussidiarietà sì, ma di Stato. Nel programma il termine sussidiarietà compare in due occasioni. La prima: “Il modello proposto dai conservatori è quello di un’Europa confederale che rispetti i principi di sussidiarietà e proporzionalità sanciti dai Trattati istitutivi dell’Ue”. La seconda: “Applicare i principi di sussidiarietà e di proporzionalità previsti dai Trattati fondativi dell’UE alle politiche ambientali, affinché le strategie per il raggiungimento degli obiettivi climatici siano decise dai singoli Stati membri, compatibilmente con i modelli industriali e le specificità dei diversi contesti”. La partecipazione dei corpi sociali alla governance europea? Totalmente al di fuori del mindset di Giorgia.
  2. Migranti, avanti col modello Albania. Al primi punto del paragrafo 8 del programma (“Proteggere i confini d’Europa”) compare il tema su cui Meloni sta puntando nelle ultime ore di campagna elettorale: “Promuovere accordi di cooperazione con gli Stati terzi per il contrasto all’immigrazione clandestina, per fermare le partenze e per la gestione in loco delle domande di asilo e dei trattenimenti per i rimpatri”; è il modello Albania. Peccato che l’accordo con Tirana (come quello della Gran Bretagna di Richi Sunak con il Ruanda) sia un patto fra Stati (considerato da alcuni illegittimo), la cui promozione (e conseguente impegno economico)  non può che spettare alle singole capitali. Possibilità di esportarlo a Bruxelles? Nei fatti pochissime, vista l’esplicita contrarietà degli altri Stati anche a trazione conservatrice di farsi carico delle spese necessarie. E allora, che si fa?
  3.  Europa sempre più a est. Secondo Meloni per assicurare “un’Europa forte, libera e sovrana (interessante notare come si parli di sovranità europea in un contesto di difesa delle sovranità nazionali) Fratelli d’Italia spinge per “proseguire nel processo di riunificazione europea, secondo un approccio basato sul merito, sia nei confronti dei Paesi dei Balcani occidentali, sia nei confronti di Ucraina, Moldova e Georgia”. Che ne pensa Salvini?
  4. Meno burocrazia, più imprese di vicinato. Sul lato dell’occupazione la ricetta sempre semplice: “Vogliamo incentivare l’occupazione e la competitività nell’Unione Europea attraverso politiche attive del lavoro e la creazione di un ambiente favorevole alla crescita delle realtà produttive. Sarà possibile liberare le energie delle imprese europee semplificando le procedure, riducendo la burocrazia e le limitazioni imposte dall’Europa”. Interessante e meno scontato il passaggio sul “ruolo e l’utilità sociale delle imprese di vicinato nel proteggere le città dal degrado, creare posti di lavoro a livello locale e valorizzare le tradizioni e le caratteristiche del territorio”. Questo sì, sarebbe un contributo significativo in un’ottica di premialità piccole imprese ad alto impatto sociale. 
  5. Difendere le donne combattendo la teoria del gender. Si legge nel paragrafo dell’Europa delle donne: “In Europa le donne continuano a faticare più degli uomini per avere le stesse opportunità e raggiungere gli stessi risultati. Mettere le donne nella condizione di essere libere e autonome nelle loro scelte non è solo un dovere, ma anche una delle armi che abbiamo a disposizione per combattere la violenza di genere. La difesa dei diritti delle donne si basa sulla valorizzazione delle differenze: per questo continueremo a batterci contro le ideologie che vorrebbero negare le identità, come la teoria del gender”. Rimane da chiarire come il (legittimo) contrasto alla teoria del gender possa diventare una priorità politica europea in un’ottica di un’Europa confederale che “fa meno”. Che sia solo uno slogan elettorale?

Foto: La Presse

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