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L’Europa sceglie i Signori Nessuno
D'Alema tradito dal Pse, accordo diplomatico al ribasso
D’Alema non sarà Mister Pesc, l’Europa sceglie due figure di secondo piano, è la dimostrazione che funziona solo l’asse franco-tedesco in una Unione al ribasso. I giornali raccontano e commentano.
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“L’Europa sceglie il basso profilo”, è il titolo di apertura del CORRIERE DELLA SERA. Un titolo che è già un giudizio sulla vicenda, rincarato dall’occhiello “Per le nuove cariche abbandonante le candidature di figure forti. Prodi: la Ashton chi è?”. Il pezzo di cronaca sintetizza così la vicenda: «“Questo volevano i Paesi” ha detto il premier svedese Fredrik Reinfeldt, presidente di turno del Consiglio dei capi di Stato e di governo dell’Unione Europea, presentando i prescelti per le due nuove cariche introdotte dal Trattato di Lisbona. Il premier belga Herman Van Rompuy, primo presidente stabile del Consiglio, e il commissario Ue per il Commercio, la britannica Catherine Ashton, ministro degli Esteri dell’Ue, sono considerati i classici “euronani” della politica graditi dai leader nazionali (soprattutto della Germania e della Francia) per non rischiare di essere messi in ombra da chi sale sul palcoscenico dell’Europa. Ma entrambi hanno risposto alle critiche sul loro basso profilo chiedendo di essere giudicati “su cosa faremo”. Il commento è di Franco Venturini: «Non deve essere stato facile tradire un Trattato fortemente voluto e finalmente in procinto di entrare in vigore, ma ieri l’Europa c’è riuscita nominando un signor e una signora Nessuno alle cariche di presidente e di responsabile della politica estera Ue. (…) Herman Van Rompuy, il premier belga che diventa presidente, è un bravo mediatore esperto di poesia giapponese e perfettamente sconosciuto sulla scena mondiale. La baronessa britannica Catherine Ashton, nuova Lady Pesc, era commissaria al Commercio da quando aveva sostituito Peter Mandelson ma vanta un’esperienza internazionale quasi altrettanto evanescente. Sarebbero questi, i nuovi portabandiera immaginati dal Trattato di Lisbona? (…) Quella che ha avuto luogo a Bruxelles, più che una battuta d’arresto italiana, è una dichiarazione di resa dell’Europa. A prevalere nell’immediato è stata l’intesa tra Germania e Francia, che non volevano un inglese nei cruciali portafogli economico-finanziari della prossima Commissione. Quando Gordon Brown ha finalmente rinunciato alla malconcia candidatura di Tony Blair alla presidenza, si è subito profilato lo scambio: a Londra andavano la politica estera e il privilegio di portare una donna al vertice della Ue, alla Merkel e a Sarkozy andava la garanzia che i britannici (proprio perché la Ashton diventa anche vice-presidente della Commissione) avrebbero dovuto rinunciare ai portafogli economici dell’esecutivo comunitario. (…) Nulla a Bruxelles è risultato più forte dei calcoli nazionali di Berlino, Parigi e Londra. Così l’Europa ha compiuto ieri un passo, anzi due, in direzione dell’irrilevanza».
Taglio centrale e titolo secco su LA REPUBBLICA: “Ue, no a D’Alema tocca a una donna”. Alle pagine 14 e 15 la cronaca. Ministro degli esteri europeo è stata nominata Catherine Ashton, baronessa laburista 53enne, attualmente commissaria al Commercio Ue. Presidente è stato eletto il belga Herman Van Rompuy. «Un risultato immenso per Londra…» notevole tanto più per «un paese fuori dall’euro e dalle norme di libera circolazione», nota Marco Marozzi. D’Alema, prosegue, è stato schiacciato dal manuale Cencelli. Sono stati i capi del Pse a decidere all’unanimità per la Ashton (Brown all’ultimo ha ritirato la proposta di Blair, alla riunione Pse non c’era alcun italiano, su D’Alema pesava il fatto che fosse “sostenuto” da un governo non socialista). Due schedine per i neo eletti, del resto poco conosciuti. Il primo ministro belga Van Rompuy, democristiano di lunga mediazione e pare di grande cultura, negli ultimi mesi ha fatto passare in Parlamento un bilancio di rigoroso risparmio che ha avuto grandi e positivi effetti. Quanto alla baronessa, è stata sottosegretario e leader della Camera dei Lord. Prima di entrare in Parlamento ha svolto lavoro sociale. Sul retroscena, Goffredo De Marchis che insiste: “La ‘famiglia’ socialista alla fine ha tradito Massimo”.Frenato dai socialisti (il Pd non è mai entrato nel Pse, e questo specialmente agli spagnoli non è affatto piaciuto), dall’asse Sarkozy-Merkel- Zapatero (che si sono spartiti le commissioni economiche), dalla volontà di sostenere gli inglesi in difficoltà. Insomma un compromesso al ribasso, come ha fatto notare anche Bersani: «non è una buona partenza per l’Europa di Lisbona. Hanno prevalso le ragioni di Stato e le esigenze del governo di Londra. Penalizzando le competenze». Andrea Bonanni nel suo commento parla di “sconfitta annunciata”. D’Alema sconfitto dagli accordi all’interno del Pse, scrive l’editorialista, ma anche dalla crescente irrilevanza dell’Italia sulla scena europea. «I giochi per l’assegnazione delle cariche sono passati molto al di sopra delle Alpi, in una triangolazione tra Berlino, Parigi e Londra che conferma dove stiano i veri poteri in Europa».
Per IL GIORNALE la bocciatura di «baffino» è tutta colpa degli euro-compagni socialisti. In mattinata l’ex premier era dato per sicuro ministro degli Esteri Ue, ma alla fine il Pse fa eleggere la sconosciuta britannica Ashton. Per la sinistra, secondo il pezzo “Gli euro-compagni socialisti silurano D’Alema” è la pena del contrappasso: «Dopo aver provato a infangare Berlusconi, scopre di non contare nulla neanche a Bruxelles». Oltre a una serie di concetti sulla mancanza di alleati e di compattezza politica della sinistra Italiana in Europa, l’analisi del pezzo fa notare però che la bocciatura di D’Alema non era inattesa. Dopo tutto erano note le riserve israeliane «per la comprensione fatta trapelare dal nostro ministro ex ministro degli esteri nei confronti di Hamas»; si sapeva anche delle resistenze britanniche e quelle di alcuni paesi dell’Est europee le cui riserve sono state determinate dal passato comunista di D’Alema. E il diretto interessato cosa pensa? Secondo il pezzo “Il grande sconfitto ostenta fair play: «La Candidatura è stata un onore»”, D’Alema ha giocato d’anticipo, e senza aspettare l’esito della cena dei capi di Stato e di governo, ha rilasciato questa dichiarazione: «E’ stato un onore essere candidato per un incarico così prestigioso, faccio i migliori auguri alle persone nominate».
Due pagine fitte fitte quelle che il SOLE24ORE dedica alle nuove cariche Ue. Con toni niente affatto esaltanti: «Dopo aver rimescolato le facce di una ventina di candidati mandando in scena il caos, alla fine l’Europa (….) ha fatto una scelta non proprio esaltante: due illustri sconosciuti, due figure mediocri». Il più massacrato è sicuramente il neopresidente belga Van Rompuy, di cui vengono proposti alcuni versi (ha la passione della poesia): “I capelli soffiano nel vento/ dopo tanti anni c’è ancora il vento/ purtroppo non più i capelli”. In taglio basso un pezzo dal titolo “D’Alema silurato dai compagni del Pse” dove si fa riferimento, oltre ai dissidi interni al partito europeo, anche a un accordo sottobanco tra Sarkozy e la Merkel per far andare agli Esteri un inglese compensando così la mancata candidatura di Blair.
“D’Alema partita persa, Mrs Pesc parla inglese, Schulz accusa Berlusconi” così il richiamo in prima pagina de IL MANIFESTO sulla bocciatura della candidatura italiana. Più esplicito il titolo nel servizio a pagina 4 “I socialisti silurano D’Alema. In Europa domina il grigio” che nell’occhiello spiega: «Accordo al ribasso. La laburista inglese Ashton sarà “Mrs. Pesc”». «L’Europa ha le sue facce, anonime. Sono quelle del 62enne popolare belga Herman Van Rompuy e della 53enne laburista britannica Catherine Ashton, un Presidente e una Madame Pesc, entrambi di basso profilo (…) Un menù che piace, terribilmente light, tra uno che è premier in Belgio da appena 9 mesi, e da sempre grande patito di Haiku, le brevi poesie giapponesi a sfondo naturalistico, e una che è baronessa da anni e da soli 13 mesi lavora come commissaria Ue al commercio estero. Il fatto che la Ashton non abbia esperienza diretta come ministra degli esteri, ma in ambito commerciale, indica come ormai la diplomazia, anche per l’Europa, sia tutta una questione di bottega (…)» e in conclusione si osserva che «Quanto a Berlusconi, sicuramente, venderà la bocciatura di D’Alema, seguita a quella di Mario Mauro alla Presidenza del Parlamento Ue – entrambe frutto di partite mai giocate – per battere cassa in futuro. O tra un anno Tremonti a capo dell’Eurogruppo o tra due Draghi al vertice della Bce, posizione ambita pure dai tedeschi. I precedenti indicano però che il governo italiano in Europa non sa giocare alle poltrone, quando ci crede e anche quando non ci crede».
“La nuova UE guarda a nord”, titola AVVENIRE: Il «ticket anglo-belga», da cui sembra uscire sconfitto l’asse franco-tedesco «che fa e disfa il Vecchio continente considerandolo roba loro dai Merovingi in poi» dice che le cariche assegnate ieri sono frutto di una «precisa alchimia»: dare alle due cariche nuove un basso profilo «in modo da non mettere mai in ombra fugure di consolidata importanza». Il problema che resta, secondo AVVENIRE, è che la baronessa «di diplomatico non sa nulla e di politica estera ancor meno». E quindi, «Ce lo vedete Obama che telefona a Rompuy?». Nella scheda, Rompuy è definito «un intellettuale prestato alla politica, che non ha esperienza internazionale ed è un eropeista tutto sommato tiepido». Antonio Missiroli, del Centro di politica europea di Bruxelles, spiega che in realtà il presidente deve essere più un mediatore tra gli stati e garante degli accordi presi, non uno che «vuole parlare a nome dei 27 e stabilire linee politiche»: nessun super presidente, «è più simile a un segretario generale».
“Italia e D’Alema battuti da Brown”. Marco Zatterin da Bruxelles spiega la dinamica che ha portato alle nomine alle massime cariche dell’Unione europea. Caterine Ashton, che ha soffiato il posto di ministro degli Esteri a D’Alema, era «uno dei candidati più deboli fra quelli emersi nei giorni scorsi» scrive LA STAMPA. Determinante, nella svolta delle ultime ore, è stato «il tradimento di Martin Schulz, leader Pse all’Europarlamento», che mercoledì ha appreso da una telefonata della Merkel dello scarso gradimento che la candidatura di D’Alema riscuoteva in Germania e dei «dissensi delle capitali dell’est, incerte su quello che chiamavano il suo passato “ex comunista”, mentre non irrilevanti erano le accuse di essere troppo vicino al mondo arabo». LA STAMPA scrive anche che Schulz «ha preferito non sfidare i leader popolari, gli stessi con cui il suo gruppo ha aperto un patto che dovrebbe portarlo alla guida di Strasburgo. Un obiettivo, questo, per cui ha dimostrato di essere pronto a tutto». Il più felice è stato José Manuel Barroso, commenta LA STAMPA, la forza relativa della Ashton, che sarà sua vice in Commissione, esclude la possibilità che qualcuno gli faccia ombra. «Con D’Alema sarebbe stato diverso. Ma questa è un Europa che ha paura di volare troppo alto. E, in tale ottica, il compromesso sulal coppia Van Rompuy-Ashton è risultato perfetto» conclude il cronista. Ma chi è la baronessa ministra degli Esteri? Nella sua bio LA STAMPA scrive tra le altre cose che è stata alla guida dell’Employers’s Forum on Disability, l’organizzazione che monitora la disabilità nell’ambito del business, e che ha lavorato nell’ombra dai primi anni ’80 nel Labur prima di essere “scoperta” da Gordon Brown. “Il Cavaliere pretende un risarcimento con Tajani e Tremonti” titola un pezzo di appoggio. Negli ambienti socialisti europei e nel Pd c’è chi accusa il premier italiano di non riuscire a inserirsi nel gioco europeo, di non aver voce in capitolo. La mancata nomina di Mario Mauro alla presidenza europea, dicono al Pse, rientrerebbe in questa sua debolezza. Il «piano B» del premier ora sarebbe ampliare il portafoglio di Tajani, commissario Ue ai trasporti, e puntare alla presidenza dell’Eurogruppo per Tremonti. «Non un granché» scrive LA STAMPA, «soprattutto se alla fine la Germania si prenderà la Bce, sbarrando la strada all’italiano Draghi».
E inoltre sui giornali di oggi:
ACQUA
CORRIERE DELLA SERA – Un pezzo a pagina 11 spiega che cosa prevede la legge entrata in vigore alla camera. Due novità da sottolineare: «Su richiesta della Lega Nord è previsto che nei regolamenti attuativi vengano inserite anche deroghe per i Comuni «virtuosi» che attraverso gli affidamenti in house riescano a garantire tariffe basse e livelli alti di efficienza del servizio». Altra novità viene annunciata dal ministro Ronchi ed è il tema cruciale dei controlli: «Il ministro Ronchi ha annunciato che i regolamenti attuativi del decreto saranno approvati entro l’anno. Fra le novità in arrivo, dovrebbe esserci una nuova Authority di controllo per l’acqua anche se — ammettono dal governo— all’interno della stessa maggioranza ci sono delle resistenze a istituire questo organismo. L’alternativa— per adesso però meno gettonata — potrebbe essere nella creazione di una sezione apposita all’interno dell’Authority per l’energia e il gas. La terza opzione, che sembra però la più improbabile, è il rafforzamento delle competenze e degli strumenti del Conviri, la Commissione nazionale per la vigilanza dell’uso sulle risorse idriche».
GIUSTIZIA
IL MANIFESTO – L’apertura del giornale è dedicata alle questioni della giustizia con una grande foto del ministro Alfano e il titolo «L’Angelino sterminatore». «Il ministro della giustizia Alfano interviene alla camera e dà i numeri sugli effetti del processo breve: “Il ddl farà cadere in prescrizione solo l’1 per cento dei procedimenti”. L’opposizione attacca: mente per salvare il premier. E l’Anm non è da meno: “La realtà non corrisponde alla rosea previsione del guardasigilli”. Secondo le procure i processi in bilico sarebbero almeno dieci volte di più».
POLTRONE
ITALIA OGGI – Il quotidiano dei professionisti snobba gli incarichi europei ma dedica una pagina intera alla riforma dell’ordinamento locale approvato in via definitiva dal ddl Calderoli. Come si apprende dall’articolo “Codice autonomie al traguardo” mentre l’Europa concede poltrone, l’Italia ne taglia 50 mila. Infatti, per effetto del nuovo Codice delle autonomie, si ritroveranno senza poltrona 34 mila consiglieri (comunali, provinciali e circoscrizionali) e 15 mila assessori. «Un esercito di burocrati in meno» scrive ITALIA OGGI «che assieme al taglio di oltre 30 mila enti intermedi giudicati inutili alleggerirà di svariati miliardi i conti pubblici». Spariranno circoscrizioni comunali, difensori civici, enti parco e consorzi. Si salveranno solo i bacini imbriferi montani. Più complessa la situazione delle comunità montane. «Di fatto» si legge nel pezzo «Palazzo Chigi ha deciso che non si occuperà più di comunità montane ( le quali dunque scompaiono dall’orizzonte normativo statale) riducendone drasticamente i fondi». Nel pezzo anche i parametri sulla composizione delle giunte locali, assessori e consiglieri, in base al numero di abitanti dei comuni e delle province.
ECONOMIA
SOLE24ORE – “Grecia sull’orlo della bancarotta”: dalla prima pagina all’interno si fa la storia di questa nazione che davvero rischia il crac. «Conti pubblici fuori controllo» per Atene, che ha il deficit al 13% del Pil; per fare un paragone, l’Italia è al 5%, la Germania al 4,5%. A star peggio nell’Unione europea è solo l’Irlanda, che è al 15%. Il governo socialista, che sta varando la Finanziaria, ceca di correre ai ripari con provvedimenti impopolari come il congelamento di stipendi e pensioni superiori ai 2000 euro lordi mensili, provvedimento che riguarda quasi un milione di persone su 11; blocco inoltre delle assunzioni pubbliche (tranne sanità e scuola), e la tensione sociale, che è già alta, sta salendo alle stelle. Per il 24 i sindacati e il partito comunista hanno convocato una manifestazione di piazza per il 24 novembre.
SANITA’ USA
AVVENIRE – La bozza della riforma sanitaria è stata presentata ieri al Senato Usa. È simile a quella approvata dalla Camera, ma con alcune differenze significative. A cominciare dalla public option, la cui gestione, al Senato, è affidata ai singoli stati e quindi potrebbero scegliere anche di rifiutarla. Inferiori anche i costi: 848 miliardi di dollari contro i 1005 della Camera, con una copertura per 31 milioni di americani contro i 36 dell’altra versione. In questo modo Obama spera di convincere i tre sentatori democratici moderati ancora scettici. Non c’è, per il momento, l’emendamento che esclude fondi statali per i pacchetti che inludono l’aborto.
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