Non profit
«L’Europa lo protegga»
L'europarlamentare Marian Harkin spiega a Vita le sfide dell'Anno europeo del volontariato
BRUXELLES – Oggi in tutto il mondo si celebra la giornata internazionale del Volontariato. Per l’Europa è l’occasione di ricordare a tutti i suoi cittadini che l’Anno europeo 2011 sarà dedicato al mondo del volontariato. Da un’indagine Eurobarometro del maggio 2010 risulta che 3 europei su 10 dichiarano di dedicare tempo e competenze in attività di volontariato.
Uno degli obbiettivi dell’Anno, che gode di un budget di 8 milioni di euro, sarà avvicinare il maggior numero di nuove persone al volontariato, in particolare i giovani, anche grazie all’attrattiva di programmi di scambio come il Servizio volontario europeo.
“Ciascuno di noi ha dentro di sé la capacità di farsi avanti e assistere chi si trova in difficoltà” ha dichiarato il 2 dicembre scorso a Bruxelles la vice presidente della Commissione europea e Comissaria Ue con delega alla Giustizia, ai diritti fondamentali e alla cittadinanza, Viviane Reding.
“Inaugurando l’Anno Europeo del Volontariato” ha sottolineato Reding, “voglio invitare a sostenere quanti contribuiscono a fare la differenza. È tempo di condividere e di restituire, di impegnarci ad aiutare chi aiuta!” Inziando a riconoscere al volontariato un valore aggiunto sul piano economico pari al 3-5% del prodotto interno lordo.
In occasione del lancio ufficiale dell’Anno, Vita ha intervistato Marian Harkin, europarlamentare irlandese e un punto di riferimento centrale a Bruxelles per promuovere il volontariato presso le istituzioni Ue.
Che risultati concreti intende raggiungere nel 2011 affinché l’Anno europeo dedicato ai volontari non si limiti alle solite chiacchiere e conferenze?
Prima di indicare azioni concrete vorrei spiegare come bisogna arrivarci. Per ottenere risultati concreti è necessario collaborare con l’Alleanza che raggruppa i più grandi network di volontari europei e l’insieme del settore in Europa.
Per poter sperare di muovere le cose a livello europeo è necessario ascoltare chi opera tutti i giorni nel mondo del volontariato, raccoglierne le loro testimonianze e i bisogni. Venendo agli esempi concreti, oggi le organizzazioni di volontariato spendono troppo tempo a svolgere attività di fundraising, il tempo che i volontari dedicano alle loro attività ai fondi nei programmi europei.
Un altro obiettivo concreto riguarda l’estensione di una base giuridica del volontariato a tutti gli Stati Membri. Oggi in Europa paesi come l’Italia o il Belgio sono molto più avanti rispetto ad altri Stati come quelli dell’ex Europa dell’est. E’ opportuno identificare delle best practices per poterle replicare in tutti i paesi europei.
Infine, dovremmo adottare statistiche adeguate e comparabili in materia di volontariato nello spazio Ue. La John Hopkins University e l’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) hanno avviato un progetto di misurazione del volontariato che gli Stati membri dell’Unione dovrebbero integrare nelle loro statistiche nazionali. Finché i responsabili politici non vedranno con cifre alla mano il valore aggiunto reale del volontariato, quest’ultimo non verrà preso seriamente in considerazione.
Molti sostengono che la creazione di un’agenzia europea del Volontariato potrebbe consentire di superare questi ostacoli…
Non voglio troppo esprimermi sull’opportunità o meno di creare un’agenzia di questo tipo finché non riusciremo a provarne il vero valore aggiunto. Ad essere sincera, non è cima alla mia agenda politica. Preferisco raggiungere altri obiettivi in grado di rendere la vita e il lavoro più facili ai volontari.
Oggi il volontariato varia molto da un paese europeo all’altro e non vedo l’Ue immischiarsi negli affari dell’Italia o di un altro Stato membro, ma se possiamo fare qualcosa per offrire un valore aggiunto a livello europeo, forse in questo caso un’agenzia ad hoc potrebbe rivelarsi utile. Ma ripeto, non ne faccio una fissazione.
Tra poche settimane l’Anno europeo contro la povertà si chiuderà nell’anonimato più assoluto. Peggio, il 2010 verrà ricordato come l’anno in cui il sociale è stato oggetto di attacchi ferocissimi da parte dei governi europei. Che cosa si aspetta nel 2011 dagli Stati membri per l’Anno europeo del volontariato?
Ogni Stato membro ha quello che viene definito “un punto di contatto nazionale”. Questi focal point saranno chiamati a mobilitare i volontari e gli Stati membri. Sono previsti una serie di eventi, tra cui una manifestazione di inaugurazione e una di chiusura, un tour europeo che viaggerà in tutti gli Stati membri per mostrare ai cittadinio cio’ che sta accadendo a livello europeo.
Inutile ricordare che uno degli obiettivi dell’Anno è accrescere il numero di volontari in Europa. Il ruolo delle Autorità locali sarà fondamentale perché il volontariato è un fenomeno sociale molto diffuso a livello locale e che in genere parte dal basso. Possiamo immaginare che ogni comune si renda disponibile per dedicare una settimana al volontariato, una settimana durante la quale i volontari avranno l’opportunità di mostrare e spiegare le loro attività, con l’obiettivo di arruolare nuovi cittadini.
Che tipo di iniziative il Parlamento europeo intende promuovere nel 2011?
Vorremmo collaborare con l’Alleanza delle organizzazioni di volontariato per sottoporre una serie di proposte alla Commissione europea e incoraggiarla a presentare un libro verde.
Ci sono sfide di natura giuridica rispetto alle quali bisogna capire fin dove ci possiamo spingere. Voglio ricordare che la Commissione ha presentato un Libro verde sulle pensioni. Si tratta di un’iniziativa singolare in quanto le pensioni non sono di competenza europea, bensi’ degli Stati membri. Ma il tema è talmente importante, l’impatto delle pensioni talmente decisivo su ciascuno degli Stati membri, e perché ci sono problemi legati alla mobilità e alla legislazione europea che la Commissione ha giudicato opportuno presentare un Libro verde. Nel caso del volontariato, assieme all’Alleanza intendiamo sottoporre una serie di proposte alla C
Che cosa pensa dei tagli pesanti effettuati sul volontariato in Italia? Oggi tutti i governi europei procedono con tagli budgetari pesanti nei confronti delle organizzazioni di volontariato. Ed è un peccato perché il valore aggiunto offerto dal volontariato è superiore a qualsiasi altra organizzazione. Nessun istituzione finanziaria è in grado di offrire un ritorno di investimento simile a quello consentito dal volontariato.
Oggi per ogni euro speso per sostenere l’attività dei volontari, le organizzazioni hanno ricavato un rendimento medio compreso tra i cinque e gli otto euro. Questi sono dati affidabili in tutta l’UE.
Proprio ora, in tempi di austerità, le comunità hanno più che mai bisogno di solidarietà e i volontari sono i ptimi a promuoverla. Il volontariato migliora la qualità della vita delle fascie sociali più fragili, come gli anziani, i poveri, i disabili, insomma quelle categorie a cui lo Stato non presta sempre la dovuta attenzione. Attaccare i volontari significa attaccare la società.
Signora Harkin, la coesione sociale in Europa è a rischio?
Forse non la coesione sociale. Credo che, a causa della crisi economica e l’instabilità della moneta unica, c’è una certa frammentazione. I cittadini sono molto ansiosi e preoccupati, non sanno cosa riserva il futuro, in particolare per la moneta unica.
Se non ce la dovessimo fare su questo fronte, temo che il problema diventerà molto grave. In Irlanda, il nostro debito bancario è diventato il nostro debito sovrano e ora abbiamo quattro milioni e mezzo di cittadini irlandesi con 85 miliardi di euro di debito bancario. Un debito che puo’danneggiare la coesione sociale molto rapidamente.
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