Sostenibilità

L’Europa Globale epistemologie dell’identità

di Filippo Romeo

Per secoli le potenze europee si sono contraddistinte per aver unificato il mondo, dando origine nell'età moderna ai primi processi di mondializzazione che hanno dato luogo all'europeizzazione e all'occidentalizzazione del mondo intero di cui l'odierna globalizzazione rappresenta l'esito finale. Nonostante ciò, l'Europa ancor oggi stenta ad essere una grande potenza globale in grado di competere con gli Stati che dominano l'ordine mondiale della politica e dell'economia. Tale impotenza affonda le sue radici nelle due guerre mondiali che hanno determinato il tracollo delle potenze geopolitiche europee. Non è infatti peregrino affermare che nel quinquennio compreso fra il settembre 1939 e la primavera 1945 l'Europa abbia commesso una sorta di suicidio collettivo che ne ha sicuramente decretato la sconfitta e intaccato irrimediabilmente il concetto stesso di Stato nazionale. Ormai distrutto e diviso, l'Antico Continente perdeva la sua centralità ponendosi alle dipendenze della nuova diarchia di Washington e Mosca, leader indiscussi del nuovo ordine mondiale. Nonostante permanesse il progetto di creare una Federazione europea o degli Stati Uniti d'Europa, maturava al contempo la consapevolezza che il peso della storia avrebbe impedito all'Europa non solo di generare una nazione europea, ma anche di federarsi in uno Stato dotato di sovranità propria.

Questi, e tanti altri, argomenti vengo affrontati da Gianluca Bocchi, nel suo lavoro “L'Europa Globale, epistemologie dell'identità, Studium edizioni. L'autore, partendo da quelle che furono le radici prime dell'Europa e l'identità dei suoi popoli, analizza in modo dettagliato la nuova condizione del continente che si presenta ormai debole e periferico rispetto ai nuovi aggregati geopolitici e geoeconomici, offrendo, al contempo, un affresco della singolare e complessa identità dell’Europa e delle sue nazioni. Un saggio che rivive mille anni di storia europea, all'interno del quale si ripercorrono gli intrecci culturali, i fenomeni migratori che hanno attraversato il continente e le varie stratificazione di popolazioni e di lingue che nel tempo si sono susseguite e sovrapposte, partendo da quelle indoeuropee. Un percorso che intreccia elementi storici, filosofici, culturali e identitari e che offre utili elementi per comprendere le problematiche attuali e per ipotizzare le eventuali soluzioni da adottare.

Urgono, infatti, soluzioni adeguate per far si che l'Europa possa fuoriuscire dallo stato di debolezza in cui versa e per offrire nuove speranze ai suoi popoli che vivono momenti di scetticismo e smarrimento nell'assistere, impotenti, allo sgretolamento economico e sociale che stanno subendo le proprie nazioni. Uno sgretolamento che dagli anni della crisi economico finanziaria del 2007/2008 aumenta in modo inesorabile. Tale crisi, infatti, partendo dagli Stati Uniti, si è notoriamente riversata sull'intero sistema occidentale, compromettendone le basi e smascherando le incoerenze di fondo dell'impianto politico, economico e monetario dell'Unione Europea. Ciò, oltre a creare una grande disaffezione verso le istituzioni europee sia da parte delle dirigenze dei singoli paesi che parte delle opinioni pubbliche, ha rivitalizzato le tendenze “euroscettiche”, producendo conseguentemente uno scenario fortemente frammentato. Tale frammentazione è da prendere in seria considerazione dal momento che potrebbe produrre effetti rilevanti all'interno di un sistema globale che, seppur con difficoltà, viaggia in direzione opposta, tendendo a strutturarsi sulla base di nuovi aggregati geopolitici e geoeconomici.

I popoli europei, pertanto, dovrebbero trovare la forza di invertire tale situazione partendo proprio dal posizionamento geopolitico del continente e delle istituzioni che lo rappresentano, le quali nella crisi attuale scontano senz'altro lo sbilanciamento verso l'alleato statunitense.

Secondo Bocchi il progetto dell'Unione Europea, nonostante la sue enormi falle, continua ad essere un progetto interessante che, traendo lezioni dalle sue debolezze e attingendo dal bagaglio culturale e valoriale del continente, potrebbe far diventare l’Europa un attore globale capace di offrire nuovamente al mondo le sue esperienze particolari.

Filippo Romeo.

romeo.filippo83@gmail.com

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