Politica
L’Europa è prontab(e non è divisa)
Con il prossimo Consiglio si deciderà che iniziativa bprendere. La linea è di puntare sull'Unione africana per brafforzarne il ruolo politico e militare
di Redazione
I l 12 dicembre è una data da segnare in agenda: si conoscerà la linea dell’Unione europea nei confronti della “guerra mondiale africana”, che ha come teatro l’Est della Repubblica democratica del Congo. «Il consiglio Ue dell’11-12 di questo mese sarà determinante per molti aspetti di questa crisi», anticipa Mario Mauro, vicepresidente del parlamento europeo, uno dei cinque destinatari dell’appello promosso da Vita e dalla società civile sul «diritto a esistere» del popolo congolese, vittima di nuovi scontri per il controllo del territorio e delle risorse.
Vita: L’Ue invierà truppe nel Nord Kivu?
Mario Mauro: L’Unione europea ha scelto di puntare sull’Unione africana, di rafforzarne il ruolo politico e militare nell’area. Resta ancora aperta l’opzione di un intervento diretto di truppe Ue per proteggere la popolazione, che – se ci dovesse essere, al 90% e con tutte le prudenze del caso – sarà un intervento francese. Ma non è questo l’indirizzo prevalente al momento.
Vita: L’alternativa, quindi, è tra Unione africana e Francia?
Mauro: L’operatività francese è l’unica possibile in tempi brevi. Esistono reggimenti francesi sia in Gabon che a Gibuti, coordinabili per un intervento rapido nel giro di 24 ore. Il problema è che quando c’è un intervento di un’ex potenza coloniale i problemi che si aprono sono più forti di quelli che si risolvono. È evidente comunque che questa scelta non risolverebbe il problema della riqualificazione delle truppe Onu sul territorio e acuirebbe i problemi con gli altri Paesi interessati al conflitto come il Rwanda.
Vita: Un mediatore africano più plausibile di altri?
Mauro: Se dovesse esserci una presa di posizione dell’Unione africana, passerebbe ancora una volta per la mediazione e l’intervento di un Paese come il Sudafrica.
Vita: L’Ue non sta abdicando al suo ruolo a causa delle divisioni interne?
Mauro: I ministri degli Esteri francese Kouchner e quello inglese Miliband sono andati insieme a Goma e l’impressione che danno entrambi è quella di una forte volontà di agire in questa crisi. Non bisogna dimenticare che la Francia ha la presidenza dell’Unione europea, quindi è più visibile anche per questa ragione. C’è piuttosto una domanda di soggettività forte che proviene dall’Unione africana. In casi recenti come il post elezioni in Guinea Bissuau e il colpo di Stato in Mauritania, l’Ua è stata molto determinata. Abbiamo di fronte un’Africa diversa rispetto a quella di qualche anno fa, e la crisi in Congo può essere un grande banco di prova per una realtà come l’Ua che ha dimostrato una volontà di responsabilizzazione politica forte. Questo non toglie la preoccupazione per quanto accade sul terreno. Le forze di peacekeeping Onu-Ua, teoricamente operative, hanno dimostrato di essere quanto meno inadatte alla sfida. Anche se negli ultimi tempi hanno avuto l’autorizzazione ad assumere posizioni militarmente più decise, il riflesso della crisi sui civili è comunque devastante. È questo che ci deve far tenere aperta l’opzione europea. Ho fiducia che un intervento coordinato fra tutti possa esserci, certo che se invece che in sette giorni avverrà in sette mesi ci saranno delle conseguenze.
Vita: L’Ue invierà aiuti?
Mauro: Nel budget dell’Ue c’è già un fondo per questo tipo di emergenze: non c’è un problema di tetto, si darà quanto serve attraverso la rete delle ong e gli organismi internazionali, alcuni dei quali gestiti direttamente dall’Ue come Echo e Aidco.
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