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L’Europa dei cittadini dice sì agli aiuti allo sviluppo

L'ultimo sondaggio Eurobarometro sulla cooperazione internazionale rivela che quasi 9 cittadini UE su dieci sono favorevoli agli aiuti allo sviluppo in Europa. Una media dell’89%, la più alta degli ultimi 6 anni. È record anche in Italia, dove il 90% ritiene importante sostenere lo sviluppo, considerato lo strumento migliore per gestire i fenomeni migratori, assieme agli impegni su pace e sicurezza. L'analisi di Francesco Petrelli (Oxfam Italia).

di Francesco Petrelli

Quasi 9 cittadini su dieci sono favorevoli agli aiuti allo sviluppo in Europa. Una media dell’89%, la più alta degli ultimi 6 anni con un aumento di 4 punti rispetto al 2014. Ben il 69% sostiene che combattere la povertà nei paesi in via di sviluppo deve essere una priorità dell’Unione Europea e soprattutto, 8 cittadini su 10 sono convinti che questo sia nell’interesse della stessa Europa.

Questi alcuni dei dati salienti emersi dall’Eurobarometro, presentati dal Commissario europeo allo Sviluppo Mimica nel sondaggio annuale che tasta il polso dell’opinione pubblica europea sui temi dell’aiuto allo sviluppo e della lotta alla povertà, raccolti nei 28 paesi dell’Unione fra novembre e dicembre del 2015.

Si tratta di risultati per molti versi incoraggianti che ci danno il quadro di un opinione pubblica più saggia e lungimirante di quanto abbiano dimostrato di essere i governi europei in questo periodo.

Ma il sondaggio ci dice di più, perché nonostante la lunga crisi che ha colpito il nostro continente, le affermazioni di principio coincidono con l’opinione del 52% degli intervistati che ritengono che l’Europa ed i propri governi debbano mantenere le promesse ed incrementare l’aiuto verso i paesi poveri.

7 cittadini europei su 10 vedono nell’aiuto allo sviluppo un modo positivo per rispondere al tema delle migrazioni.

Rispondendo ad una specifica domanda su un tema difficile come quello delle migrazioni che in questi giorni mostra tutto il suo potenziale drammatico, 7 cittadini su 10 vedono nell’aiuto allo sviluppo un modo positivo per rispondere al tema delle migrazioni. Il 41% ritiene che il problema della pace e della sicurezza sia la sfida più urgente per i paesi in via di sviluppo assieme a questioni sempre fondamentali come la sanità e l’educazione, entrambe al 34%.

Un altro dato interessante è che il 52% si dicono d’accordo nel pensare di poter fare qualcosa individualmente contro la povertà e l’ingiustizia. Dalla metà che è disponibile a pagare di più i generi alimentari o gli altri prodotti dei paesi del Sud, al 33% coinvolto nel sostenere le ONG attraverso le donazioni o il sostegno diretto ai progetti, al 6% che fa volontariato o che è impegnato politicamente nell’advocacy e nelle campagne di sensibilizzazione.

L’Italia in questo quadro non sfigura, anzi si colloca a ridosso dei primi paesi come Svezia o Spagna. Il 90% degli italiani risponde positivamente alla domanda chiave sull’importanza di sostenere lo sviluppo. Facendo segnare un aumento di 10 punti sul 2014, il più alto in Europa. Positive anche le risposte sulla cooperazione come priorità europea: è d’accordo il 72% convenendo che questa sia anche una priorità per il governo italiano, 56% rispetto ad una media europea del 50%. Forte infine la convinzione degli italiani che la cooperazione europea sia nell’interesse della stessa Europa con l’80% di risposte positive.

Il 90% degli italiani risponde positivamente alla domanda chiave sull’importanza di sostenere lo sviluppo. Facendo segnare un aumento di 10 punti sul 2014, il più alto in Europa.

Sulle individuazione delle sfide naturalmente influisce la questione migratoria nell’opinione dei nostri connazionali. Il 79% sono convinti che la cooperazione sia un modo efficace per gestire i problemi delle migrazioni, mentre il 41% ritiene che la pace e la sicurezza sia il principale problema dei paesi in via di sviluppo seguito dall’acquisizione dei servizi essenziali come salute, 34%, educazione 34% e acqua 24%.

Sull’impegno individuale il 53% degli italiani credono che sia possibile giocare un ruolo anche se il coinvolgimento è ancora un po’ più debole della media europea, il 26% contro il 33%. Ad esempio sono meno disponibili a pagare di più per i prodotti dei Paesi in via di sviluppo, 35% contro 50% di media.

Infine significativo il numero di italiani che hanno sentito parlare della nuova Agenda per lo sviluppo sostenibile, il 36% in perfetta media europea così come è in media il 18% dei nostri connazionali che hanno letto o saputo che il 2014 è stato l’Anno europeo per lo sviluppo.

Bene infine il focus sulle fasce più giovani 15-24 che esprimono una maggiore apertura rispetto temi al resto della popolazione sopra i 25 anni, 78% rispetto al 71% o sull’impegno individuale 61% rispetto al 52%.

Questi dati ci dicono che forse le correnti più negative presenti nella società europea sono rumorose e visibili, ma non maggioritarie. Le raccomandazioni che ne scaturiscono sono due: per i governi e le istituzioni europee di avere più coraggio e determinazione; per le organizzazioni della società civile e le ong di aumentare la quantità e la qualità dell’impegno, nella convinzione che le buone ragioni del buonsenso, della concretezza e della solidarietà possono trovare un largo ascolto.

Foto copertina: John McDougall/Getty Images

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