Welfare
L’Europa cambia facce
Chi votare? I candidati espressi dal non profit e dalla solidarietà in ogni lista, circoscrizione per circoscrizione
Prenderanno un aereo per Bruxelles, forse anche un pied à terre in città e, euro più euro meno, circa 12 milioni al mese. Troppo, dicono gli euroscettici, solo per votare qualche emendamento una volta al mese. Così poco, sostiene invece chi crede nel Parlamento europeo che ha saputo costringere alle dimissioni una pericolante e corrotta Commissione, per incarnare gli interessi di 370 milioni di cittadini.
Una cosa comunque è certa. Decidere se l?Europa del Terzo millennio sarà davvero sociale, se, a parte gli slogan e i programmi d?azione accattivanti di siti Internet e libretti made in Ue, l?unità di misura per ogni decisione sarà l?uomo invece dell?Euro, spetta innanzitutto agli elettori. A chi, insomma, il 13 giugno, andrà alle urne per votare un nuovo Parlamento con la guerra del Kosovo, la disoccupazione e il trattato di Amsterdam adottato il primo maggio ben stampati in testa. Per aiutare i suoi lettori dislocati lungo tutto lo Stivale a orientarsi tra schieramenti e simboli vari, ?Vita? presenta in queste pagine una lista di candidati sociali: uomini e donne di diverso orientamento politico ma accumunati da un lungo impegno sociale e dal desiderio di far finalmente riecheggiare in Europa la voce del Terzo settore. Possibile? Sì, hanno risposto i candidati: con la pace, l?applicazione del principio di sussidiarietà, una riforma del welfare e politiche sociali che siano vere strategie d?azione e non programmi tampone.
Riforma del welfare
«A cosa serve una moneta unica se poi le politiche sociali dei vari Paesi procedono ancora a velocità diverse?», spiega a ?Vita? Mario Mauro, candidato per il Nord nelle liste di Forza Italia. «Se non si vogliono creare squilibri, i cittadini di ogni Paese devono avere le stesse possibilità». E per farlo, secondo Mauro, l?unica cosa è una riforma del welfare che riparta dalla famiglia, con sgravi fiscali per chi nella propria casa crea posti di lavoro e, con decisioni responsabili, decide di darsi da fare per non gravare sullo Stato. Qualche esempio? Mauro potrebbe sciorinarne almeno cento, ma poi ne sceglie uno visto e rivisto durante i lunghi anni di impegno sociale nella Federazione non profit della Compagnia delle Opere: «Ospedalizzare un anziano allo Stato può costare fino a 25 milioni al mese. Se una famiglia decide di tenerlo in casa, è chiaro che ci risparmieranno tutti tranne lei e che, se il nostro governo non incentiva queste iniziative, saranno in pochi a seguirne l?esempio».
Gli fa eco Pasquale Trecca, il presidente dell?associazione Cometa che da tempo ormai a Bruxelles si batte per difendere gli interessi delle persone colpite da malattie rare e, candidato alle europee per il Centro nelle liste del PPI, afferma: «Senza valorizzare la famiglia come soggetto sociale, con sgravi fiscali per quelle più numerose e tassazioni diversificate, l?Europa continuerà a restare un miraggio». In materia di welfare, insomma, l?Italia ha ancora molto da imparare. E lavorare a Bruxelles significa poter spingere il governo del Bel Paese a darsi una mossa. «In fondo», aggiunge Mario Mauro, «se l?anno prossimo i nostri ragazzi studieranno in un?università riformata lo dobbiamo solo al recepimento di una direttiva Europea che ci ha obbligato ad accorciare le distanze».
Sulla capacità di ?influenzare? la politica italiana da Bruxelles e Strasburgo crede anche Elio D?Orazio, candidato dai Democratici di sinistra per il Centro, che spiega: «L?Europa che manca, dopo il mercato e la moneta unica, è quella della solidarietà. E finalmente ora il Parlamento avrà l?occasione di costruirla». Dal primo maggio, infatti, il Protocollo Sociale che la Gran Bretagna aveva voluto escludere dagli accordi di Mastricht e, dunque, dall?ordine del giorno della maggior parte delle assemblee parlamentari, entra di diritto nel trattato di Amsterdam e dà ai parlamentari nuove ed importanti leve per agire sulle politiche sociali.
Le politiche sociali, quelle vere
«Ma che di politiche sociali, e non di estemporanei programmi d?azione per questa o quella categoria, si tratti veramente», precisa D?Orazio. Come presidente nazionale dell?Auser di progetti europei e ?anni dell?anziano? ne ha visti tanti. «Per carità, sempre meglio di niente. Ma quello che ci vuole è una vera strategia d?azione: con un bilancio dedicato e un più attento utilizzo dei fondi strutturali».
Quei soldi, cioè, che l?Unione europea metteva a disposizione di progetti sociali promossi dai singoli Stati membri e l?Italia negli ultimi anni ha il triste record di Paese che ne rispedisce di più al mittente. Perché, forse, difficili da ottenere e, sicuramente, mal sponsorizzati.
Ne sa qualcosa l?onorevole Antonio Guidi, candidato di Forza Italia per il Centro, che dice: «Compito dei parlamentari sarà di indirizzare la finanziaria verso il sociale e di gestire in maniera intelligente i fondi. Basta vedere quello che è successo con i programmi targati ?Fondo sociale europeo?, ne hanno approfittato tutti tranne quelli cui erano destinati. Io propongo invece di istituire un? ?informaeuropa? in ogni provincia con consulenza sulle leggi europee e su come trasformarle davvero in opportunità». Sulla necessità di combattere povertà, esclusione sociale, tossicodipendenza e discriminazione verso immigrati e portatori di handicap con qualcosa di più di progetti pilota, Mauro Mario è irremovibile. «Finché si vareranno questi progetti con la logica di difendere una specie in via di estinzione, è logico che si incide solo in minima parte». Lo sanno i responsabili dei programmi e, soprattutto, il mondo dell?associazionismo che deve metterli in pratica e ai futuri parlamentari fa richieste precise.
È il caso delle 156 Ong italiane riunitesi il 31 maggio a Roma che, anche a nome delle loro colleghe europee, per la nuova legislatura hanno stilato una precisa lista di necessità: garanzia dei livelli attuali di finanziamento, aumento del budget per gli interventi destinati alle popolazioni più povere, azioni concrete per la riduzione del debito estero, contatti regolari e voce in capitolo a Bruxelles e Strasburgo. Ancora più in là è andato il Forum del Terzo settore del Veneto, che ai candidati ha presentato richieste e la proposta di sottoscrivere il suo patto programmatico. Basterà perché il Terzo settore ottenga il riconoscimento che merita nei 15 Paesi?
Riconoscimento del Terzo settore
«No, è solo il primo passo», puntualizza Mino D?Amato, che alle elezioni europee si presenta per An-Patto Segni ed è stato uno dei primi ad accogliere l?appello delle ong italiane. «I valori della solidarietà e della cooperazione devono essere parte integrante della cittadinanza europea. Ma tra questa affermazione e la sua realizzazione concreta c?è tutta una cultura da costruire».
Un salto in avanti fatto di sussidiarietà, fideussioni e soprattutto uno Statuto che legittimi l?identità e la titolarità ad agire della società civile.
A proporlo è Elio D?Orazio: «Innanzitutto il Terzo settore va omogeneamente ridefinito a livello giuridico in tutta Europa, l?impresa sociale deve avere un posto nel codice civile e, soprattutto, un trattamento fiscale agevolato. Con l?Iva al 4% e una bella fetta di fondi strutturali, diciamo il 2%, dedicati ogni anno allo sviluppo del volontariato».
Per un vero Terzo settore europeo Fabrizia Pratesi, candidata verde nel Sud Italia, propone un organismo di controllo sovranazionale che dia voce soprattutto ai rappresentanti dei cittadini. «Purtroppo l?associazionismo è spesso l?unico garante di una corretta informazione e del rispetto dei diritti dei cittadini», spiega Pratesi.
Un esempio? Basti pensare a quanto accade in questi giorni coi cibi transgenici e la manipolazione della materia vivente. «Non solo all?insaputa dei cittadini si infarcisce il cibo che mangiano di sostanze chimiche assolutamente non naturali, ma approfittando di un po? di ignoranza su questi argomenti e della molta connivenza di medici e case farmaceutiche, si fa credere a tutti che un chicco di mais brevettato, per esempio, possa cancellare la fame dalla faccia della Terra». Niente di più sbagliato, invece. «Costringendo i contadini indiani e africani a comprare ogni anno un chicco di mais brevettato senza poter riutilizzare i semi del raccolto precedente, li si riduce ancora di più in schiavitù», tuona Fabrizia Pratesi. Che alla società civile in Europa crede soprattutto come garante contro lobby e interessi di pochi.
Fermare la guerra
E le bombe sul Kosovo? E la pulizia etnica?E il ruolo che il nuovo Parlamento dovrà giocare sul tavolo dei negoziati? Che siano di destra o di sinistra, i candidati risparmiano giudizi sulla legislatura uscente e rispondono tutti la stessa cosa: la guerra deve finire al più presto. «Per poter garantire la pace», spiega Raffaello Fellah, candidato per I Democratici e da anni impegnato nella promozione della pace in medio oriente, «l?Europa deve farsi soci i Paesi ex comunisti e gestire con loro il passaggio a una nuova società demovratica. E per riuscirci lai Paesi Balcanici, insieme alla pace entro il 2000, bisogna assicurare un vero accordo di associazione all?Unione Europea».
Al Parlamento Fabrizia Pratesi affida invece un ruolo di informazione: «Questa guerra, come le altre, è tutt?altro che chirurgica. E poi è grossolana perché, nel decidere gli interventi, è stata condizionata da interessi che non sono quelli delle persone. Senza informarle. Ci vuole invece un?Europa su cui poter contare, che non si facci aintimorire dalle altre potenze e informi i suoi abitanti ancora prima di invitarli ad accogliere i profughi».
Su come i cittadini europei debbano comportasi nei confronti delle vittime della guerra, ecco la ricetta di Mario Mauro. «Non ci sono dubbi. Trecento milioni di europei non dovrebbero farsi scrupoli ad accogliere una ?manciata? di profughi. E questo anche se una società a crescita zero perché i suoi giovani non hanno incentivi per fare figli ha difficoltà ad accettare immigrati».
Ci tiene a dire che vuole la pace senza essere pacifista, e se gli si chiede come fermare la guerra risponde citando Giovanni Paolo II: «Con la ragione, l?unica in grado di mediare e rispettare i diritti umani». Dello stesso avviso è Pasquale Trecca, il difensore di malattie rare e farmaci orfani che ha aderito alla marcia pacifista ?Io vado a Pristina e Belgrado? promossa da ?Vita?. E sulla necessità di fermare i bombardamenti non ha alcun dubbio.«Fare l?Europa significa entrare nella vita di chi ha meno, indipendentemente dalla sua religione e nazionalità, per portarvi la pace. Del resto se mi sono impegnato in politica è stato soprattutto per questo, per portare giustiza a chi non ce l?ha ed è stato privato anche dei diritti umani più elementari».
Scegliete il vostro candidato sociale
NORD-OVEST
Mario Mauro. 37 anni, vive a Milano ma è nato a San Giovanni Rotondo. Insegnante, dal ?95 è vicepresidente della Federazione non profit della CdO. Sue le battaglie su sussidiarietà e parità scolastica. Indipendente in Forza Italia.
Sergio Borlenghi. Nato a Torino 52 anni fa. Dal 1979 è presidente dell?Associazione Croce Rosa Celeste e dal ?92 guida, in Lombardia, l?Anpas. È candidato per i Democratici Liberali Repubblicani Europei.
Giuseppe Andreis. Nato a Piossasco (To) 65 anni fa. È presidente del Consiglio nazionale delle Acli. Segretario regionale del Ppi, per cui si candida.
Alberto Arrighi. 30 anni, nato a Lecco. Vicepresidente dei giovani di AN e redattore del mensile Area. Nel ?93 si impegna per le vittime dello straripamento del Po. Non lascia più il mondo del volontariato Candidato per AN-Patto Segni.
NORD-EST
Gianni Tamino. 54 anni di Mogliano Veneto (PD), biologo, sposato con un figlio. Vicepresidente dei Verdi al Parlamento europeo e relatore della legge per la difesa della salute dagli inquinamenti elettromagnetici. Si presenta per i Verdi.
Sergio Berlato. 40 anni di Marano Vicentino sposato con 2 figlie. Iscritto all?Associazione nazionale Alpini , è assessore regionale veneto all?Agricoltura, foreste, bonifica, disciplina dell?attività venatoria e pesca. Si presenta per AN-Patto Segni.
Tiziano Tissino. 36 anni, membro del Consiglio nazionale dell?associazione per la Pace e presidente Consorzio Italiano di Solidarietà. Dal ?97 nel direttivo nazionale di Beati i costruttori di Pace. Candidato indipendente per Rifondazione Comunista.
CENTRO
Elio D?Orazio. 51, ex-segretario generale della Cgil milanese, presidente dell?Auser, coordinatore del Forum Permanente del Terzo settore e membro dell?Osservatorio Nazionale del Volontariato. Si presenta nelle liste dei Ds.
Pasquale Trecca (foto). 45 anni, sposato con quattro figli. Impegnato nel Movimento per la Vita e fondatore di Cometa, coordinamento di associazioni di familiari per la lotta alle malattie rare. Si presenta nelle liste del Partito Popolare.
Antonio Guidi. Sposato, due figli, medico neuropsichiatra, da sempre impegnato sul fronte della difesa dei diritti dei disabili. Si presenta nelle liste di Forza Italia.
Maria Paradossi. Insegnante in pensione. Nel ?90 ha costituito l?associazione ?Silvana Sciortino? per la lotta alle malattie tumorali. Si presenta nelle liste dei Ds.
Mino D’Amato. Giornalista, tra i fondatori, nel?95, della Fondazione Bambini in Emergenza, per i tutti i bambini ammalati. Si presenta nelle liste di An- Patto Segni.
Lucia Venturi. 38 anni, biologa, dal ?92 responsabile scientifica di Legambiente coordina i programmi delle campagne di analisi e informazione sull?inquinamento. Si candida come indipendente nelle liste dei Democratici di Sinistra.
Raffaello Fellah (foto). Italiano nato a Tripoli nel ?35, ebreo e consulente economico di Arafat è impegnato da anni per la promozione della pace in oriente. La sua presentazione è scritta da Andreotti e suo supporter è Rutelli. Si presenta nelle liste de I Democratici.
SUD
Fabrizia Pratesi. Architetto, nel 1988 fonda il ?Fondo Imperatrice Nuda contro la sperimentazione animale? , di cui è segretario. Nel ?92 promuove la creazione del Comitato Scientifico Antivivisezionista. Si presenta nelle liste dei Verdi.
ISOLE
Michele Giacomantonio. 58 anni, sposato, sindaco di Lipari ed ex vicepresidente delle Acli. Ha diretto la rivista ?Azione e società?. Si candida per il Ppi.
Cos?è e come funziona il Parlamento europeo
È l?Istituzione di espressione democratica e controllo politico dell?Unione europea. Dal 1979 è eletto a suffragio universale dai 370 milioni di cittadini dei 15 Stati membri che lo compongono.
Ha sede a Strasburgo, dove tutti i suoi membri si riuniscono in assemblea plenaria. Le commissioni parlamentari e i gruppi politici si riuniscono a Bruxelles, il segretariato generale è in Lussemburgo.
Esercita tre poteri fondamentali
Legislativo: esprime il suo parere prima che una proposta legislativa della commissione sia approvata dal Consiglio e co-legisla con il Consiglio su tematiche sociali.
Di bilancio: approva il bilancio dell?Unione europea, controlla come viene utilizzato e constata la responsabilità della Commissione prima di autorizzarla all?uso del denaro.
Di controllo democratico: esercita un controllo democratico sull? attività comunitaria. Può censurare la Commissione e costringerla a dimettersi.
È formato da
Ufficio di presidenza:Presidente,14 vice presidenti e 5 questori,i fissa l?ordine del giorno e delle tornate.
626 deputati:prendono parte alle sessioni dell?Assemblea, a commissioni specializzate e gruppi di lavoro.
20 commissioni specializzate: designano un relatore che esponga le loro relazioni durante la seduta plenaria.
Commissioni temporanee o specifiche:create dal Parlamento per urgenze. (es.1996,quella sulla mucca pazza).
8 gruppi politici più uno di non iscritti: esprimono gli orientamenti politici dei partiti che li compongono .
In seduta plenaria il Parlamento ascolta le relazioni delle commissioni,le conseguenti discussioni, eventuali dichiarazioni e quindi vota.
E l?emigrato può scegliere due italiani
Cosa faranno il prossimo 13 giugno gli italiani residenti all?estero? La maggior parte, si sa, un bel viaggetto a casa approfittando dell?eurovoto. Nelle statistiche dei pendolari dell?urna, tuttavia, quest?anno potrebbero non risultare i nostri ?concittadini belgi?. Unici in Europa, un candidato italiano che li rappresenti potranno infatti votarlo direttamente nelle liste belghe. Per esattezza quelle del Psc (Partito social-cristiano) e del Sp (Partito socialista fiammingo), che ai seggi di Strasburgo candidano due dirigenti delle Acli: Daniele Rossini e Pasqualino Mare.
Sessantadue anni, originario dell?Isola di Liri in provincia di Frosinone, direttore del mensile ?Qui Italia? e dirigente del Patronato delle Acli in Belgio dal 1964, Rossini sull?Europa ha le idee chiare: «Cosa hanno fatto per gli italiani residenti all?estero i governi succedutisi finora? Nulla. Perché non conoscevano i problemi degli immigrati italiani in un altro Paese». Lavoro, previdenza sociale e soprattutto una carta d?identità europea che sostituisca la carta di soggiorno rilasciata agli ?emigranti? dell?Ue saranno i suoi cavalli di battaglia a Strasburgo.
Povertà e maggior democrazia, invece, i punti salienti del programma di Pasqualino Mare. Figlio di minatori italiani, nato nel 1964 a Beringer e laureatosi in psicologia a Bruxelles, spiega a ?Vita?: «I lavoratori emigranti sono stati i pionieri dell?unità europea, che adesso deve diventare davvero sociale».
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