Welfare

L’Europa boccia Maroni

Strasburgo dice no alla raccolta delle impronte digitali. Soddisfatte le associazioni e le ong. Ma il ministro contrattacca: «Non ci fermeremo, entro Ottobre finiremo il censimento»

di Redazione

di Riccardo Bianchi

Il Parlamento Europeo ha votato oggi una risoluzione che critica la scelta del governo italiano di raccogliere le impronte digitali dei rom, inclusi i minori, invitandolo a interrompere tale attività. Si chiede di non utilizzare quelle già prese in attesa delle misure già previste dalla Commissione Europea, in quanto questo «costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l’origine etnica», vietato dall’articolo 14 della Convenzione europea sui diritti umani.

Secondo l’Assemblea di Strasburgo la decisione di andare avanti su questa strada sarebbe un forte atto di razzismo, soprattutto perché le impronte saranno prese soltanto ai cittadini rom e nomadi, differenziandoli da tutti gli altri.

Barrot ha cercato di evitare il voto
Il commissario Ue alla Giustizia, Jacques Barrot, prima del voto ha informato l’aula delle nuove modifiche annunciate dal ministro degli interni Roberto Maroni. Ha fatto sapere della volontà dell’esecutivo di raccogliere le impronte soltanto quando non sia possibile stabilire l’identità e, per i minorenni, solo dietro autorizzazione giudiziaria .

Barrot aggiunto che sono state depennate le domande di indicare etnia e religione, e che sono stati ritirati i formulari con cui venivano richiesti questi dati, che erano stati inviati da un europarlamentare a tutti i colleghi. Ma, nonostante il sostegno del Partito Popolare Europeo (Forza Italia) e del gruppo per l’Europa delle Nazioni (Lega Nord e An), la richiesta di rinvio non è passata e la votazione si è svolta.

Il Parlamento dice no allo stato di emergenza
Con un centinaio di voti di differenza e il l’approvazione di tutte le sinistre, dei liberali e di parte del Ppe, l’Assemblea ha accettato la risoluzione, con cui si chiede alla Commissione di analizzare le misure decise dal governo italiano per valutarne la compatibilità con il diritto europeo.

Grande attenzione è stata posta sull’istituzione dello stato d’emergenza per 12 mesi. Gli europarlamentari hanno criticato l’opinione che la presenza di campi rom nelle periferie costituisca una grave emergenza sociale che giustifichi misure straordinarie che violino le leggi stabilite.

Sostegno all’Unicef per i diritti dei bambini
L’Europarlamento ha affermato di condividere le preoccupazioni dell’Unicef e ritiene inammissibile che i bambini rom vedano negati i propri diritti. Si chiede che questi possano avere accesso a istruzione, alloggi e assistenza sanitaria, allo scopo di integrarli e proteggerli dallo sfruttamento.

Infine si ricorda che i nomadi sono i «principali bersagli del razzismo e della discriminazione» e si chiede agli Stati membri di abrogare o rivedere ogni politica che possa creare discriminazioni sulla base della razza o dell’etnia.

Le reazioni soddisfatte delle ong
Grande soddisfazione è stata espressa dalla neonata federazione Rom e Sinti d’Italia, il cui presidente, Nazareno Guarnieri ha detto che il voto dimostra che «quella di Maroni è una misura incostituzionale». Guarnieri ha anche aggiunto che la federazione inizierà a presentare «alcune linee guida per favorire l’integrazione perché da oggi ci sentiamo i legittimi rappresentanti delle comunità rom e sinti».

Monsignor Vittorio Nozza, direttore della Caritas Italiana, ha affermato che la decisione del Parlamento Europeo dimostra come sia necessaria «una politica sociale non dettata esclusivamente da motivi di sicurezza» e che soltanto con un’integrazione vera sia possibile arrivare all’identificazione dei rom. Per Filippo Miraglia, responsabile immigrazione dell’Arci, la risoluzione è «una condanna senza appello delle decisioni del governo». Miraglia ha aggiunto che, su questo tema, le iniziative dell’associazione continueranno, a partire dagli incontri del Meeting antirazzista di Cecina che partirà il 12 di Luglio.

Anche la sezione italiana dell’Unicef è intervenuta ribadendo la propria posizione di contrarietà all’utilizzo dello strumento della raccolta delle impronte digitali ai bambini rom. Allo stesso tempo ha confermato la propria piena collaborazione per iniziative volte a promuovere la condizione sociale e individuale dei ragazzi nomadi.

Maroni: «Volgare strumentalizzazione del termine “rom”»
Il ministro Maroni si è detto indignato per la decisione di Strasburgo, sostenendo che trattare la «questione rom» come si fa nella risoluzione è una «volgare strumentalizzazione», perché nelle ordinanze non si parla di rom, ma soltanto dei campi nomadi, dove non si sa chi viva. Il capo dell’Interno ha confermato che il censimento andrà avanti fino a Ottobre e che incontrerà di nuovo il presidente dell’Unicef, Vincenzo Spadafora, per discutere il piano di scolarizzazione dei minori che vivono nei campi.

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