Economia

L’euro è un pallone che rotola sempre più giù

di Redazione

Ai Mondiali di calcio in Sudafrica l’immagine che traspare dalle cinque grandi squadre europee sembra ricalcare esattamente lo status dei rispettivi Paesi con l’euro: fiacche, fragili e poco concrete. Nei report degli analisti finanziari la moneta europea, ora a 1,25 sul dollaro, viene data per spacciata e temporaneamente destinata alla parità. Tutti fanno la faccia schifata, Cnbc, Bloomberg, giornali, siti web, gestori, nessuno più ci scommette. E pensare che solo sei mesi fa la super modella Gisele faceva i capricci e puntava i piedi perché voleva essere pagata solo in euro e non con gli insulsi dollari. Da allora è stato un rapido declino fino agli odierni livelli realizzando un bel -20% che rasserena solo gli esportatori europei. L’argomento dei detrattori è molto convincente: spese dissolute dei Paesi, programmi vacui di austerità, pericoli di sconvolgimenti sociali e rischio di frantumazione di una unione tenuta insieme con i cerotti ed asservita alle decisioni tedesche. Vedono scendere il tramonto su questi Paesi, Germania a parte, senza più industrie e tecnologia dove sarà bello andare in vacanza.
Dietro le dichiarazioni di facciata, i singoli Paesi restano con le proprie gatte da pelare. La Spagna vede aumentare ogni giorno i tassi che deve riconoscere affinché comprino i suoi titoli di Stato mentre la Banca centrale svizzera non sa più cosa fare per contenere il franco svizzero che viaggia sui massimi storici verso l’euro.
In luglio verranno pubblicati gli stress test effettuati su 25 grandi banche europee i cui risultati stanno creando grande preoccupazione alla luce anche di quello che riporta il bollettino della Bce: a maggio si è corso il rischio default di uno o due grandi gruppi bancari.
Quello che realmente sta succedendo è una manovra delle banche centrali per tentare di difendere l’euro mediante la riduzione dell’offerta di moneta, costringendo i Paesi a tagli della spesa pubblica, alla riduzione dei consumi, all’aumento della disoccupazione e dei fallimenti. Così la Grecia. Ora rischia la Spagna, praticamente espulsa dal mercato obbligazionario privato e costretta a buttarsi tra le braccia del Fondo Monetario che ha imposto misure di austerità impossibili come condizione per i prestiti piantando un altro chiodo nella bara per uscire dalla crisi.

MA LA CRISI NON ERA FINITA?
Bankitalia: bilancia pagamenti, deficit ad aprile a 3.844 miliardi di euro.


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