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Leucemia: nuovo farmaco riduce mortalità e progressione
L’Unità di Ricerca Clinica dell’ospedale San Gerardo di Monza, diretta da Carlo Gambacorti Passerini, sperimenta e scopre un nuovo farmaco per la cura dei pazienti con leucemia mieloide cronica
di Redazione
Nella seconda giornata del meeting della Società Americana di Ematologia (ASH), lunedì 6 dicembre a Orlando (USA), sono stati presentati dal professor Carlo Gambacorti Passerini i risultati di uno studio controllato, in cui il nuovo farmaco bosutinib è stato confrontato con imatinib (Glivec) come terapia di prima linea in pazienti affetti da Leucemia Mieloide Cronica (LMC). Imatinib ha cambiato la storia e la prognosi di questa malattia (per inciso il San Gerardo é stato uno dei centri che hanno contribuito al suo sviluppo nel 2000) e quindi era difficile aspettarsi un trattamento ancora più efficace.
Lo studio ha arruolato 502 pazienti in tutto il mondo, con un follow up di 14 mesi. Imatinib ha confermato la propria attività, inducendo remissioni citogenetiche (cioè la ricrescita del midollo osseo normale) nel 75% dei 252 pazienti che lo hanno ricevuto, contro 79% nel gruppo che ha ricevuto bosutinib. Tuttavia bosutinib ha ottenuto una diminuzione più profonda del numero di cellule leucemiche residue, con quasi metà (47%) dei pazienti trattati che hanno ottenuto una risposta molecolare maggiore (che significa la presenza di meno di una cellula leucemica su mille), rispetto a solo un terzo (32%) dei pazienti trattati con imatinib.
Di ancor maggiore rilevanza il dato sui pazienti morti a causa della leucemia, che sono passati dal 4% (imatinib) al 1% (bosutinib), e in quelli in cui la malattia è progredita, passati dal 10% (imatinib) al 2.8% (bosutinib).
«Questi dati fanno sperare che, data la più profonda diminuzione delle cellule leucemiche residue ottenuta con bosutinib, si possa giungere alla completa eradicazione della malattia (e quindi alla sospensione della terapia) in una frazione consistente di pazienti, cosa che invece non é possibile con imatinib», commenta Gambacorti Passerini. «È comunque prematuro dire se bosutinib soppianterà imatinib nella terapia di prima linea della malattia. Sono necessari dati di follow-up più lunghi e soprattutto una valutazione molto attenta del rapporto tra costi e benefici», conclude il professore.
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