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Lettere di speranza nascoste in bottiglia
Il conflitto arabo-israeliano raccontato ai ragazzi
di Redazione

Gerusalemme. Una giornata qualunque. Un attentato in un caffè: sei vittime, due giorni di tg, qualche supplemento nel week-end. Dopo una fugace speranza di pace, la Città Santa sembra tornare dritta all’inferno. Ma Tal, israeliana 17enne, figlia di convinti pacifisti, alla guerra non si rassegna: «Ho voglia di sapere chi sono, di cosa sono fatta. Cosa farà sì che la mia morte sia diversa da un’altra? Se pronunciassi questa frase davanti ai miei genitori, spalancherebbero gli occhi e mi direbbero gentilmente che ho bisogno di riposo. Dev’essere per questo che ho deciso di scrivere?». Vincitore del Prix Tam/Je bouquine 2005 e pubblicato in Italia da Giunti Editore, Una bottiglia nel mare di Gaza dell’autrice di letteratura per ragazzi Valérie Zenatti, comincia così: con una lettera, una bottiglia, e un po’ di speranza. La speranza che il messaggio seppellito fra la sabbia in riva al mare di Gaza raggiunga qualcuno “dell’altra parte”, una Tal palestinese, chissà, con i capelli lunghi, gli occhi nocciola e l’aria sognante, desiderosa come lei di raccontarsi al “nemico-amico” oltre la striscia. E, invece, a trovare la bottiglia è Naïm-Gazman: 20 anni, baffi neri, e gambe pelose. Poco male. Fra i due nasce un rapporto epistolare: spontaneo, ingenuo, a tratti conflittuale, mediato da decenni di ostilità. «Non so se posso dire di conoscere meglio il popolo palestinese, ammesso che abbia senso un’idea del genere, ma di sicuro ho conosciuto Naïm e siamo diventati amici». Se mai una pace sarà possibile, sembra dire l’autrice, non sarà una riconciliazione delle macrocategorie: avrà la forma fragile e reale dell’incontro fra individui, due ragazzi disorientati e un po’ idealisti, desiderosi di capire per capirsi.
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